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Se non ora, quando? Spero mai

Creato il 11 luglio 2011 da Frankezze

Se non ora, quando? Spero mai

Ho sempre diffidato delle manifestazioni di protesta che ritengo strumentali, forzate. Sono scettico per natura. Cerco di osservare, ascoltare tutte le diverse ragioni per poi formare un mio giudizio.

La manifestazione che si è conclusa ieri a Siena, quella del “Se non ora, quando?” è, a mio avviso, parecchio strumentale. Direi proprio forzata. Quindi, non mi trova per niente d’accordo. Sia chiaro che non si tratta di una questione di maschilismo o misoginia. Sono proprio le rivendicazioni che non riesco a comprendere.

Ho letto dichiarazioni delle organizzatrici che non mi sono piaciute affatto. Susanna Camusso critica l’ultima finanziaria e possiamo anche essere in sintonia, ma non certo perché “Questa manovra parla contro le donne, sul collocamento e soprattutto contro le giovani donne quando non dà prospettive di crescita e quindi di costruzione del lavoro”. Cosa vuol dire che parla contro le donne? C’è proprio scritto che le giovani donne saranno discriminate rispetto ai giovani uomini? Grazie a questa finanziaria finalmente io troverò un lavoro sicuro mentre la mia collega, precaria come me, no? Non mi pare.
E ancora, Linda Sabbatini: ”Nel nostro paese le donne sono andate avanti in questi anni per strategie individuali, investendo su se stesse in formazione, in cultura, prendendo coscienza del proprio valore, nonostante tutte le difficoltà”. Cosa vuol dire? Nel senso, ho capito cosa vuol dire letteralmente, ma a livello pratico, cosa vuol dire? Cos’è diverso per gli uomini?
Addirittura, e qui siamo al grottesco, le parlamentari di Fli Giulia Bongiorno e Flavia Perina invitano a votare solo “i partiti che hanno a cuore l’interesse delle donne”. Ho la vaga sensazione che volessero trasmettere in modo implicito di votarle. Ma magari mi sbaglio, sono un complottiero.

Se la percentuale di disoccupazione femminile è di due punti più alta di quella maschile, possiamo ricondurla interamente alla discriminazione? Se non è strumentale una dichiarazione del genere, allora quale lo è?
Non è discriminatorio sostenere che le migliaia e migliaia di ragazze attratte da questa cultura di velinismo, della quale non sono un sostenitore, non siano donne? Lo sono anche loro, e per vari motivi a loro piace avere tali ruoli. Non sarò certo io a impedirglielo, anche se non sono d’accordo. Posso spiegare loro perché non sono d’accordo, ma niente di più. Potrebbero farlo le madri con le figlie, ma molto spesso sono le prime tifose contente della scelta. E allora cosa vuol dire tutto questo? Meno di duemila donne per un raduno nazionale che vogliono imporre con arroganza una linea di comportamento a tutte le altre, farfugliando di diritti e autodeterminazione (ma che è un’etnia mo?). I diritti ci sono, sono messi nero su bianco, sono formalizzati. E se ci sono degli abusi, non sono maggiori o minori di quelli che subiamo tutti.
Io penso che le lotte vadano fatte con unità di intenti e senza alimentare ulteriori divisioni. Invece mi sembra che questa vada proprio nella direzione opposta.

Mi sono sempre trovato, sin dalla scuola superiore, in contesti in cui le donne prevalevano per numero e potere. Una situazione che non mi ha mai disturbato, anzi. Non credo in questo tipo di differenze.
Ogni persona ha un suo comportamento, ma non in quanto donna o uomo, nero o bianco e così via. Ma in quanto persona. Ed è su questo e solo su questo che io formulo i miei giudizi.


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