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Se il macchinista ritarda lo pagano di più ma il problema è Trenord

Creato il 26 febbraio 2015 da Cremonademocratica @paolozignani

Trenord sta cercando di evitare che si ripeta il paradosso descritto nel testo qui sotto. Va sottolineato che i macchinisti non possono essere considerati responsabili: è la società Trenord che deve rispettare il patto di puntualità con i viaggiatori. I macchinisti se arrivano tardi, lo dico e ripeto, lavorano comunque e subiscono a loro volta i ritardi. E se qualcuno rallenta, costretto dalle cattive condizioni del convoglio, lo straordinario va pagato. Il Corriere della Sera purtroppo esagera. L’ex sindacalista Cisl Dario Balotta, da anni ormai con Legambiente, ieri lo ha dichiarato: “La responsabilità è della direzione”.

E’ una delle contraddizioni in cui incappano i macchinisti di Trenord: non ci sono incentivi per arrivare puntuali e con treni così malconci, anzi, ti pagano lo straordinario se guidi il treno che fa ritardo, perché i contratti con i dipendenti vanno rispettati. Il peggio è che il macchinista è sua volta vittima del convoglio con le porte che si chiudono a fatica e perdono tempo a ogni stazione. Le carrozze sono quelle che sono e il macchinista lavora comunque, in condizioni decisamente complicate. Il punto è che gli incentivi per arrivare puntuali non ci sono: non c’è alcuno stimolo che costringa la direzione aziendale a far rispettare l’orario ed evitare delusioni a catena. Uno dei capolavori negativi degli ultimi giorni è il caso del passeggero di Varese che credeva di arrivare a Milano in 52 minuti quando ce ne sono voluti 104. Neanche si può contestare la scelta del macchinista che preferisce la prudenza e non accelera fino ai 60 all’ora tenendo una velocità di 40: probabilmente ha evitato un rischio inutile. Il difetto è nell’organizzazione e Legambiente come le associazioni dei pendolari lo hanno fatto notare: Trenord non ha concorrenza. Gli stessi bonus che compensano i viaggiatori per i ritardi sono pagati dai contribuenti e rientrano quindi nella dinamica che appesantisce Trenord. Che altro è infatti la società lombarda se non un’azienda di intermediazione di affari a spese dello Stato? E’ il dramma delle multiutilities, segnalato dagli economisti e da Dario Balotta: Trenord produce costi fissi per lo Stato e quindi debito pubblico. Ogni contratto firmato dalla monopolista aumenta il fatturato e quindi la potenza economica aziendale, in tutto per 900 milioni l’anno. Sui binari, dato che i lavoratori patiscono i loro guai, arriva uno sciopero, dalle 21 di sabato 14 marzo alla stessa ora di domenica 15, proclamato dai sindacati Cat e Usb e nel festivo neanche sono previste garanzie. Chi proprio non si è presentato, invece, è l’assessore regionale ai trasporti Alessandro Sorte: i sindaci della linea S5, nella zona fra Legnano e Vanzago, l’altro ieri mattina sono andati al Pirellone e nessuno li ha ricevuti.


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