La Direttiva Quadro sui rifiuti 2008/98/CE ha introdotto accanto alla responsabilità tradizionale del produttore/detentore del rifiuto, non diversa ma più ampia, quella “estesa” del produttore del bene che origina il rifiuto, all’art.8.
Questa decisione di estenderla è stata dettata dalla volontà di responsabilizzare il produttore/detentore rendendolo il primo interessato alla politica di prevenzione.
Nell’obbligo sarebbe intrinseco il fatto che il produttore/detentore, quindi il privato, dovrebbe essere il primo ad interessarsi ad attuare tutti quei meccanismi rivolti alla riduzione di tutti gli imballaggi inutili (packaging) e alla eliminazione di eventuali materiali tossici, essendo questi due notevoli costi per l’azienda produttrice/detentrice.
Questo principio farebbe traslare dal pubblico al privato l’onere di finanziare e/o organizzare sistemi di raccolta ed utilizzo dei propri prodotti, ritirandoli dagli utilizzatori finali, per poi inviarli ad idonei impianti di riciclaggio e/o recupero (di pochi giorni fa è, per esempio, la notizia di un accordo tra la Nescafè e l’Asia di Napoli per il recupero delle cialde).
La Direttiva Quadro 2008/98/CE si riferisce a tutte le tipologie di rifiuto, seppure a discrezione degli Stati membri in sede di attuazione della normativa comunitaria.
Il XXVII “considerando” della suddetta Direttiva afferma che “L’introduzione della responsabilità estesa del produttore nella presente direttiva è uno dei mezzi per sostenere una progettazione e una produzione dei beni che prendano pienamente in considerazione facilitino l’utilizzo efficiente delle risorse durante il ciclo di vita, comprendendone la riparazione, il riutilizzo, lo smontaggio e il riciclaggio senza compromettere la libera circolazione delle merci nel mercato interno“.
Questo, mia opinione, sembra un invito a chi opera economicamente nel “mercato interno” a muoversi in una direzione opposta alla vecchia immagine (usa e getta), verso una nuova visione di mercato capace di creare occupazione non più solo con lo strumento della produzione ma anche della “riparazione“, “riutilizzo“, “smontaggio” e “riciclaggio“.
I famosi Servizi. Da un’economia di produzione ad una di servizi.
La responsabilità estesa del produttore (Epr) è una strategia disegnata a promuovere l’integrazione dei costi ambientali sostenuti nella produzione e utilizzazione di un bene, nel prezzo prodotto stesso. Non più esternalizzando negativamente il costo della gestione del rifiuto ma internalizzandolo nel prezzo.
Quindi non si potrà più traslare il problema del “Debito Pubblico Ambientale” sulle nuove generazioni, dandoci alla pazza gioia con gli sprechi, ma puntare al “Pareggio di Bilancio Ambientale” di anno in anno.