ROMA – Duplice problema per la scuola: da una lato professori sempre più anziani, dall’altro sempre meno posti per i professori precari. E, nel frattempo, invecchiano entrambi, sia quelli di ruolo dietro la cattedra in attesa di maturare i nuovi criteri per la pensione, sia quelli precari in attesa di una stabilizzazione che ritarda sempre più.
È questo l’effeto della riforma Fornero, che ha allungato l’età lavorativa per gli uomini e per le donne. Risultato? Le domande di pensionamento nella scuola si sono dimezzate: il turn over degli insegnanti si è ridotto del 50%. A questo punto, è l’allarme lanciato dai sindacati, sono a rischio anche tutte le assunzioni del concorsone-scuola bandito lo scorso autunno.
Stando ai dati sulle domande di pensionamentodiffusi dal Miur i docenti che andranno in pensione a settembre sono 10.009, la metà rispetto ai 21.112 dello scorso anno. Sono solo 3.343 le uscite di personale Ata, contro li 5.336 dell’anno precedente. Il maggior numero di pensionamenti poi è nelle scuole superiori: 3.187 domande. Seguono le scuole medie (2.439) e la materna (1.293).
La Flc Cgil punta il dito contro il Ministero dell’Istruzione, colpevole di aver rilasciato i dati sui pensionamenti in ritardo perché “non hanno avuto il coraggio di rivelare gli effetti disastrosi della riforma Fornero”. Questi numeri significano non solo meno assunzioni, secondo i sindacati, ma anche mettere a rischio le 11. 542 assunzioni del concorsone.
E poi, altro che nuovo concorso promesso per questa primavera dal ministro Profumo. Marcello Pacifico, presidente nazionale dell’Anife ha detto: “Questi dati aumentano il precariato, allontanano le nuove generazioni degli insegnanti e allontanano l’Italia dalla media Ocse”. Tra i più vistosi effetti della riforma Fornero c’è infatti quello di vedere inevitabilmente alzarsi l’età media del personale, mentre l’Ocse ci ha già stigmatizzati nel 2012 per essere tra i paesi con la classe docenti più anziana.