Magazine Cultura

Se i libri si vendono al prezzo di panini

Creato il 28 luglio 2013 da Sulromanzo

Autore: Emiliano Zappalà

Panino

Un buon lettore deve tenere sempre un occhio sul mercato editoriale. E non si tratta solo di sapere quali sono i titoli in uscita, o di conoscere le tematiche più in voga o gli autori che tirano di più. Si tratta soprattutto di essere al corrente delle strategie, delle trovate e delle iniziative editoriali in atto in ogni momento della stagione. Ai lettori attenti e informati probabilmente non sarà sfuggito, negli ultimi mesi, l’interessante fenomeno che ha travolto il mercato del libro. Basta dare un’occhiata alle classifiche per prenderne coscienza. Basta prendere in esame per esempio l’inserto La Lettura di domenica 14 giugno (ma potremmo sfogliare un qualsiasi altro inserto, anche delle settimane precedenti, cambierebbe poco, anzi nulla) per notare come, in ogni categoria - narrativa straniera in particolare -, tra i 20 titoli più venduti si sia registrato un netto monopolio della Newton Compton (in narrativa straniera sono 13 titoli su 20). Numeri importanti.

L’ultima trovata della casa editrice fondata da Vittorio Avanzini, che da anni si contraddistingue per i costi contenuti e l’alto “appeal commerciale” dei suoi volumi, è stata infatti di far crollare, o addirittura implodere, i prezzi di copertina, portandoli al limite probabilmente estremo di 0,99 euro. Addirittura sotto la soglia psicologica di 1 euro. Testi che, forse per la prima volta nella storia, vengono utilizzati nella grande distribuzione (supermercati, autogrill, grandi magazzini) in cambio del resto, dai cassieri a corto di spiccioli; un libro al posto delle tradizionali caramelle per i bambini.

Da una prima, popolare, semplicistica e poco scientifica indagine, viene messo subito in risalto il parere generalmente favorevole riservato a un tipo di operazione commerciale così forte. Le argomentazioni sono le solite; i prezzi dell’editoria che sono diventati ormai troppo alti, la cultura che dovrebbe essere gratuita o quasi, i libri che hanno assunto nuovamente lo status di beni di lusso, soltanto per pochi. Venderli al costo di un ghiacciolo allora può senz’altro stimolare la gente all’acquisto e può avvicinarla al mondo della lettura e della cultura in senso più ampio. Pur non negando il fondo di verità che c’è in queste affermazioni, chi scrive tende comunque a pensare che un’operazione di questo tipo sia interessata a stimolare la diffusione della cultura allo stesso modo in cui la McDonald’s è impegnata in una lotta per debellare la fame nel mondo.

Non bisogna rinunciare invece a fare alcune considerazioni, anche se apparentemente pruriginose. Il primo ordine di riflessioni si concentra sui meccanismi di produzione del libro stesso. Il libro, al pari di un album musicale, è in questo senso un prodotto particolare, che richiede una catena di montaggio assolutamente peculiare. Ci sono le spese per la realizzazione dell’oggetto in sé (carta, stampa, rilegatura, copertina cartonata) che riguardano il valore materiale del prodotto e ci sono le spese che riguardano invece l’allestimento editoriale, ovvero i processi che determinano il suo valore immateriale (editing, revisioni, grafica, impaginazione) – e stiamo tralasciando la distribuzione, la promozione, il marketing. È in base a questo lavoro che possiamo distinguere un libro buono da uno scadente. È la cura nei dettagli che gli attribuisce una qualità che sta ben oltre la sua fisicità tattile. Un valore non quantificabile in termini numerici. È per questo che il costo di produzione materiale incide solo in minima parte sul prezzo di copertina di un libro, a volte meno del 10 per cento; il resto delle spese risiede nel lavoro svolto dalla casa editrice per perfezionarlo, correggerlo, allestirlo.

Ed ecco che arriva allora il secondo ordine di riflessioni. Tenuto presente di quanto la coperta sia corta, un abbattimento così notevole del prezzo di copertina non comporta, per la casa editrice, un risparmio su carta e stampa, ma su tutto il resto, cioè su tutto il lavoro che sta a monte. E non c’è bisogno di essere geni in matematica per intuire che questo dovrà essere drastico anche nel caso di migliaia di copie vendute. Basta tenere presente che del totale del prezzo di copertina una percentuale va all’autore (o al traduttore), una percentuale al rivenditore, una alla distribuzione, e solo una fetta più piccola della torta andrà alla casa editrice, che, con quella stessa fetta, dovrà pagare impaginatori, grafici, editor e correttori di bozze. È facile intuire dunque che con 20 centesimi di guadagno lordo a copia (se va bene), non basterebbero 300.000 copie venute a volume per prevedere retribuzioni adeguate.

E arriva infine il terzo ordine di riflessioni. Che vanno fatte anche a costo di apparire dei vecchi tromboni, distanti dalla logica che riconosce al mercato le sue leggi e che fa sì che quelle stesse leggi valgano per tutto e allo stesso modo. Quando si compra un libro infatti, non si acquista solo un prodotto da depositare su uno scaffale o da consumare velocemente. Quando si compra un libro, si acquista anche il segmento di esistenza percorso dall’autore per concepirlo e realizzarlo, si acquistano lo studio e le ricerche, si acquistano i rischi di chi ha deciso di investirci su del denaro, le sofferenze, la fatica. Si acquista insomma tutto un pezzo di universo. Si acquista uno sforzo e soprattutto, si acquista un diritto; il diritto ad entrare in un mondo che non è il nostro, dentro una vita che non è la nostra, all’interno di conoscenze che non sono le nostre. È per questo che la lettura di un libro affascinante non finisce mai dopo l’ultima pagina, ma dura per sempre. È per questo che un libro letto può cambiarci la vita. Ma per mantenere questo diritto e questo privilegio bisogna lasciare che gli scrittori abbiano il tempo di dar voce ai loro pensieri, che i traduttori trovino, tra tutte le parole del mondo, quell’unica e sola che può provare a rendere il significato dell’originale, che gli editor studino le strategie corrette per consentire a un autore di dire esattamente la cosa che voleva dire. Comprare un libro significa quindi, in ultima analisi, romanticamente, partecipare a qualcosa di molto più grande di una semplice transazione commerciale, significa partecipare a un miracolo straordinario e a volte irripetibile. Significa, in piccola parte, finanziare un sogno.

Pertanto il tentativo di promuovere e diffondere la cultura e la letteratura non richiede soltanto un lavoro svolto in orizzontale, ma necessita di uno sforzo di discesa verticale, una penetrazione della e nella resistenza opposta dalla distrazione quotidiana. Non basta entrare nel maggior numero possibile di case (come fa ad esempio la televisione), bisogna arrivarci nel mondo giusto, con la giusta potenza dirompente. Perché, a volte, per fare passare un messaggio c’è solo una possibilità; non servono un milione di tentativi, ne basta uno solo, preparato nel modo corretto.

E allora chi scrive non può non intravedere nella svendita dei libri, a un prezzo che diventa quasi simbolico, un gesto immorale, lontano dall’etica che dovrebbe contraddistinguere la fede e la fiducia covata da chi svolge il lavoro editoriale. È per questo che ci sentiamo in dovere di dire una cosa. E la diciamo pur sapendo che una casa editrice opera all’interno del mercato, con le sue leggi spietate. La diciamo essendo coscienti di quanto e come un editore abbia il sacrosanto diritto di provare a tirare avanti, a spese degli altri. La diciamo rispettando le scelte commerciali e chi le ha fatte, nel pieno della sua astuzia manageriale e dei suoi obblighi di imprenditore. Ma la diciamo lo stesso; se siamo davvero arrivati al punto in cui per vendere i libri è necessario trattarli come se fossero dei panini da fast-food, possiamo anche rassegnarci tutti, perché significa che stiamo già con un piede piantato ben oltre il baratro.

 

Ndr: Di recente, l'inserto La lettura ha predisposto una sezione separata per i libri che espongono un prezzo di copertina inferiore ai 3 euro, intitolata Low Cost.

 


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :

Da Eldorado Laido
Inviato il 08 agosto a 13:16

già, che spreco 99 centesimi per opere facilmente reperibili gratuitamente presso le biblioteche.

quando è che chiederete di chiudere le biblioteche?