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Scusate, va bene, sì, vi parlo dei Sorry Ok Yes

Creato il 13 febbraio 2012 da Postscriptum

Scusate, va bene, sì, vi parlo dei Sorry Ok Yes

Il duo milanese dei Sorry Ok Yes è una delle più belle realtà del rock italiano e della scena underground, vale a dire dei pub di periferia, magari a cui si accede da un sottoscala poco evidente, e dai locali fumosi che fanno tanto Londra 1970.
Davide Materazzi e Simone Ferrari sono però italianissimi e dal 2007 portano avanti questo progetto musicale che sta dando lustro alla musica italiana indipendente: il loro stile, voce, chitarra e batteria ricorda molto da vicino i Black Keys ma il sound è più duro, più marcato e molto più hard rock rispetto al duo americano. Basta ascoltare i primi passaggi di Self-reliant, primo brano dell’album di debutto Rubberized (2010) per accorgersi con chi si ha a che fare.

Di solito basta poco a guastare un così bel progetto, basta solo una critica particolarmente asservita e sproporzionata per far cadere dalla torre i ragazzi, quindi sul tabellino dei punti dei Sorry Ok Yes possiamo anche segnare un punto a loro favore per non essersi smontati dopo che il critico musicale Dany Sloan li aveva etichettati come “I Kinks del XXI secolo“. Un ottimo modo per sbagliare una recensione visto che, si il sound ricorda un po lo storico gruppo inglese, ma niente potrebbe essere più diverso dalla band di Ray Davies del duo milanese.
Infatti se What Is Your Name evoca delle atmosfere molto Swinging London, lo stesso non può dirsi per No Reason To Be True dove il rimescolio di schitarrate e colpi di batteria ci consegna un’immaginario meno aristocratico e un po più cafone (nel senso buono): se chiudete gli occhi mentre ascoltate il brano sembra quasi di essere in un pub con una bella pinta di birra in mano a saltellare e cantare. Questo pub però si trova a Milano.

Piuttosto direi che il sound dei Sorry Ok Yes fa molto America, l’America dei Kings Of Leon di Youth and Young Manhood, suoni aspri con spruzzi di hard rock, blues e garage rock per orecchie vogliose di sonorità rock, siano esse contaminate dalla cultura indie.
Indie per cui (citando il titolo di una rubrica di Rolling Stone Italia) vi invito ad ascoltare Prime Time Idiocy e Sixteens.

Sperando di avervi incuriosito riguardo questa band che io trovo parecchio interessante (date un’occhiata alla sezione link alla fine del post) vi faccio vedere il video di So, il nuovo brano dei Sorry OK Yes

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