Quante volte abbiamo ammesso che la validità di una ricerca è tale fino a prova contraria? E’ proprio questo il caso dello studio presentato durante il congresso del’ESC (European Society of Cardiology) e condotto dai ricercatori dell’Ospedale di San Daniele del Friuli di Udine. Tempo fa una ricerca portata avanti dall’Harvard University’s School of Public Health era riuscita a dimostrare il ruolo benefico del caffè nella riduzione della patologia diabetica confermando una diminuzione dell’11% dei casi.
Il nuovo studio italiano, invece, afferma l’esatto contrario evidenziando una tesi completamente differente da quella preventivata dal team di ricerca americano. Il professor Lucio Mos ha coinvolto nella sua ricerca più di 600 pazienti di età compresa tra i 18 e i 59 anni che hanno preso parte al progetto HARVEST (Hypertension and Ambulatory Recording Venetia Study). I partecipanti erano tutti abituali consumatori di caffè, in alcuni casi responsabili di un consumo eccessivo giornaliero (il 13% del campione beveva più di tre tazzine al giorno), soggetti ipertesi o comunque già predisposti geneticamente alla malattia. Confrontando i valori relativi all’enzima responsabile dell’assimilazione della caffeina nell’organismo, i ricercatori hanno potuto verificare una lenta metabolizzazione della bevanda nel 58% dei partecipanti alla ricerca ed un successivo incremento di glucosio nel sangue. Una simile condizione, secondo i ricercatori, è favorevole per l’insorgenza di situazioni patologiche definendo, nei forti bevitori, un 34% di rischio in più di incorrere nella malattia.
- Ricerca di: Ospedale di San Daniele del Friuli di Udine
- Conclusione: Un consumo eccessivo di caffè condiziona la metabolizzazione della bevanda inducendo un aumento di glucosio nel sangue