Si è concluso ieri con un sostanziale nulla di fatto l’incontro sulla riforma della scuola tra il ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Stefania Giannini, e i sindacati di categoria. Sono questi ultimi ad ammettere tutta la loro delusione e a confermare la mobilitazione promessa, “sciopero degli scrutini compreso”.
La protesta contro la “Buona Scuola”(adnkronos.com)
“E’ stato un incontro deludente – ha ammesso il segretario generale della Cisl Scuola, Francesco Scrima – con una netta chiusura da parte del ministro per quanto riguarda le questioni del precariato e delle prerogative dei dirigenti scolastici. Abbiamo registrato soltanto una piccola apertura per quanto riguarda la presenza di genitori e studenti nel meccanismo di valutazione dei docenti, ma il giudizio complessivo resta assolutamente negativo”. “L’incontro è andato esattamente come previsto, è stato di pura cortesia”, ha rincarato la dose il coordinatore nazionale della Gilda degli insegnanti, Rino Di Meglio. “Al momento – ha aggiunto Di Meglio – non c’è la possibilità di una mediazione tra il governo e i sindacati”. Anche per il segretario generale della Flc Cgil, Domenico Pantaleo, “non c’è stata alcuna risposta concreta, quindi continueremo la nostra battaglia anche con le manifestazioni che si terranno in tutto il Paese il prossimo 5 giugno. Questa riforma è inaccettabile, incostituzionale e non apporta alcun cambiamento vero nel mondo della scuola. Anzi, con questo provvedimento la scuola pubblica ritorna indietro, ad un modello autoritario”.
Di tutt’altro avviso, naturalmente, il ministro Giannini, che ha fatto appello al “senso di responsabilità” proprio dei sindacati e ribadito che “continua il confronto avviato dal governo sul disegno di legge ‘La Buona Scuola’” che “rappresenta un punto centrale dell’azione di questo governo. Noi – ha sottolineato – crediamo che il nostro provvedimento proponga un ribaltamento di paradigma perchè, a differenza del passato, non si effettuano tagli ma si stanziano fondi, si affronta il tema del precariato dando una risposta importante attraverso un piano di assunzioni straordinario e si ripristina quanto previsto dalla Costituzione con l’accesso all’insegnamento per via concorsuale”. Per il ministro, “l’impianto generale del disegno di legge va salvaguardato nel passaggio al Senato perchè autonomia, valutazione e merito per noi restano centrali”: sul tema della valutazione è però possibile “specificare ulteriormente i contenuti del testo per garantirne ancora di più l’oggettività”.
Il tema, caldissimo, continua in realtà a dividere e il premier è stato contestato a La Spezia mentre parlava al campo Limone a sostegno di Raffaella Paita: un gruppo di una decina di persone ha iniziato a scandire “scuola pubblica, scuola pubblica” e a fischiarlo. “Potete fischiare quanto vi pare, noi non siamo quelli che vanno a fischiare alle iniziative degli altri. Noi siamo il Pd”, ha replicato Renzi, sottolineando più tardi che “l’obiettivo della scuola non è quello di assumere tutti quelli che sperano” di entrare “ma quello di fornire un servizio ai cittadini”.
Una posizione che evidentemente non convince i parlamentari del Movimento 5 Stelle delle Commissioni Cultura di Camera e Senato, convinti che “al di la’ degli annunci la sostanza non è cambiata” e che “il governo sta andando avanti per la sua strada con l’arroganza e la miopia di sempre”. Di più: “governo e maggioranza da giorni millantano di voler ascoltare il mondo della scuola e apportare modifiche al ddl Istruzione, ma alla prima prova dei fatti hanno dimostrato che la loro è un’apertura solo di facciata, a uso e consumo elettorale in vista delle Regionali”. Ne sarebbero prova, sempre secondo i 5 Stelle, “le audizioni farsa che si terranno mercoledì e giovedì” a palazzo Madama. “Se il governo non #cambiaverso sulla scuola, noi raccoglieremo le firme per un referendum contro la ‘cattiva scuola’ di Renzi”, è l’annuncio via Twitter di Nichi Vendola, presidente di Sinistra Ecologia Liberta’. (AGI)