«Se i cattolici sono già in possesso della verità che senso ha per loro studiare e insegnare filosofia se la verità che la filosofia si propone di cercare già la possiedono?» (L’anima. Se la Chiesa impone la sua verità, Micromega 26/9/07). Di chi è questa profondissima e magistrale riflessione? Ovviamente del filosofo depresso Umberto Galimberti.
Lo stesso che sostiene che «i cattolici sono in contraddizione con se stessi. I cattolici hanno una concezione della vita improntata, vorrei dire, a un bieco materialismo». E citando Rousseau sostiene: «un buon cristiano non può essere buon cittadino».
Probabilmente noi non saremo buoni cittadini, ma di certo lui non è assolutamente un buon pensatore. Anche perché è ormai ampiamente dimostrato, come riportavamo in Ultimissima 12/5/11, che la maggior parte dei suoi libri sono pieni di intere frasi e riflessioni che Galimberti ha letteralmente copiato-incollato da altri pensatori, attribuendole a se stesso. E’ perfino uscito un libro, “Umberto Galimberti e la mistificazione intellettuale“ (Coniglio Editore 2011) in cui viene rivelato come questo brutto vizietto del filosofo anti-cattolico sia presente fin dagli inizi. Due mesi fa anche l‘Università Ca’ Foscari di Venezia, di cui è dipendente, ha inoltrato un richiamo formale all’esimio professore a causa della mancata e persistente citazione delle fonti nella redazione dei suoi testi scientifici.
Ma il quotidiano Il Giornale ha recentemente scoperto anche che Galimberti non si è limitato a copiare selvaggiamente da altri testi, ma addirittura è arrivato a copiare se stesso. Tant’è che pare, come ipotizzato da Aldo Grasso, che proprio questo sia il motivo per cui la rivista della Polizia di Stato, “Polizia Moderna”, lo ha in poche semplici sbattuto fuori (anche se poi ufficialmente non lo ammette). Ai lettori della rivista infatti, il filosofo laicista riproponeva tali e quali delle riflessioni che aveva già pubblicato in articoli di giornale di diversi anni prima. E che, tra l’altro, probabilmente non erano nemmeno suoi.
Ma Galimberti è troppo vanitoso per poter mai riconoscere tutto questo e chiedere scusa ai propri devoti lettori. Preferisce continuare la sua militanza anti-cattolica e anti-clericale. E allora, dato che è appassionato di Jean-Jacques Rousseau, ecco un’altra bella citazione del pensatore francese: «Se mai la vanità fece felice qualcuno sulla terra, quel qualcuno non poteva essere altri che uno sciocco».