In risposta a Lea Melandri, Siamo veramente libere di scegliere o è solo un’illusione, su La 27esima Ora.
E’ indubbio che oggi, almeno formalmente, le donne godano di una ‘libertà di scelta’ che prima non avevano. Nell’espressione ‘libertà di scelta’ è però contenuta in nuce la problematicità dell’idea stessa di libertà.
La libertà è vera libertà quando le possibilità di scegliere siano almeno più di due. Altrimenti non c’è scelta, e quindi neanche libertà.
Se è vero che non ci sono più costrizioni formali, non c’è più la negazione, sul piano giuridico, della possibilità per le donne di scegliere liberamente, ciò non comporta il venir meno di quella costrizione sul piano ‘materiale’.
Stipendi più bassi, licenziamenti facili, smantellamento del welfare, ostacoli concreti alla possibilità di abortire, sono tutti mezzi con cui la nostra ‘cultura’ cerca di perpetrare il vecchio modello patriarcale, mantenendo una facciata libertaria. Si tratta di nuovi mezzi, più subdoli, per indirizzare le donne verso scelte predeterminate. Nuovi mezzi per mettere ancora una volta le mani sul nostro corpo, la nostra vita. La manipolazione a cui siamo soggette ci rende ancora una volta oggetti. Non di un potere che, dall’alto, ci dice cosa dobbiamo fare, ma di una società che ci impone quello che ‘possiamo’ fare. Siamo libere di scegliere, ma non abbiamo scelta.
Possiamo scegliere di essere madri? No. Possiamo scegliere di realizzarci nella professione?No. Siamo libere di fare entrambe le cose?Ancor meno. E così l’unica scelta che ci rimane, è quella di essere davvero semplici oggetti, privi di opzioni e di possibilità. Siamo libere di scegliere, ma la scelta che ci viene offerta è una sola.