Se Renzi vince le primarie: tanto peggio tanto meglio

Creato il 29 ottobre 2012 da Veritaedemocrazia
La democrazia si realizza nella partecipazione consapevole ed informata dei cittadini alla formazione della volontà generale e alla determinazione del bene comune. Partecipazione che non significa semplicemente prendere parte, ogni cinque anni, al rito elettorale ma che presuppone una costante attenzione alle questioni che riguardano la collettività, ai processi attraverso cui si formano le decisioni, alle degenerazioni inevitabili ma da combattere e contrastare che colpiscono gli organi rappresentativi e gli esseri umani che li compongono, alla necessità di poter influenzare il dibattito pubblico e le conseguenti deliberazioni delle istituzioni parlamentari e di governo dando vita a gruppi di pressione e a movimenti di opinione ed attraverso i corpi intermedi di cui i cittadini fanno parte: sindacati, organizzazioni politiche, associazioni, comitati locali, gruppi espressione di categorie professionali e di specifiche realtà territoriali. La partecipazione democratica dei cittadini dunque presuppone un'informazione libera e pluralista, la possibilità attraverso il libero confronto di avvicinare quella Verità che è il fondamento della democrazia. Richiede che le varie opzioni politiche in campo si svestano per quanto possibile di tutti gli orpelli propagandistici, menzogneri, ipocriti per disvelare gli interessi specifici di cui sono espressione. Da questo punto di vista, pur con tutte le critiche che ad esso si possono rivolgere e con tutte le perplessità ideologiche e programmatiche che esso può suscitare, si deve riconoscere che il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo nel momento in cui promuove la partecipazione attiva dei cittadini alla gestione della cosa pubblica ed il stringente controllo sulle decisioni collettive si muove nel solco della democrazia più autentica. In Italia uno dei macigni che invece impedisce il libero dispiegarsi del gioco democratico è rappresentato dal Partito Democratico.
In un contesto che ha visto nel mondo occidentale negli ultimi decenni la resa al potere economico e finanziario della Politica, in quanto espressione della volontà popolare, ivi compresa la Sinistra, il Partito Democratico costituisce l'epilogo inglorioso dell'involuzione che ha subito dal 1992 ad oggi il Partito Comunista. Se la sinistra incarna un progetto di trasformazione della società per realizzare giustizia, eguaglianza, libertà il Partito Democratico al contrario rappresenta oggi il partito della salvaguardia dello status quo capitalista anzi del financapitalismo, al più con qualche intervento di manutenzione e razionalizzazione. Una variante del partito liberale come Luciano Gallino definisce l'attuale coalizione di centrosinistra. Ciò che Bersani si limita a chiedere è un po' più di equità, un po' più di risorse per gli esodati, un po' più di lavoro. Richiamando le celebri e geniali vignette di Altan, quelle dell'operaio e dell'ombrello, il PD fa e si propone di fare le stesse politiche dei neoliberisti ma usando un po' di vaselina. 

Eppure un'aliquota non irrilevante di elettori di sinistra continua a riconoscersi nel Partito Democratico e a stracciarsi le vesti per l'ipotesi che Renzi vinca le primarie. Facendo finta che Monti non sia destinato a succedere a sé stesso e che la sua agenda non continui a rappresentare il programma di governo anche del centrosinistra non so quanti danni ulteriori Renzi potrebbe realizzare a danno dei ceti popolari rispetto a quanto farebbero Bersani o Vendola. Di certo se c'è la possibilità di contenerli e contrastarli questo non dipenderà dalle poltrone occupate da personaggi nominalmente di sinistra ma dall'opposizione sociale che i ceti popolari saranno in grado di realizzare. Questo ci insegna la storia. Da un lato quella dei governi dell'Ulivo e dell'Unione, quelli che aprirono la strada agli interventi militari all'estero e al precariato, pur in presenza di ministri comunisti. Dall'altro quella del PCI che condizionava le scelte della maggioranza e imponeva politiche di progresso sociale, grazie alla coerenza con cui impiegava il consenso politico di cui godeva, stando all'opposizione o, solo per citare un evento più recente, la manifestazione al Circo Massimo della CGIL di Cofferati che sventò l'attentato all'articolo 18 del governo Berlusconi e del Ministro del Lavoro Maroni. La vittoria di Renzi, che certamente è antropologicamente e ideologicamente quanto di più distante dalla sinistra, avrebbe l'effetto positivo di mettere una volta per tutte fine all'inganno del PD e del centrosinistra. Verrebbero recisi – anche per chi ancora si ostina a non voler vedere la realtà - quei legami ormai solo propagandistici che uniscono il partito democratico alla tradizione della sinistra socialista e comunista. D'altro canto, qualunque sia l'esito delle primarie e la lotta, con Vendola semplice comparsa, riguarda ormai solo Bersani e il sindaco di Firenze, Renzi ha già posto un'ipoteca sul Partito Democratico: sia in termini politici che in termini di futura leadership stante la giovane età rispetto ai dinosauri della nomenclatura bersaniana e dalemiana (anche se in una politica che vive alla giornata è estremamente difficile, soprattuto per quanto riguarda le carriere personali, fare previsioni a lungo termine). Ed è per questo che è ferocemente contrastata dalla vecchia dirigenza del Partito che vedrebbe con essa andare in frantumi tutto quel progetto di alleanze e di assegnazioni di poltrone di potere per il quale sta lavorando da anni. Meglio dunque scoprire subito che il Re è nudo e squarciare il velo di menzogna e di ipocrisia che copre questa falsa sinistra. Per obbligare tutti i soggetti interessati, senza alibi e scuse, a dare inizio finalmente alla riorganizzazione di una vera sinistra. Quanti elettori che votano il PD convinti di votare a sinistra sarebbero costretti almeno a porsi qualche domanda? Potrebbe Vendola continuare a far parte di questa alleanza? Potrebbero Landini e la Fiom continuare a restare paralizzati dai veti piddini della pavida Camusso? Si può ben affermare dunque, come fanno d'altro canto anche gli autorevoli Paolo Flores D'Arcais e Matteo Pucciarelli su Micromega, che il tanto peggio della vittoria di Renzi sarebbe il tanto meglio per la sinistra e per ciò che essa dovrebbe rappresentare per l'Italia.

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