Domenica si è votato a Berlino, che oltre ad essere la capitale tedesca è anche un Land (una specie di città stato), governata da un suo parlamento. La vera sorpresa di queste elezioni non è arrivata dalla scontata riconferma del sindaco Wowereit e del suo partito, la SPD (centro-sinistra), che nonostante una sensibile perdita di voti (-2,5%) si riconferma il primo partito della città con il 28,3% dei consensi, nè dall’annunciato successo dei Verdi (17,6%, +4,5%), che diventeranno il prossimo partner di coalizione sostituendo la Linke (sinistra), a meno che i socialisti berlinesi non pensino bene di riproporre la vecchia idea di “grande coalizione” con la CDU (centro-destra) della cancelliera Merkel. Neppure la gradita scomparsa dal panorama politico berlinese dei liberali, antieuropeisti e conservatori dell’ FDP ha stupito più di tanto: questi sono risultati che ricalcano l’andazzo generale della recente vita politica tedesca.
La vera sorpresa è l’incredibile 8,9% che il partito dei “pirati” (Piratenpartei) ha conseguito, sfondando la soglia del 5% che è necessaria per essere ammessi al parlamento cittadino. Nessuno se lo aspettava, anche perchè i pirati hanno fatto campagna elettorale (costo totale: circa 25 000€, un’inezia) quasi esclusivamente sul web e nei social network, a parte qualche cartellone che diceva ai lettori di non fidarsi degli slogan elettorali, invitandoli a trovare le informazioni su internet.
Questo partito è composto quasi esclusivamente da ragazzi di età inferiore ai 35 anni, con una buona istruzione e simpatie politche che si dice siano più vicine al centro-destra che non al centro-sinistra.
Se però si guarda al loro scarno programma, si leggono questi punti fondamentali: fine di ogni limitazione che abbia a che fare col copyright su internet (qui in Germania il controllo è molto severo, e fioccano multe per download illegali); trasporti pubblici gratis; antifascismo; liberalizzazione delle droghe leggere; diritto di voto per ogni persona che sia domiciliata a Berlino, indipendentemente dalla nazionalità; reddito minimo garantito per tutti.
Sebbene questa apparente contraddizione tra la provenienza politica e le proposte possa stupire, in realtà mi sembra che sia un buon esempio dell’aria che si respira tra i ragazzi berlinesi: in una città dove di ideologie non si vuol più sentir parlare, i giovani rispondo alla crisi con proposte democratiche ed egualitarie, che magari sembrano un pò radical-chic e ingenuamente utopiche, oltre che difficilmente appicabili nell’attuale sistema politico ed ecomonico, ma che tutto sommato fanno ben sperare. Se nella capitale del paese che ha in mano il destino dell’unione europea i ragazzi vogliono una società più libera, più aperta e più democratica, forse c’è uno spiraglio per il futuro, anche se la nuova e più violenta crisi che si sta abbattendo sull’economia mondiale lascia poche speranze ad aperture democratiche, che i governi europei stanno affossando in nome di una politica del rigore, fortemente sponsorizzata dall’unione europea stessa, che rende i poveri sempre più poveri e i ricchi sempre più ricchi.