Emigrati italiani
Joele l’hanno ucciso, a quanto pare, perché era straniero, migrante e “rubava lavoro agli inglesi”. Cercava una vita diversa, Joele. E magari una lingua in più, una prospettiva più ampia per la sua giovane vita. Invece è morto
Pensavo che al posto di Joele ci poteva essere chiunque tra noi. Persino chi in Italia e in Sardegna passa il tempo a gridare/postare che gli emigrati vanno respinti, che bisogna fare i muri in acqua, che l’emigrato ruba il lavoro all’italiano e tutte quelle panzane post-punk che fanno intenerire.
Loro forse non lo sanno, ma in un’ora e mezzo di volo, una civile persona del “nord” del mondo può essere trasformata un ripugnante terrone “meridionale”. E tu, da razzistello occidentale e pettinato ti ritrovi a giocare la parte del discriminato, respinto, confinato. Ti ritrovi a sopportare un po’ di quei luoghi comuni che in Italia, appena mezz’ora prima, tu riversavi sui rom o sui neri o sugli immigrati o sulla tua ministra nera della repubblica.
È come nella metamorfosi di Kafka. Solo che questo non è un libro.
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