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Se avessi soltanto un briciolo di pudore

Creato il 04 febbraio 2012 da Lucas

«Quindinon sono rinsavito. Non rinsavirò mai, è questo che mi tormenta. Ese per di più apro il pacco davanti a testimoni, come ora stofacendo, se spacchetto queste frasi rozze e brutali, e molto spessoaddirittura sentimentali e banali, con una noncuranza che com'èovvio è maggiore di quella che uso per qualsiasi altra frase, ciòsignifica che non ho pudore, che non ho un briciolo di pudore. Seavessi anche soltanto un briciolo di pudore, non potrei scrivereaffatto, scrive soltanto chi è spudorato, solo chi è spudorato èin grado di impacchettare le frasi e di spacchettarle e di scriverledi getto, l'autenticità appartiene soltanto a chi è massimamentespudorato.»
Thomas Bernhard, Ilfreddo, Adelphi, Milano 1991,traduzione Anna Ruchat (pag. 53).
Cipensava anche Lucas, prima, davanti allo specchio mentre si faceva labarba e poi mentre faceva le sua solita scarsa serie di flessionialla Michelle Obama (arriva anche lui a 25, ma poi le moltiplica perquattro, riprendendo fiato). Lucas pensava a quanto anch'egli sisenta spudorato,perché quello che pensa subito lo impacchetta per vederlo scritto, elo pubblica – considerata la facilità oggi di pubblicare –,giacché se fosse solo per affidare quanto scrive alle pagine di unquaderno non scriverebbe; almeno: non scriverebbe più, lo ha giàfatto, non è servito a niente se non a vedere la sua grafiatrasformarsi nel tempo e assumere quella degli psicolabili chescrivono a onda, su e giù senza capirci un cazzo poi di quello chec'è scritto, onde cerebrali di un auto-encefalogramma tipico deiviaggiatori da tavolino. Non c'è niente da fare: Lucas cerca unpubblico, poco o tanto, uno o cento, anche solo meche sono suo complice. Vedersi qui pubblicato nellostesso istante in cui ritiene di avere detto tutto di quella cosa lì.Non potrebbe, Lucas, scrivere nell'attesa di essere pubblicato daaltri. Di ogni parola sente l'urgenza – e qui sta la suaspudoratezza. Egli impacchetta frasi scritte di getto affinchéqualcuno le spacchetti e verifichi se sono autentiche frasi che lorappresentano. C'è sempre questo ionoioso di mezzo che necessità di autostima, di vanagloria, di uncertificato di esistenza. Lucas va spesso all'anagrafe, infatti, perrichiedere certificati di nascita che attestino che quelloche vive è proprio lui e non unaltro, nato quel giorno di quel mese di un certo anno. Dentro uncassetto egli colleziona lo stesso numero di certificati di quantisono i suoi anni. Siccome ha iniziato tardi la collezione, lasignora dell'anagrafe – non comprendendo tutta quella serie dirichiesta di certificati in un così breve periodo di tempo – tuttele volte che lo vede si mette a ridere dalla disperazione. Gentile,ha avuto un bel daffare nello spiegargli che con leautocertificazioni tutti questi fogli nonservono. Ma lui non si fida di se stesso, vuole carta bollata e untimbro sul foglio. Lucas teme le autocertificazioni: potrebbe, conesse, essere tentato di assumere un'altra identità, inventarsi unnome o, addirittura, copiare l'identità di un altro che non ha maiavuto problemi esistenziali, che si alza al mattino e pensa a qualesia il modo migliore per fregare gli altri. Lucas invece no. Lucas almattino si alza e pensa a quale sia il modo migliore per liberarsidel pudore. «Scrivere», risponde.

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