“Troppo comodo, cari lettori. Troppo comodo”. Finisce così l’editoriale di Enrico Borra su La Meta di questa settimana. Prima, all’inizio se la prende con i blogger. Cito:
La voce che circola da qualche settimana riguardo la nuova candidatura di Giancarlo Dondi ha già creato qualche reazione scomposta e indignata, ovviamente strisciante e silenziosa, nel più classico stile del rugby italiano. A muoversi per primi sono stati i bloggers (che sono spesso e volentieri emanazioni di altri personaggi ben più “forti”), poi qualche ex federale e, infine, i tanti critici “a prescindere” dell’attuale presidente. Quello che stupisce sempre è che si punti il dito sull’attuale presidente e mai, e dico mai, sui tanti critici che, puntualmente, gonfiano il petto in tempi “comodi”, solo per svanire con l’avvicinarsi delle elezioni (ovvero quando la faccia bisogna mettercela davvero). Si sa, lo sport preferito del nostro Paese è lo “sputtanamento”, e l’invidia, altro tipico sentimento italico, non è che l’innesco di un criticismo bieco e interessato.
All’articolo ha già risposto anche Duccio Fumero di Rugby 1823. Potrei fermarmi a quello che scrive lui, che sottoscrivo al 100%. Perché alla fine i blog di rugby non sono tanti, quindi fare nomi e cognomi sarebbe stato corretto e pure molto semplice. Sparare nel mucchio (nel mucchietto, vista l’esiguità numerica) non è bello. Comunque.
Io quindi sarei una emanazione altrui. Farei quello che faccio – a gratis e “spendendo” un sacco del mio tempo – per fare un piacere a qualcun altro. L’idea che uno possa avere delle opinioni – condivisibili o meno, ma pur sempre opinioni – non è presa in considerazione. No, sono/sarei una emanazione altrui.
Però potrei pensare lo stesso di te, Enrico: alla fine hai una posizione e la difendi, legittimamente. Eppure non ho mai scritto che tu possa essere una emanazione altrui. Ritengo che se uno ha un’idea, una opinione e la sostenga lo faccia non per tornaconti personali. Soldi o che.
Se volessi un tornaconto potrei per esempio dar vita a una campagna con i miei colleghi blogger per poter usufruire anche noi dei contributi federali su cui può contare la carta stampata. Alla fine chi rende possibile la fruizione di un articolo del “Gazzettino”, de “La Tribuna” o anche di “La Meta” in ogni angolo d’Italia? Svolgiamo una sorta di servizio pubblico, anche se poi veniamo trattati spesso con sufficienza da parte della stampa “alta”, quella “importante”. E poi, chi segue giorno per giorno quanto avviene nel nostro movimento? Prova a pensare al rugby italiano senza i vari blogger, cosa rimane? Quotidiani nazionali che se ne occupano in maniera spot e molto limitata, quotidiani locali che per loro stessa natura non vanno oltre ristretti ambiti territoriali. Settimanali come il tuo che nonostante l’enorme impegno ha difficoltà di distribuzione (ovvio, non per colpa tua, e ci mancherebbe!): in una città grande come Milano La Meta arriva solo in qualche edicola. Noi blogger copriamo, cerchiamo di farlo, un buco enorme.
No, caro Enrico, non sono emanazione di nessuno. Il fatto di ospitare gli interventi di Vittorio Munari non fa di me un suo maggiordomo. Mi chiedo anzi, da collega a collega, quale testata che si occupa di rugby non vorrebbe averlo tra i suoi collaboratori o editorialisti. Io ho questa fortuna. Rivendico anche la mia amicizia con Vittorio, ma – ti parrà strano – questa cosa non intralcia il mio lavoro, che continua a seguire strade che solo io decido. E sempre senza averne un tornaconto. Però, ora che mi ci fai pensare, potrei chiedergli una maglia del Benetton Rugby, almeno quella. Oppure una canottiera.