Torno allo Starbooks e non mi sento particolarmente di buon umore. E no, non è colpa del Tarlo che si è magnato i nostri racconti.
Ho intravisto ieri la notizia sui social network del lancio di scrivo.me il portale di pop-publishing (?). Ora, io, visto le notizie che giravano da tempo, mi aspettavo che fosse un sito di self-publishing.
Leggo la descrizione del sito.
L’idea di base è questa: è esploso il self-publishing, tutti vogliono fare da soli. Quindi noi, che siamo competenti, mettiamo su un blog (questo è) con una serie di articoli che vogliono dare gli strumenti a chi vuole autopubblicarsi per fare meglio.
Ottimo, benissimo, applausi. Visto la roba che si vede in giro, menomale che scrivo.me c’è.
Il problema è quando vai a vedere i contenuti.
A parte che la home, a mio parere, è poco chiara. Troppe sezioni e troppe ramificazioni. Non si capisce a colpo d’occhio che cosa sia, sto sito. E non mi sembra una cosa da poco visto che proprio di buone pratiche di comunicazione si parla. Però vabbè, sono puntini sulle “i”.
A parte lo squallore totale di giustificare la presenza del selfpublishing, che di per sé non avrebbe bisogno di nessuna giustificazione, con articoli come questo. A me ricordano tanto le motivazioni degli editori a pagamento, cosa che non fa molto bene al self-publishing e soprattutto non dicono niente delle contingenze storiche e sociali dei tempi in cui Moravia ha fatto questa scelta. Però vabbè, qui di nuovo sono puntacazzismi miei.
A parte la ‘mappa dei generi’ (carina l’idea dal punto di vista grafico eh) che depreda allegramente wikipedia che, senza offesa, funziona benissimo quando ti devi fare un’idea di qualcosa. Ma se dei professionisti prendono come riferimento wikipedia, qualcosa non va. Io voglio sapere cosa pensano loro, cosa hanno da offrirmi in termini di competenze ed esperienza. Però mi rendo conto che anche questi sono dettagli.
A parte la ridondanza di alcuni post, che divulgano informazioni che puoi trovare tranquillamente altrove ma spiegate meglio. Va bene il fatto di costruire un portale con tutte le informazioni utili a disposizione degli utenti, ma non bisogna scrivere articoli tanto per occupare bit. A questo punto tanto valeva pensare ad un buon aggregatore.
Insomma, a parte tutto questo, mi chiedo che senso ha insegnare agli altri a sollevarsi dalla mediocrità del self-publishing quando tu, per primo, non curi né contenuti né forma di quello che offri.
P.S. Il primo che dice che è un sito Mondadori e Mondadori = merda lo inseguo con la scopa. NON vi fa diventare più fighi dire che [Casa editrice grossa] pubblica solo merda perché A) non è vero B) Non è che il giro dei sedicenti intellettuali vi guarderanno con più stima. Visto che venderebbero la loro mamma per pubblicare con loro.
About Carlotta Borasio
Ciao sono Carlotta e sono drogata di libri. Leggo, leggo in bagno, in tram, sul letto, in vacanza e per lavoro, sempre e ovunque. L’ho già detto che leggo? Collaboratrice della Las Vegas edizioni, barista allo Starbooks, navigatrice ben poco solitaria della Rete.