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Se il nemico siamo noi

Da Psicologiagay
 

Una breve indagine condotta in Italia relativamente alle idee degli omosessuali rispetto alla famiglia, ha confermato i risultati ottenuti in altri contesti, come ad esempio gli USA.

Se il nemico siamo noi

photo credit: http://www.bookforum.com/blog/6944

In particolare, anche se il campione è costituito soltanto da 62 soggetti, reclutati via internet su siti web di socializzazione, ciò che risulta immediatamente evidente è che le persone omosessuali sono vittime di pregiudizi e stereotipi tipici di quello che Gayle Rubin definisce  “sex-gender system” ossia il dominio di una struttura di potere maschilista ed eterosessuale.

Le domande relative al modo in cui i partecipanti concepiscono la famiglia suggeriscono che le persone omosessuali siano vittime degli stessi stereotipi di chi per motivi culturali e religiosi difende la famiglia “naturale”  e “tradizionale” composta da un uomo e una donna. Alla domanda “secondo te la relazione tra due persone dello stesso sesso, può andare a costituire una “famiglia”? in 42 hanno risposto si, mentre 7 hanno detto no. In 12 hanno preferito non dare una risposta, dimostrando di non voler prendere posizione su un aspetto piuttosto importante.

Per quanto riguarda i matrimoni i partecipanti allo studio auspicano un’equiparazione dei diritti civili, ma allo stesso tempo ritengono che il matrimonio religioso non possa adattarsi alle coppie omosessuali. Alcuni suggeriscono addirittura di creare una forma giuridica completamente nuova per definire il rapporto tra persone dello stesso sesso.

In merito alla possibilità di adozione l’effetto negativo degli stereotipi risulta ancora più evidente: i partecipanti, infatti, rispetto a questo tema forniscono risposte  auto-ghettizzanti del tipo: “è immorale” o “è ingiusto” o “non è ammissibile”. Inoltre, alcuni dei partecipanti che hanno manifestato una parziale apertura sia al matrimonio sia all’adozione, si dichiarano consapevoli dell’inattuabilità a causa del fatto che “la società non è pronta” e che “occorre pensare a come gli altri tratteranno i bambini”.

Anche se lo studio è solo in fase preliminare, appare evidente come le resistenze della società rispetto all’equiparazione dei diritti degli omosessuali in fatto di matrimonio e adozione sono così radicate da influenzare gli omosessuali stessi, che, soprattutto rispetto alla possibilità di avere dei figli, sono estremamente preoccupati rispetto al modo in cui la società potrebbe giudicarli. Inoltre appare evidente la richiesta generale di qualche intervento legislativo che definisca una forma di regolamentazione alternativa al matrimonio per persone dello stesso sesso, che leggittimi tali unioni.

Difficile pensare di combattere l’omofobia serpeggiante nella nostra cultura considerando che le persone omosessuali per prime sono ancora piene di pregiudizi di rilievo su aspetti della loro stessa vita: ribadiamo che tutti gli studi finora condotti sui figli di persone omosessuali (adottati, nati in coppie omosessuali, nati da precedenti relazioni eterosessuali) sono assolutamente equiparabili in tutto e per tutto ai figli di persone eterosessuali e dove c’è una differenza (es. apertura alle diversità) i primi risultano più avvantaggiati.

Crediamo che sia più utile lavorare a livello socio-culturale sulla “buona genitorialità”, che come ben sappiamo, prescinde da orientamento sessuale e identità di genere.

A cura delle dott.sse Valeria Natali e Paola Biondi


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