Leggo da più parti, che la colpa di quanto accaduto ieri alla Camera sarebbe da ascrivere tutta al Partito Democratico. Ora, di responsabilità il vertice del partito ne ha un centinaio e probabilmente anche qualcuna di più, su questo concordiamo tutti da sempre. Obiettivamente, tuttavia, in questa circostanza non vedo cosa potesse elaborare di meglio. Ha presentato una mozione di sfiducia al governo, l’ha votata in maniera compatta (molti oggi fingono di dimenticare che Calearo e Cesario sono fuoriusciti dal Pd ormai un anno e mezzo fa e prima di abbracciare Silvio, intascando il suo cospicuo assegno, sono passati per Rutelli) e l’ha vista respinta solo per tre (dico tre non trecento) voti di scarto. E allora? Dov’è la sconfitta che i vari Sofri, Mieli e Travaglio vanno predicando? Scusate tanto, ma io non la vedo. Per far cadere il governo, purtroppo, non basta la sola volontà dell’opposizione; c’è bisogno che la maggioranza si divida ed è esattamente quello che è accaduto (salvo poi essere soccorsa al novantaquattresimo da qualche zozzone da due soldi). Per cui, alla fine della fiera, se Fini non riesce neppure a tenere uniti trentacinque deputati in un partito nato da cinque minuti, se Di Pietro fa le liste caricando scempi ad ogni elezione, se c’è sempre qualcuno pronto a farsi comprare per un piatto di lenticchie, che cosa c’entra il Pd? Spiegatemelo, sono tutt’orecchi.
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