Se la protesta è contro se stessi

Creato il 18 ottobre 2011 da Ilgrandemarziano
Smettetela di scendere in piazza! Finitela di organizzare cortei e manifestazioni che nella migliore delle ipotesi servono a dimostrare (solo) l'esistenza di un sentire comune, a sollecitare le endorfine di un sentimento di condivisione idealista, per illudersi di potere fare qualcosa, ma che nella peggiore delle ipotesi prestano il fianco alla violenza di pochi e alle strumentalizzazioni di alcuni. In entrambi i casi non servono a niente, se non a confortare le coscienze di chi le fa, mentre quelli contro cui la protesta si scaglia, restano a guardare comodi nei loro salotti in pelle di coccodrillo, o dietro il cristallo diamantato degli ultimi piani dei loro grattacieli. Negli ultimi quarant'anni la società è cambiata profondamente e le cause di disagio e gli obiettivi del dissenso non sono più quelli di una volta. Così anche la protesta non può essere più quella di una volta. Perché a quelli lassù non gliene frega un cazzo di voi che manifestate, a migliaia, a milioni. Non gliene importa un fico secco, perché anche se siete in tutte le parti del mondo, e manifestate, e gridate slogan, e vi dipingete la faccia, distribuite volantini, spammate e-mail, fate gruppi su Facebook e trascinate cartelli e striscioni, in mezzo a tutta questa voglia di cambiamento, sarete anche indignati, ma restate comunque dei consumatori. Ed è inutile che vi nascondiate dietro un pugno alzato, a voi piace essere consumatori.
Perché è evidente che la società di oggi si mastica la coda in un paradosso consumista, come in una specie di Sindrome di Stoccolma in salsa finanziaria. Da un lato i carnefici, il CEO, l'AD, il Presidente, il GM (che non è il Grande Marziano!), dall'altro le vittime, cioè tutti voi. Ma quanti di coloro che erano in corteo sabato erano consapevoli che stavano di fatto protestando contro se stessi? Perché protestavano contro un modo di intendere la società che è anche il loro modo di essere società, e forse persino di volere la società. Quanti iPhone ci saranno stati dentro quel corteo? Quante smart card di abbonamento a Sky? Quanti jeans Diesel? Quante paia di scarpe Geox? Quante macchine Nespresso? Quante tessere Mediaworld? Quanti finanziamenti in corso per comprarsi il televisore al plasma o le vacanze alle Maldive? E quanti di quelli sarebbero disposti a dare un calcio a tutto questo? Perché il sistema delle banche e delle multinazionali, degli imprenditori e degli industriali, quello che invoca la crescita come unico modo (pazzo e irragionevole) per trovare una via d'uscita al labirinto della crisi, non è qualcosa di disgiunto e separato dalla realtà della piazza antagonista. Anzi, i due schieramenti sono di fatto strettamente interdipendenti, in una sorta di simbiosi fatale. Questo significa che ciascuno dei due potrebbe decidere di spezzare il legame morboso di questa Sindrome e decretare la fine dell'altro, se solo lo volesse.
E il modo sarebbe anche piuttosto semplice e (non del tutto) indolore: basterebbe smetterla di comprare roba inutile. Basterebbe che per un anno, la gente si limitasse a comprare solo ciò che le serve per mangiare. Niente auto nuova, niente telefonino ultimo modello, niente computer più potente, niente vestito alla moda, niente cialde per il caffè al gusto di nocciola rosa del Madagascar, niente Mediaset Premium. Del resto è facile presumere che chiunque (o almeno la stragrande maggioranza dei cittadini e anche degli "indignati") abbia in casa abbastanza "cose" per tirare avanti un anno senza dover comprare niente, ma senza per questo dover rinunciare a granché. Semplicemente evitare acquisti non utili o non (davvero) necessari. È evidente che una strategia come questa se (come dovrebbe essere), fosse adottata da milioni di persone, metterebbe in grave crisi le aziende. Però, e qui sta il "non del tutto" indolore, va osservato che quelle società a loro volta sono quelle che danno lavoro alle persone che quella stessa roba la devono comprare. Ed ecco dunque spuntare di nuovo quella specie di strano cordone ombelicale simbiotico che tiene in vita madre e figlio allo stesso tempo. Non si può spezzarlo senza uccidere entrambi. Questa è una società che vive in equilibrio su un lungo filo sottile e le misure che si richiedono servono solo ad allungare quel filo, non a far scendere da esso. Dunque non si può pensare di cambiare questa società senza essere disposti ad accettare (tutti) le conseguenze della sua fine. Non si può scendere da questa giostra colorata e luccicante senza fermarla. Forse è per questo che si protesta e basta. Voi volete scendere?

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