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Se niente importa

Creato il 07 settembre 2014 da Aquilanonvedente

se_niente_importaQuesto non è un libro a favore del vegetarianismo o del veganismo.

E’ un libro contro l’allevamento intensivo (compresa la pesca intensiva) degli animali che mangiamo.

Perché?

Primo: perché gli allevamenti intensivi producono animali malati, sia per farli resistere in condizioni ambientali terrificanti, sia per aumentare la produzione. Ovviamente, queste carni malate ce le mangiamo.

Secondo: perché l’allevamento intensivo di animali provoca disastri ambientali. Il bestiame contribuisce più dei trasporti ai cambiamenti climatici.

Terzo: perché negli allevamenti intensivi gli animali vengono sottoposti a condizioni ambientali terrificanti e a vere e proprie torture.

Jonathan Safran Foer è un giornalista americano di origini ebree. Il suo libro, come dovrebbero essere tutti i buoni libri, è ampiamente documentato: su 360 pagine, 90 sono di biografia.

Il fatto è, scrive Foer, che “una volta c’era un’etica verso gli animali, che poteva essere riassunta con mangia avendone cura“, un’etica che è morta di colpo. In molte culture tradizionali gli animali meritavano rispetto e vi erano pratiche e rituali specifici sul loro trattamento e sulla macellazione.

I geni degli animali vengono manipolati e nelle persone sorgono malattie  che i medici non sanno neppure come chiamare. La stessa origine della pandemia del 1918 fu un tipo di influenza aviaria. Il 95% dei polli sono contaminati, per esempio, da Escherichia coli e tra il 39% e il 75% della carne che arriva sui banchi dei negozi ne è ancora infetta. Per evitare che i consumatori si accorgano che la carne non ha proprio il sapore giusto, vengono iniettati brodi o soluzioni saline per dare il gusto, l’odore e l’aspetto del pollo.

I campi non possono assorbire le tossine contenute nelle deiezioni suine, che inquinano l’acqua e l’aria.

Non parliamo poi della pesca a strascico o con il palangaro, che porta a gettare fuori bordo circa l’80-90% degli animali che vengono catturati.

L’allevamento intensivo non è nato e progredito per produrre più cibo, ma per produrlo in modo che fosse redditizio per le grandi aziende agroalimentari, cioè è solo una questione di soldi: il suo obiettivo non è “nutrire gli affamati“, ma fare soldi. Il costo della carne è basso perché i costi ambientali vengono scaricati sulla società.

Ma gli allevamenti intensivi sono anche inefficienti: occorrono da 6 a 26 calorie di mangime per produrre una sola caloria di carne. Un bovino consuma 790 kg. di proteine vegetali per produrre 50 kg. di proteine animali, ha cioè un’efficienza di conversione del 6%. Sinteticamente, si può dire che per ottenere un kg. di carne occorrono circa 15 kg. di vegetali (soia, mais, grano).

Evito di parlare delle modalità di macellazione: la velocità dei processi produttivi porta a scuoiare anche animali ancora coscienti.

Qual è la soluzione? Mangiare meno carne, tornare agli allevamenti da pascolo e aumentare il consumo di cereali, legumi, verdura e frutta.

Questa ricetta si scontra con enormi interessi economici, perché cambiare il modo di mangiare significa cambiare il mondo.



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