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Se questa è una ministr(essat)a…

Creato il 27 giugno 2012 da Nicola Spinella @ioparloquantomi

Le dichiarazioni di Elsa Fornero nell’intervista rilasciata al Wall Street Journal evidenziano la palese incompetenza della ministra del lavoro in ambito costituzionale…

Non avevamo dubbi, ma solo certezze: la Fornero non ha soluzioni, ma solo problemi di ogni tipo, genere, sorta. A parte le evidenti lacune comunicative che possiamo perdonare (colpa dei foulard?) e la naturale antipatia che il personaggio ispira (benché la sua arroganza sia stata anche argomento di una lettera che sette deputati PD hanno indirizzato alla presidenza del consiglio), si comincia a configurare un’ipotesi di palese inadeguatezza a ricoprire incarichi istituzionali. A meno che non si voglia utilizzare la carta costituzionale al posto di quella igienica, utilizzo a cui sembra che molti vogliano destinare la Grundnorm del nostro ordinamento giuridico.

Il pretesto per l’ennesima esibizione di incompetenza forneriana ce la offre un quotidiano economico in lingua inglese, quel Wall Street Journal che, in versione europea, riporta un’intervista rilasciata dalla ministra del Welfare (questa è bella: la Fornero ministra dello stato sociale che ha praticamente raso al suolo) al giornalista Chris Emsden, presso gli uffici romani del ministero.

A questi, la Fornero ha consegnato dichiarazioni deliranti: non ha mancato di rimarcare la difficoltà del momento economico (parla di costrizioni fiscali molto strette), riconosce che nei sei mesi al dicastero l’unico vero appoggio lo ha avuto da Mario Monti (un altro della sua stessa pasta, un ragioniere strappato al suo distributore di carburante, dove ritoccava i prezzi della benzina), salvo poi mentire spudoratamente quando sostiene di avere incassato il placet di artigiani, giovani e piccole imprese, persone e realtà che si sono appassionate allo spirito di una riforma che vuole creare professionalità grazie ai contratti di apprendistato.

Saremmo proprio curiosi di conoscere questi artigiani, giovani, dirigenti di piccole imprese  che si sono appassionati (sì, il testo originale utilizza proprio il verbo to be keen on sth., non è un’invenzione mia!) alla riforma del lavoro.  Forse parlava degli esodati, la cara Elsa? Perché quelli, sono davvero appassionati, nel senso che stanno soffrendo come agnelli sacrificali in nome di un pareggio di bilancio richiesto da uno stato   (la Germania, n.d.r.) che è una Jaguar, rispetto alla nostra povera Italia che è poco più che un carretto trainato da un bue un po’ scazzato, qual è il popolo italiano ormai sfiancato dalla sua classe dirigente di incapaci.

Se questa è una ministr(essat)a…

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Attacca i sindacati, definiti troppo conservatori: come dire, insomma, che i lavoratori devono togliersi i troppi vizi, compreso quello di cibarsi e di sopravvivere, probabilmente. La figuraccia va avanti, il reporter la interroga sull’articolo 18, considerato come la base legale per un contratto a tempo indeterminato, la cui modifica rappresenta una concessione a chi voglia licenziare adducendo i famigerati motivi economici. La ministra non si perde d’animo, ha una faccia con tanto bronzo che nemmeno nei mari di Riace riusciremmo a ripescarne di più. La Fornero insiste sul fatto che il dibattito sull’articolo 18 sia essenzialmente ideologico e che comunque sarà impossibile licenziare per motivi discriminatori, ma adesso sarà possibile farlo per motivi economici: che poi questi siano più o meno comprovati, poco importa perché la modifica dello statuto dei lavoratori imporrà unicamente un risarcimento al lavoratore che avrà adito un giudizio davanti alla magistratura, e non potrà ottenere il reintegro nella sua posizione.

Emsden non dev’essersi fatto convincere dalle parole dell’ex donna di Intesa Sanpaolo e chiede se la ministra abbia qualche paura in merito all’applicazione di questa riforma. Tenetevi forte, ora arriva il bello.

Intanto, andate nel sito del governo italiano, scaricate una copia della costituzione in PDF. Poi, stampatela sul rotolo di carta igienica più morbido che avete in casa, impostando il modo di stampa “alimentazione a foglio continuo”, dimensioni di larghezza del foglio mm110.  Impacchettate il rotolo così ottenuto ed inviatelo al ministero del lavoro.

Già, perché per la Fornero, la costituzione, è carta igienica con cui pulirsi le terga. Lo dimostra chiaramente quando dice al giornalista del WSJ che la sua riforma è una scommessa sul cambio di comportamento, perché tutti devono capire che il lavoro non è un diritto, ma qualcosa da conquistare e per la quale combattere e per la quale si dev’essere disposti a fare sacrifici. Niente male per una che è diventata ministro senza affrontare le elezioni, potremmo dire.

Critica la società italiana, una società che pizzica qua e là, non una società che segue le regole. E poi, sempre secondo la ministra, siamo un popolo che cerca esenzioni su esenzioni (sarà forse perché le lobbies ci hanno ormai portato via tutto, fuorché la dignità?n.d.r.) e questo sistema (toh…lo stato sociale!) non poteva durare a lungo.

Ridicola, semplicemente ridicola. L’ignoranza costituzionale sottesa all’affermazione per cui il lavoro non è un diritto, non pone il governo Monti ed i suoi componenti al di sopra della costituzione, bensì al di fuori. Noi di IPQMP non siamo professori, né bocconiani o accademici: ma qualcuno dovrebbe spiegarci se il senso delle parole possa essere così sovvertito, sconfessando princìpi che sono alla base della nostra democrazia. Tralasciando il principio dell’articolo 1, quello che anche i bambini conoscono a memoria (ma che ad economia non si studia, forse) che fonda la nostra repubblica sul lavoro (è un modo di dire, ci direte!), ci concentriamo su quello sancito dall’articolo 4 della nostra carta costituzionale di cui riportiamo fedelmente il testo: “Art. 4  La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.  Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.” Se fossimo nei panni della ministra, ci preoccuperemmo più delle eccezioni di incostituzionalità che la norma sembra contenere, invece di preoccuparci di improvvisarci sociologi da due soldi (abbiamo già abbastanza economisti con quella caratteristica…)

Inutile provare a far capire alla ministra la necessità di una minima conoscenza delle norme fondamentali della repubblica: direbbe che l’articolo 4 è un totem ideologico e temiamo che qualcuno possa darle consigli poco carini sull’utilizzo da farne…del totem.

E’ vero, la nostra nazione ha bisogno di più meritocrazia. E ci domandiamo: in un paese normale, in cui è il merito a dettare le regole, un ministro che disconosce la costituzione del paese che governa, meriterebbe di governare?

A Voi l’ardua sentenza.


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