Se non vi convertite, perirete .. (3° Domenica di Quaresima anno C)

Creato il 01 marzo 2013 da Ambrogio Ponzi @lucecolore

3 marzo 2013

3° DOMENICA QUARESIMA ANNO C
Antifona d'Ingresso Ez 36,23-26«Quando manifesterò in voi la mia santità,
vi raccoglierò da tutta la terra;
vi aspergerò con acqua pura
e sarete purificati da tutte le vostre sozzure
e io vi darò uno spirito nuovo», dice il Signore.

CollettaPadre santo e misericordioso, che mai abbandoni i tuoi figli e riveli ad essi il tuo nome, infrangi la durezza della mente e del cuore, perché sappiamo cogliere con la semplicità dei fanciulli i tuoi insegnamenti, e portiamo frutti di vera e continua conversione.
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

Prima Lettura Es 3,1-8a.13-15
Io-Sono mi ha mandato a voi.Dal libro dell'Èsodo In quei giorni, mentre Mosè stava pascolando il gregge di Ietro, suo suocero, sacerdote di Madian, condusse il bestiame oltre il deserto e arrivò al monte di Dio, l’Oreb. L’angelo del Signore gli apparve in una fiamma di fuoco dal mezzo di un roveto. Egli guardò ed ecco: il roveto ardeva per il fuoco, ma quel roveto non si consumava. Mosè pensò: «Voglio avvicinarmi a osservare questo grande spettacolo: perché il roveto non brucia?». Il Signore vide che si era avvicinato per guardare; Dio gridò a lui dal roveto: «Mosè, Mosè!». Rispose: «Eccomi!». Riprese: «Non avvicinarti oltre! Togliti i sandali dai piedi, perché il luogo sul quale tu stai è suolo santo!». E disse: «Io sono il Dio di tuo padre, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe». Mosè allora si coprì il volto, perché aveva paura di guardare verso Dio. Il Signore disse: «Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido a causa dei suoi sovrintendenti: conosco le sue sofferenze. Sono sceso per liberarlo dal potere dell’Egitto e per farlo salire da questa terra verso una terra bella e spaziosa, verso una terra dove scorrono latte e miele».
Mosè disse a Dio: «Ecco, io vado dagli Israeliti e dico loro: “Il Dio dei vostri padri mi ha mandato a voi”. Mi diranno: “Qual è il suo nome?”. E io che cosa risponderò loro?».
Dio disse a Mosè: «Io sono colui che sono!». E aggiunse: «Così dirai agli Israeliti: “Io Sono mi ha mandato a voi”». Dio disse ancora a Mosè: «Dirai agli Israeliti: “Il Signore, Dio dei vostri padri, Dio di Abramo, Dio di Isacco, Dio di Giacobbe mi ha mandato a voi”. Questo è il mio nome per sempre; questo è il titolo con cui sarò ricordato di generazione in generazione». - Parola di Dio
Salmo Responsoriale Dal Salmo 102
Rit. : Il Signore ha pietà del suo popolo.Benedici il Signore, anima mia,
quanto è in me benedica il suo santo nome.
Benedici il Signore, anima mia,
non dimenticare tutti i suoi benefici. - Rit.
Egli perdona tutte le tue colpe,
guarisce tutte le tue infermità,
salva dalla fossa la tua vita,
ti circonda di bontà e misericordia. - Rit.
Il Signore compie cose giuste,
difende i diritti di tutti gli oppressi.
Ha fatto conoscere a Mosè le sue vie,
le sue opere ai figli d’Israele. - Rit.
Misericordioso e pietoso è il Signore,
lento all’ira e grande nell’amore.
Perché quanto il cielo è alto sulla terra,
così la sua misericordia è potente su quelli che lo temono. - Rit.

Seconda Lettura 1 Cor 10,1-6.10-12
La vita del popolo con Mosè nel deserto è stata scritta per nostro ammonimento.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi Non voglio che ignoriate, fratelli, che i nostri padri furono tutti sotto la nube, tutti attraversarono il mare, tutti furono battezzati in rapporto a Mosè nella nube e nel mare, tutti mangiarono lo stesso cibo spirituale, tutti bevvero la stessa bevanda spirituale: bevevano infatti da una roccia spirituale che li accompagnava, e quella roccia era il Cristo. Ma la maggior parte di loro non fu gradita a Dio e perciò furono sterminati nel deserto. Ciò avvenne come esempio per noi, perché non desiderassimo cose cattive, come essi le desiderarono. Non mormorate, come mormorarono alcuni di loro, e caddero vittime dello sterminatore. Tutte queste cose però accaddero a loro come esempio, e sono state scritte per nostro ammonimento, di noi per i quali è arrivata la fine dei tempi. Quindi, chi crede di stare in piedi, guardi di non cadere. - Parola di Dio
Vangelo Lc 13,1-9  Se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo.
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo si presentarono alcuni a riferire a Gesù il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo». Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: “Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest’albero, ma non ne trovo. Tàglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?”. Ma quello gli rispose: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai”». - Parola di Dio
RIFLESSIONI
  • La Parola del Signore ci guidi e plasmi la nostra vita per renderla aderente al Vangelo.
Questa sera abbiamo l’opportunità di richiamare alcuni riferimenti, alcuni criteri, riguardanti la Parola di Dio e il nostro modo di accostarla. In questo senso, nella lettura e nella meditazione dell’Antico Testamento appare il disegno di Dio e la sua azione nel mondo. Oggi, come riferimento abbiamo la vocazione di Mosè; in lui, quella del popolo eletto; e in noi, chiamati in Mosè e poi in Cristo, si va precisando, completando l’opera di Dio in tutta la sua potenzialità. Emerge il primato della misericordia come filo conduttore della storia della salvezza: Dio ama tutti e vuole salvi tutti. Questo Egli lo attua attraverso una strategia che ha, nella conversione, il frutto principale. La misericordia di Dio genera in noi la conversione e la comunione; in noi non come persone privilegiate, ma come persone raggiunte e inviate per essere primizia nel mondo secondo Dio. Nella prima lettura ci vengono presentati i primi contatti, i primi incontri a cui segue tutta la storia; così nella seconda lettura Paolo richiama il fatto della responsabilità grande che abbiamo a seguito di questa esperienza. Noi siamo chiamati a non sciuparla, a viverla sul serio per donarla, per testimoniarla nel modo con cui il Signore ci indica o ci indicherà. Personalmente abbiamo già esperienza di questa misericordia che genera la vera novità: dalla misericordia nasce la comunione che prende corpo nella comunità; e da questa emerge la gioia e l’impegno di dire a tutti la vicinanza di Dio, la sua presenza nonostante le esperienze negative e le sofferenze.
  • Il Vangelo di oggi presenta due parti che sono facce di un unico annuncio da recuperare.
Nella prima parte si evidenzia la reazione agli avvenimenti. Un incidente: una torre crolla e sotto ci restano delle persone. Come reagisce l’uomo? Come avremmo reagito noi? Probabilmente con il pianto, il lamento, la mormorazione. Poi c’è un fatto politico: Erode fa uccidere degli zeloti, gruppi che cercavano di cacciare i romani per prendere loro il potere. Erode li punisce, li uccide; e il loro sangue si mescola con quello delle vittime. Gli zeloti erano praticanti ebrei, gente convinta e radicale che andava fino in fondo in quello che credeva essere giusto. La reazione popolare rischia di essere questa: se sono colpiti, si vede che lo meritano; e, per la disgrazia della torre, senza fare tante analisi, si afferma che c’è una colpa. Gesù dice che questi sono segni di 'altro' non perché siano legittimi, ma per evidenziare un fatto serio: l’uomo vive di conversione. Conversione significa: mi apro al progetto di Dio, entro dentro la sua proposta e rispondo alla sua chiamata. Di fatto siamo lontani da questa risposta. Il vero dramma è quello di non convertirsi, di restare imbrigliati nelle nostre passioni, nei nostri interessi, di restare chiusi alla chiamata, alla scoperta di Dio, alla fedeltà al suo progetto e all’accettare la grazia che il Signore ci offre. La vera urgenza è quella di convertirsi. Questa urgenza, per quanto detta e ricordata, non è poi che sia così vissuta, resta ancora un’ urgenza. La vera lettura degli avvenimenti non si ferma alla dimensione politica o sociale, ma va a fondo quando coglie la chiusura alla proposta di Dio. Sembra facile e scontato pensare che gli altri, i ladri, gli imbroglioni, gli assassini, debbano convertirsi. È facile dire: deve cambiare chi fa vistosamente opere negative! Non pensiamo abbastanza che anche noi abbiamo bisogno di conversione, che anche noi dobbiamo aprirci alla Parola di Dio, alle persone, ai loro bisogni e al loro bene, che dobbiamo stimare le persone e dare loro credito. Noi, e anche gli altri, siamo dei chiamati e abbiamo il compito di testimoniare questa chiamata. La parola di Gesù sembra dura; infatti dice: perirete! Questa parola è vera, perché quando si demolisce la comunione con la mormorazione subentrano la divisione, il contrasto, il rigetto, la disistima. La parola di Gesù suona radicale, ma è anche piena di speranza. Infatti nella seconda parte del Vangelo si recupera la parte positiva. Si racconta la storia di un fico dal quale il padrone vuole dei frutti e, non trovandoli, vuole tagliarlo. Invece il vignaiuolo vuole aspettare, attendere, provare a coltivare in modo adeguato il fico perché possa portare frutto. Il vignaiuolo mette in primo piano la pazienza dell’attesa e l’impegno affinché possano arrivare i frutti. Il vignaiuolo, dando credito alla pianta, alla sua possibilità di fare frutti e al lavoro paziente del contadino, rilancia la figura di Gesù. L’atteggiamento del vignaiuolo, oltre che essere saggio, è un atteggiamento pieno di speranza ed esprime una coscienza positiva: il lavoro del vignaiuolo non sarà vano e l’albero arriverà a dare frutti. La persona ha in sé la possibilità di collaborare e di dare frutto a tempo opportuno. L’atteggiamento suggerito è la capacità di amore creativo. Il vignaiuolo ama l’albero e i suoi frutti, e ci sta a provare e riprovare di nuovo, coltivando e concimando, per arrivare al frutto sperato. La figura del vignaiuolo acquista un significato ulteriore nel frenare il padrone nel suo atteggiamento di voler eliminare il fico. In realtà è una intercessione che lui fa per il fico; e così unisce il padrone e il fico nell’attesa.
LA PARABOLA DEL FICO
La parabola del fico ricorda che non all’uomo spetta giudicare sulla fecondità o sterilità dell’altro; e ancor meno spetta all’uomo estirpare o escludere chi si ritiene che non dia frutti. L’infecondità dell’albero diviene invito a lavorare ancora e ancora affinché tutto sia fatto per mettere la pianta in condizione di portare frutti. Alla tentazione della durezza e della esclusione, la parabola oppone la fatica raddoppiata dell’amore: l’amore vero come impegno, come ”fare tutto il possibile”. E comunque , il vignaiolo è anche la figura dell’intercessore: colui che supplica per un altro, non per sé; e si assume la responsabilità della situazione dell’altro. ( Elaborato da “Bose” )
  • Mi sembra opportuno, a questo punto, ricordare che è importante avere fiducia nell’opera di Dio in noi. A volte ci comportiamo come se l’azione della grazia avanzasse solo negli altri; e noi siamo come rassegnati nella nostra mediocrità. È importante credere che Dio fa le cose anche per noi e in Lui dobbiamo confidare.
Non è vero che siamo destinati alla mediocrità. Un conto è parlare di piccolezza e un conto è parlare di mediocrità. La piccolezza è uno stato, una condizione ed anche un atteggiamento prezioso, mentre la mediocrità significa non essere né caldi né freddi. Conosco le tue opere: tu non sei né freddo né caldo. Magari tu fossi freddo o caldo! 16Ma poiché sei tiepido, non sei cioè né freddo né caldo, sto per vomitarti dalla mia bocca.” ( Ap. 3,15-17)
  • Questo brano del Vangelo ci suggerisce anche una diversa attenzione ai fatti e agli avvenimenti piccoli o grandi. Ciascun fatto ha un potenziale positivo e uno negativo; leggerlo con l’occhio di Dio vuol dire capire l’azione misteriosa del Signore nella storia piccola e grande, ma anche le ambiguità e il peccato dal quale occorre convertirsi per essere liberi, per essere realizzati, con pazienza, nel tempo.
Quando si ama davvero, si sa anche aspettare.

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