Magazine Diario personale

Se diventassimo dei tedeschi qualunque

Creato il 05 marzo 2012 da Albino

Oggi ho avuto a che fare con questo tipo nordeuropeo, diciamo olandese, esperto in sicurezza. Parla con un’altra tipa di human errors, e cita il naufragio della Costa Concordia, frutto a suo avviso della cultura italiana del pressapochismo e della sottovalutazione sistematica dei rischi, dovuta a suo dire alla cultura del machismo imperante in Italia. Insomma, sembra che questo "esperto" proprio non rieasca a togliersi dalla testa il classico stereotipo che identifica l’italiano come un terruncello in canotta e occhiale a specchio, capelllo nero impomatato, vespa senza casco mentre cerca di abbordare ad alta voce le tipe che passano per strada.

Io a sentire quelle frasi mi sarei quasi quasi intromesso, ricordandogli magari che dopo il Giappone l’Italia ha la seconda rete ferroviaria piu’ sicura al mondo (sebbene sgangerata). O magari ricordandogli che uno dei market leader nella produzione di elicotteri e’ italiano, e se vendiamo gli elicotteri in giro per il mondo magari di sicurezza qualcosa ne sappiamo anche noi. O magari avrei potuto buttarla in rissa, dal basso della mia italianita’ di buono a nulla, chiedendogli quand’e’ che una macchina olandese ha vinto l’ultimo campionato di F1. Cosi’, tanto per sapere. O l’ultimo mondiale di rally, o mondiale motogp.

Invece mi sono morso la lingua e non ho risposto. Anche se sapeva che sentivo e sapevo che si aspettava una reazione, visto che parlava di fronte a un italiano che e’ la cosa piu’ lontana al mondo rispetto allo stereotipo che aveva presentato lui.

Non ho reagito perche’ in fondo, beh… ha ragione lui. Siamo cosi’, noi italiani. una parte di noi, di ognuno di noi, grande o piccola che sia, e’ cosi’. E’ vero: l’italiano che descrive lui esiste e si comporta esattamente cosi’. Ma allo stesso tempo, c’e’ anche l’italiano che e’ meccanico della ferrari, o ingegnere nella multinazionale. C’e’ l’italiano che sbaglia i congiuntivi, e contemporaneamente abbiamo l’azzeccagarbugli di professione. Abbiamo inventato il diritto e siamo la nazione sviluppata che infrange di piu’ la legge. Abbiamo i mafiosi e i martiri di mafia. Abbiamo il nobile con la erre moscia che non ha mai lavorato un giorno in vita sua ridotto a vendersi i quadri di famiglia per ripagarsi i debiti, e il miliardario veneto con la quinta elementare che ci ficca la bestemmia una parola si e una no, lavora 87 ore la settimana solo di straordinario ed e’ andato in vacanza l’ultima volta nel 1982.

Abbiamo l’operaio siciliano che si fa un culo cosi’ e gli chiudono la fabbrica, e il dipendente pubblico lombardo che si fa timbrare il cartellino a scrocco dai colleghi ma poi vota lega perche’ secondo lui Roma e’ ladrona. Perche’ in Italia siamo cosi’: genio e merda, Ferrari e mafia, eccellenza e plebe, architettura e abusivismo, l’Opera di Verdi e Gigi d’Alessio. Abbiamo una nazionale di calcio che tutti criticano (noi per primi) e che nessuno rispetta, ma le sue belle quattro coppe del mondo in bacheca ce le ha, e tutti noi sappiamo che non saranno certo le ultime che portiamo a casa. Gli olandesi sono sempre visti come quelli che fanno il bel calcio, mentre noi siamo i catenacciari… pero’ poi la coppa l’alziamo noi, e loro sucano.

Siamo bravi a parlare, noi Italiani. Quello si. Abbiamo le caste e le lotte interne, i dibattiti in TV e i giornali di partito. La vita in Italia e’ un’eterna lotta tra il bene e il male, con bene e male che si scambiano le parti di continuo. Abbiamo milanisti di sinistra che maledicono le leggi ad personam ma tirano un sospiro di sollievo ogni volta che Berlusconi viene prescritto, perche’ sanno bene che il giorno in cui smette di staccare l’assegnino a fine anno il Milan finisce in B senza passare dal Via. Abbiamo Peppone e Don Camillo: un esercito di chiesaroli che pontifica per tutti contro l’uso del preservativo, ma poi quando gli capita vallo a sapere quante sono quelle che vanno ad abortire in segreto. Dall’altra parte la moltitudine degli atei e degli agnostici, e vallo a sapere quanti di questi sul letto di morte chiameranno il prete per dirgli che ci han ripensato, che in fondo si scherzava, che mi raccomando padre ci metta una buona parola per me.

E io che credevo di essere in una societa’ multiculturale, qui in Australia. Perche’ certo, qui ci sono i cinesi e gli indiani, gli italiani e i greci, gli aborigeni e gli ex-galeotti britannici. Tutti sotto le stesse regole, tutti piatti e uniformi come giapponesi che saltano la corda. Ma in Italia… ci sono gli italiani: piu’ multiculturali di cosi’! C’e’ la regola e il caos, l’eccellenza e il paraculo, il Bravo e il Fortunato, Fantozzi e il visconte Cobram, Schettino con la moldava in cabina e la scialuppa pronta mentre dall’altra parte riempiamo il pianeta di cervelli in fuga. Il tamarro in scooter che abborda le tipe e il Montessori usato in ogni paese come metodo d’educazione.

Cosa c’e’ di piu’ multiculurale di questo? E cosa puoi dire a un olandese se non che ha ragione, che siamo cosi’, o che per lo meno lo e’ una delle nostre mille facce? Ma guai a toccarcela, questa faccia, perche’ se la perdessimo potremmo perfino rischiare di non essere piu’ noi, di perdere il nostro genio, la nostra imprevedibilita’, e magari trasformarci – vuoi mai! – in tedeschi qualunque.


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