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Se sai giocare a Risiko sei a buon punto nella vita

Creato il 12 agosto 2011 da Tnepd

Se sai giocare a Risiko sei a buon punto nella vita

Se sai giocare a Risiko sei a buon punto nella vita
Gente, qui bisogna svegliarsi. Il tempo stringe, tra qualche mese la vita grama che facciamo oggi potrebbe sembrarci un lontano miraggio ed il motto “si stava meglio quando si stava peggio” un’amara verità erroneamente sottovalutata. Rimbocchiamoci le maniche… Anzitutto bisogna smetterla di pensare a “livello nazionale” altrimenti si fa la fine dei pesci rossi in un acquario. Per cominciare a capirci qualcosa dobbiamo imparare ad osservare la politica, la realtà, a livello planetario. Lo so, fa paura, sembra un’impresa più grande di noi, ma non lo è – non lo è davvero – ed anzi, con la ragion di poi, vi assicuro che è molto più semplice che seguire i ribaltoni, i cerini, i santoni e le vajasse italiche.

Tutto l’avanspettacolo italiano va proprio rimosso dalla testa. Sono tutti teatranti, caratteristi, sono nani e ballerine, non è gente che conta e se fa qualcosa tra l’alba ed il tramonto non lo fa certo per il bene del popolo italiano. Scordiamoceli.

Allora, apriamo la scatola del Risiko e stendiamo la carta sul tavolo. Il pianeta Terra è il nostro campo di battaglia, il cartoncino degli obiettivi è uno solo, lo stesso per ogni giocatore: conquistare tutti i territori. Il gioco è cominciato qualche millennio fa (in una versione ridotta che prevedeva come mappa il bacino del Mediterraneo) e non si può negare che fin dalle prime battute noi “romani” ci difendemmo niente male contro egizi, cartaginesi e barbari vari. Ad un certo punto, in pieno medioevo, parve persino che avessimo trovato il modo di raggiungere l’obiettivo con un escamotage geniale, un’operazione clerico-militare sopraffina, ma poi intervennero Colombo e Lutero a rimescolare le carte sul tavolo. Se quella non fu la nascita del mondialismo, ne fu per lo meno il concepimento.

Liquidato il modesto bacino del Mediterraneo si passò presto ad utilizzare la mappa planetaria tutt’ora in voga (ma non è detta l’ultima parola). L’espansione dei territori conquistabili ingigantì il potere dei giocatori seduti al tavolo ed al contempo permise l’ingresso di nuovi aspiranti padroni del mondo. Uno tra questi, gli Stati Uniti, era destinato a monopolizzare il Risiko nei secoli successivi (una stridente associazione di termini con cui gli americani stanno facendo i conti proprio di questi tempi). Per quanto ci riguarda, dal XVII secolo in poi noi italici non facemmo altro che perdere omini, carri armati e bandierine. In Europa ciascuno giocò per sé in una fase in cui le alleanze erano invece fondamentali. Giungemmo al primo conflitto mondiale puntando soltanto su un pedigree di lunga data. Le prendemmo di santa ragione. Non andò meglio vent’anni dopo con la folle reintroduzione del saluto romano che aveva portato tanto bene in passato. Insomma, secoli di disastri politici e diplomatici culminarono l’8 settembre 1943. A quella data rimanevano quattro giocatori “italiani” seduti al tavolo (le cui dimensioni si erano nel frattempo vistosamente ridotte). L’8 settembre 1943 li perdemmo tutti e quattro. Due si dovettero alzare ed andarsene, Benito e Vittorio Emanuele. Rimasero il Papa Pio XII – che definire italiano e’ una forzatura ma ci dobbiamo accontentare –  e la Mafia (rappresentata probabilmente da Lucky Luciano e/o Calogero Vizzini).

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Va segnalato che la Mafia ed il Vaticano si assomigliavano molto (allora come oggi), in particolare per quanto concerne le strategie geopolitiche: entrambi si accontentarono di un reame tutto sommato limitato preferendo influenzare i territori stranieri con bandierine e omini (neri) messi nei posti giusti. E’ una lezione che gli Stati Uniti non hanno mai imparato del tutto.

Gli americani non riescono proprio a muoversi senza carri armati. Insomma, se prima dell’8 settembre 1943 sulla carta del Risiko c’erano ancora delle pedine azzurre che con un po’ di buona volontà si potevano definire italiane, dopo quella data il colore spari’ definitivamente dal planisfero. Gli omini sopravvissuti sullo stivale furono incamerati dall’avversario che aveva fatto doppio sei – gli Stati Uniti – e dai due anomali potentati suddetti (Vaticano e Mafia) che con l’invasore scesero volentieri a patti. Tra quegli omini sopravvissuti alla seconda guerra mondiale c’erano probabilmente i nonni e bisnonni di chi legge e di chi scrive. Se può essere di consolazione, non furono i soli ad essere “assimilati”. Le armate a stelle e strisce invasero, amichevolmente o meno, tutto il continente europeo prima di dedicarsi ad altri territori. Col riassunto delle puntate precedenti per adesso ci fermiamo qui, al 1943. Rimasti ormai privi di rappresentanza al tavolo di gioco, d’ora innanzi – se vogliamo capirci qualcosa – dobbiamo uscire dal nostro corpo per poter osservare la partita dall’esterno.

Mi spiego. Nel mondo reale, io e voi che leggete, il vostro vicino di casa, il panettiere, il meccanico, la maestra di scuola e via discorrendo, noi tutti siamo quei minuscoli omini sparsi sulla mappa del Risiko, siamo pressoché invisibili. Per semplicità sulla mappa siamo indicati soltanto con dei numeri che rappresentano la nostra quantità. E’ comprensibile, sarebbe troppo complicato mettere un omino, benché minuscolo, per ogni individuo. Un’impresa ‘disumana’… Si farebbe casino. Non ne vale la pena. Allora sulla mappa vien più semplice mettere dei numeri. Dunque facciamocene una ragione, siamo dei numeri su una mappa, ma con nostra immensa e momentanea soddisfazione, sulle ali della fantasia, possiamo immaginarci in una veste di gran lunga più prestigiosa di quella a cui il destino ci costringe. Usciamo da quel numero, solleviamoci, libriamoci nell’aere e senza che alcuno se ne accorga, atterriamo incolumi accanto al tavolo di gioco, invisibili, così da poter osservare ciò che accade da un nuovo punto di vista privilegiato, esterno, superiore, libero. Da lì vediamo agevolmente come funziona la partita a Risiko: I giocatori sono dei tipi eleganti, altezzosi e dall’ego spropositato. Decisamente cazzuti. Ma di loro ci occuperemo altrove. La mappa – ad essere sinceri – è più complessa di quella del gioco in scatola a cui siamo abituati. Non di molto in vero. In questo capitolo introduttivo comunque, come primo approccio, parliamo delle pedine.

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Ogni giocatore ha a disposizione tre tipi di pedine: degli omini (ossia la massa dei contribuenti-lavoratori [gente come noi]) che sulla mappa sono rappresentati da un numero corrispondente a ciascun territorio (per l’Italia è un numero che attualmente si aggira intorno ai sessanta milioni), dei carri armati o semplicemente delle armate (ossia l’esercito) e delle bandierine (ossia il denaro). Perché è utile avere omini? Per ora avere degli omini è ancora utile ai giocatori perché gli omini fanno girare l’economia e questo permette al giocatore che li detiene di guadagnare bandierine (denaro). Gli omini hanno però una controindicazione: devono essere tenuti quieti altrimenti non producono e non pagano le tasse. Per tenerli quieti ogni giocatore recluta quella che possiamo definire l’alta dirigenza (politica, economica e culturale) che ha il compito di gestire la normale amministrazione territoriale e di distrarre la gente. Nello specifico, attuale caso nostrano, i caratteristi, i nani e le ballerine che compongono la classe politica – e persino culturale – italiana assolvono solo alla seconda funzione, ma lo fanno tanto bene che i giocatori che li hanno messi lì s’accontentano, per ora. Ne riparleremo.
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Perché è utile avere carri armati? I carri armati sono fondamentali, rappresentano nella pratica gli arsenali bellici tradizionali ma anche i servizi segreti, le polizie segrete, le armi non convenzionali e via discorrendo. Insomma, tutto ciò che consente ad un giocatore di prevalere su un dato territorio in uno scontro basato sulla forza, extrema ratio di qualsiasi contesa. Se non si vuole soccombere al nemico, gli apparati militari sono necessari perché gli altri giocatori, in assenza di truppe difensive su un territorio, sono sempre pronti ad aggredire. Le armate, di qualsiasi genere esse siano, hanno un difetto: costano tantissimo. Perché è utile avere bandierine? Il denaro serve a comperare e mantenere gli arsenali bellici in tutte le loro forme, a foraggiare le alte dirigenze sui vari territori d’influenza ed infine a controllare un territorio per via finanziaria. Il denaro consente anche un superbonus. Il regolamento prevede infatti che una data quantità di bandierine di un colore su un dato territorio modifichi – lentamente ma inesorabilmente – il colore degli omini e dei carri armati altrui. Osmosi? Infezione virale? Peccato originale? Lo si chiami come si vuole, sta di fatto che la colonizzazione finanziaria è proprio l’ultima novità intervenuta nel nostro Risiko reale il cui libretto delle regole – contrariamente alla versione in scatola che tutti conosciamo – viene sovente riscritto dai giocatori nel corso della partita. Loro possono farlo e lo fanno. Ah… se lo fanno. Alla faccia nostra. VAI AL PROSSIMO CAPITOLO Il manuale di Risiko di TNEPD:



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