Segno dei tempi, certo: i passaggi dai media "tradizionali" verso Internet si fanno sempre più frequenti. Tra loro si può segnalare anche il protagonista del Datagate sul versante giornalistico, quel Greenwald che ha lasciato The Guardian per creare un sito online di news finanziato da Pierre Omidayar (fondatore di Ebay). Per restare alla sola Yahoo News, di recente ha "saccheggiato" la redazione del New York Times reclutando ben tre grandi firme (un esperto di tecnologia, un caporedattore, un inviato di politica interna). Il colpo messo a segno con la Couric è forse il più eclatante vista la sua notorietà.
L'analisi che sta dietro queste operazioni, è chiara: la televisione è insidiata dalla concorrenza di Internet. Il declino del piccolo schermo tra le giovani generazioni è un fenomeno già molto avanzato in America: ventenni e adolescenti passano meno tempo davanti allo schermo, mentre preferiscono divorare filmati su YouTube, non solo di intrattenimento ma anche di informazione. Ma diversi esperti sono scettici sull'efficacia di operazioni di "trapianto" alla Couric. L'anchorwoman televisiva, a 56 anni, sul piccolo schermo ha un'audience dall'età media leggermente superiore alla sua: 61 anni, per i 2,2 milioni di telespettatori che seguono i suoi notiziari su Abc. Non è detto che questo pubblico sia disposto a "migrare" su Internet per seguirla su Yahoo. Altre star della tv hanno avuto risultati deludenti quando si sono trasferite online: si ricorda il clamoroso tracollo di Meredith Viera, passata da 5,6 milioni di telespettatori nel talkshow di attualità Today a soli 38.000 contatti quando si trasferì con una sua produzione giornalistica su YouTube. Il re dell'audience televisiva attualmente è Brian Williams, che col suo tg della sera su Nbc attira 8,4 milioni di telespettatori: è difficile immaginare che il suo pubblico prevalentemente maturo lo seguirebbe se mai Williams decidesse di andarsene su Internet. Né tra le giovani generazioni si verifica lo stesso "culto della personalità", quando si tratta di guru dell'informazione.
Federico Rampiniper "La Repubblica"