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Se il falco pellegrino prende casa a Venezia

Da Ghezzo Claudio @GhezzoClaudio

Se il falco pellegrino prende casa a VeneziaAnche il falco pellegrino ha preso casa a Venezia, e potrebbe aver scelto una delle dimore più nobili – il campanile di San Marco – per il suo nido. E a fargli compagnia, in una città storica che si sta dimostrando piuttosto amica degli uccelli, il gheppio, l’assiolo, il colombaccio, la gazza e altre specie che hanno scelto la città storica in questi ultimi anni. Ma anche i parchi di Mestre, a partire da quello di San Giuliano, l’area industriale di Marghera, i litorali e le barene si stanno dimostrando habitat graditi da numerosi tipi di volatili.
Sono 104 le specie nidificanti che il primo atlante degli uccelli del Comune di Venezia, per il quale si è appena conclusa la raccolta dei dati, ha censito. E altre 134 specie sono le specie migratorie, che nel Veneziano hanno passato l’inverno.
Ottanta persone hanno condotto la ricerca. Il gruppo di lavoro coordinato da Mauro Bon, responsabile del Museo di Storia naturale, nonché da Cecilia Soldatini, Massimo Semenzato ed Emanuele Stival, ha scrutato per quasi quattro anni il territorio vasto e quanto mai vario del Comune.
Così, per la prima volta – finora lo si era fatto solo a livello provinciale – si sta stendendo una mappa precisa della presenza di volatili, sia nidificanti che di passaggio. Ottanta persone, a vario titolo, hanno partecipato con passione, dedicando moltissime ore gratuitamente a questa indagine. Questo ha permesso una “lettura” nel dettaglio del territorio, suddiviso in quadrati di un chilometro di lato, affidati ciascuno ad un rilevatore.
Ma, in alcune zone, si è affinato ancora di più il livello della ricerca e – caso unico in Italia – si è arrivati a scandagliare frazioni di 500 metri di lato.
Una volta lo si è fatto in inverno, per vedere quali specie soggiornano solo per la stagione fredda, e una volta in primavera, per conoscere gli uccelli che invece hanno scelto Venezia per riprodursi. Così, dal 2008 ad oggi, si è censita l’avifauna comunale.
Venezia, «mosaico ambientale d’eccezione». D’altronde ne valeva la pena: «Come area urbana – spiega Mauro Bon – Venezia è la zona forse più interessante del mondo, perché sono compresenti una città storica, i lidi, le isole, la campagna, una zona industriale, un porto e un aeroporto. Cioè una diversità di ambienti che non si trova da altre parti, un mosaico ambientale eccezionale. E infatti i risultati sono molto buoni». Molto buoni significa che la diversità è notevole: i numeri lo mostrano.
La laguna è la zona più importante, soprattutto d’inverno, quando vi si fermano migliaia di uccelli migratori: «La laguna ha una sua peculiarità a livello nazionale – prosegue Bon – che rende il nostro territorio unico. Esistono aree comparabili – le lagune di Marano e Grado, quella di Caorle, ma anche quella di Orbetello sul Tirreno, o il delta del Po – ma Venezia è superiore per numero e varietà di uccelli svernanti».
Boom di uccelli nelle barene artificali. Certo, le situazioni sono diversificate: le valli da pesca sono spesso popolarissime, ma questo dipende soprattutto dal fatto che gli uccelli vengono alimentati dai gestori della valle per poi poterli cacciare.
Ma anche le barene sono un ambiente ricco e diversificato: quelle artificali, ricostruite in questi anni dal Magistrato alle Acque tramite il Consorzio Venezia Nuova, si stanno vieppiù popolando, mentre quelle naturali sono in difficoltà e i volatili nidificanti si diradano. Perché? «Forse perché quelle ricostruite sono un po’ più stabili, più alte, e quindi danno sicurezza agli uccelli. Con le alte maree eccezionali, che coprono più facilmente le barene naturali, parecchi uccelli hanno perso le nidiate. Ma una spiegazione completa del fenomeno è ancora da dare».
Ma è la città il luogo dove le specie aumentano a vista d’occhio. Nel parco di San Giuliano, per esempio, Emanuele Stival, uno fra i più appassionati ornitologi veneziani, è arrivato a censire 150 specie, tra nidificanti e svernanti. Ma anche al parco della Bissuola i conti sono in positivo.
Venezia, città di gheppi e rondoni. E della Venezia d’acqua si diceva all’inizio: gli esempi più eclatanti sono quelli della coppia di falchi pellegrini, che si sospetta nidifichino in qualche pertugio del “paron de casa”, e dei gheppi: «Dieci anni fa – chiarisce Mauro Bon – il gheppio, il falchetto delle campagne, a Venezia non c’era; oggi ce ne sono alcune coppie, una delle quali nidifica certamente nel campanile dei Frari, mentre altre hanno realizzato il nido nelle case più alte».
Ma anche il colombaccio – prosegue il direttore del Museo di Storia naturale – vent’anni fa era raro e adesso è comunissimo, e la gazza, entrata da non molti anni in città, vi nidifica. E il rondone, che in altre città è raro, da noi è presente in buon numero.
Così, in ciascuno dei cinque-sei giardini pubblici della città è possibile riconoscere almeno dieci-dodici specie, dalla cinciarella al verdone, dai fringuelli ai merli, dalle tortore alle capinere, per arrivare a quel piccolo gufo che è l’assiolo che, per il suo verso lamentoso, i veneziani chiamano “chiu”.
Il perché di questa buona presenza e diversità di avifauna non è chiaro: «In parte lo si spiega con il fatto che gli uccelli si muovono molto e quando le popolazioni, a livello europeo, hanno degli andamenti positivi, l’onda lunga del boom arriva anche da noi. Questo vale certamente per i cormorani. Poi c’è la minor pressione venatoria e la magghiore sensibilità da parte dell’uomo.
Mille fenicotteri insieme. Sta di fatto che il gheppio, per esempio, vent’anni fa non c’era neanche nelle campagne veneziane e il fenicottero non esisteva da noi; adesso basta andare in valle Dogà e se ne possono vedere anche mille esemplari insieme. E la beccaccia di mare, che si era estinta negli anni ’50, adesso è tornata».
Ma la campagna soffre. Il territorio comunale veneziano nuovo paradiso degli uccelli? Le note sono in gran parte positive, ma qualche situazione difficile c’è. La principale riguarda la campagna, che nel territorio comunale (e dintorni) ha preso un volto completamente diverso da un tempo, con conseguenze pesanti per gli uccelli. Spiega Bon: «La campagna a mosaico, quella a gestione tradizionale, con alberature, fossati, spazi erbosi, diversità di colture in spazi contenuti, sta sparendo. E con essa le specie che vi abitavano: la verla piccola, un piccolo passeriforme predatore, molto legata alla campagna alberata, con il salice, il cespuglio, il piccolo vigneto…, è in forte declino. Ma questo vale anche per il saltimpalo, le allodole, le quaglie…».
Introvabile pendolino… E c’è anche chi, probabilmente, si è estinto: «Il basettino non si vede più. È una specie di canneto, molto colorata. Ma anche il pendolino, che fa il nido pendente dai salici, costruito con foglie e semi delle canne, una volta era comunissimo e adesso è molto, molto raro».

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