Se siete in sovrappeso non mettetevi "a dieta"

Creato il 28 maggio 2015 da Michelotto
Dieta: probabilmente il termine più alla moda e più ricercato su internet, che nell' immaginario comune sta ad indicare un regime speciale finalizzato a perdere peso (solo i più acculturati lo considerano un approccio alla salute a 360°), che comporta dolorose privazioni, costringendoci praticamente alla fame, e che non si vede l' ora che finisca appena cominci a dare i risultati sperati... per poter tornare finalmente  alle proprie abitudini (che significa le proprie debolezze di sempre).
Con questa premessa, figlia di una sottocultura che tutto pervade, non c'è da stupirsi se oggi quella del sovrappeso sia diventata la principale emergenza sanitaria nel mondo cosiddetto civilizzato, con tutte le serie implicazioni sulla salute che comporta, e non c'è bisogno di annoiarvi con dati statistici che potete reperire facilmente altrove.
Dati statistici che tuttavia ci mostrano in modo crudo come  stia diventando sempre più difficile gestire un  problema sociale ormai quasi fuori controllo, perchè a peggiorare la situazione c'è il fatto che ogni nuova generazione si dimostra più incline di quella precedente a mettere su peso e più refrattaria a normalizzarlo, ed è un problema che si presenta  sempre più precocemente. Per chi conosce l' epigenetica non è un mistero, dato che i nostri geni non sono entità statiche, come si è sempre creduto, ma interagiscono in molti modi con l' ambiente, e quindi possono essere attivati o inibiti a seconda delle nostre abitudini di vita. Condizionamenti che per giunta finiscono col trasmettersi alle successive generazioni. Perciò basti pensare a quanto queste abitudini siano cambiate solo nel giro di quest' ultimo mezzo secolo!
E' dunque ormai più che evidente che il problema deve essere affrontato da un' altra prospettiva. E ancora una volta, e non a caso, si tratta di una prospettiva olistica, che cioè non si limiti ad analizzare i sintomi, intervenendo su essi in modo meccanico e repressivo, ma che  consideri questi come l' espressione di uno squilibrio che coinvolge l' intera persona. 
L' essenza del problema sta nell' affrontare l' intera questione in termini qualitativi piuttosto che quantitativi, come ho già detto a suo tempo ("Le calorie non sono tutte uguali"), spiegando che non è il numero delle calorie che deve preoccupare, ma la loro qualità, cioè la loro provenienza. E' insomma il tipo di alimento consumato a determinare la reazione ormonale e il tipo di metabolismo che si metteranno in atto nel nostro organismo.
In questo post voglio però approfondire certi aspetti fondamentali del problema legato al peso e perciò, alla luce del concetto appena espresso, diventa chiaro che la stragrande maggioranza delle diete incentrate sulla perdita di peso semplicemente non sono che delle  strategie per raggiungere in qualche modo il risultato desiderato il più in fretta possibile, e altrettanto chiaro il perchè presto o tardi falliscano. Esse non tengono conto di tutte le esigenze del nostro corpo e del suo equilibrio generale alterato, di cui il sovrappeso è un aspetto, sia pure il più vistoso. Detto in sintesi: non sono finalizzate alla salute e prima o poi i problemi sottostanti ai chili di troppo riemergono prepotentemente.
Ciò che avviene quando le calorie vengono ristrette al punto da non raggiungere neanche quelle richieste per il metabolismo basale (l' energia necessaria per assicurare le funzioni vitali fondamentali in assenza di attività fisica), come spesso avviene, il corpo, che nel corso di millenni di evoluzione biologica ha imparato ad economizzare le risorse nutrienti per mettersi al riparo dai  periodi di carestia (molto più frequenti nel lontano passato), percepisce questo segnale come un pericolo, facendo scattare contromisure atte a convertire in grasso quel pò di cibo che introduciamo e innescando lo stimolo della fame. Perciò quest'ultimo finirà prima o poi col prendere il sopravvento, facendo desistere dai suoi propositi anche il più inflessibile bene intenzionato, che riprenderà a mangiare come e più di prima, recuperando così tutto ciò che era riuscito faticosamente a smaltire... con gli interessi. E' il classico noto "effetto yo-yo", come viene di solito chiamato, delle diete dimagranti. Per questo c'è da credere a tutte le persone che giurano di mangiare poco e nonostante tutto continuano ad ingrassare.
A peggiorare le cose ciò che si perde quando si dimagrisce nel modo sbagliato non è solo grasso, ma anche proteine, cioè massa muscolare, mentre nella fase di recupero è praticamente solo grasso. E se si pensa che le cellule muscolari bruciano 70 volte più calorie di quelle adipose, si capisce che ogni volta che si segue una dieta dimagrante fallimentare la situazione finisce col peggiorare (perchè alla fine ci si ritrova con meno massa muscolare che possa bruciare l' eccesso calorico e più grasso da smaltire) e diventa più difficile risolvere il problema in modo definitivo quando si proverà un' altra dieta, magari secondo la moda del momento.
Tutte le diete dimagranti più in voga, dalla famigerata Dukan alla Zona, alla Atkins ecc. danno sì risultati sul breve e medio periodo (e questo spiega il loro successo), ma il prezzo che fanno pagare non si vede nell' immediato, nè risulta sempre evidente a una non approfondita analisi, costringendo il corpo ad adottare un metabolismo di emergenza, che utilizza principalmente i grassi al posto dei tradizionali carboidrati, assurdamente considerati la causa del sovrappeso, senza la minima considerazione della loro qualità, nè di tante altre evidenti contraddizioni.
Solo se ci si libera dalla mentalità della dieta intesa alla stregua di un intervento farmacologico si potrà stabilizzare il proprio peso in maniera definitiva. Perchè prima o poi qualsiasi dieta termina, mentre è lo stile di vita il solo artefice dei risultati destinati a durare.
Ma in definitiva perchè si ingrassa? Si potrebbe rispondere molto sinteticamente che tutto ciò che fa parte della  cultura e delle  abitudini invalse nella nostra società congiura in questo senso e sembra fatto apposta a quello scopo, a cominciare dagli onnipresenti messaggi pubblicitari altamente diseducativi.
La scienza ha assodato l' importanza cruciale dell' indice glicemico degli alimenti, e ancor di più dell' indice insulinico, che dovrebbe essere contenuto su valori piuttosto bassi, mentre quello di moltissimi alimenti di uso comune (soprattutto prodotti voluttuari a base di zucchero e farine raffinate) è notoriamente molto alto. La diretta conseguenza del consumo di questi innaturali alimenti è un' eccessiva stimolazione insulinica, ormone anabolizzante che favorisce fra l' altro l' accumulo di grasso.
Ma c'è di più perchè, se di questo  si parla già da tempo e non è un mistero, la scienza è riuscita anche a dimostrare ciò che forse si sospettava già, e cioè che cibi ricchi di zucchero, grassi e sale (il tipico cibo-spazzatura oggi tanto in voga) agiscono come una vera e propria droga perchè, agendo sulle stesse aree cerebrali che entrano in gioco quando si assumono stupefacenti, finiscono col creare dipendenza allo stesso modo (ci sono molti siti che parlano di questo: se ne può leggere qui e qui).
E' una notizia-bomba di cui (c'era da aspettarselo) si parla ancora  poco per ovvi motivi, ma c'è da scommettere che l' industria alimentare ne fosse in qualche modo già al corrente  e che abbia verosimilmente messo a punto le migliori combinazioni di zucchero e altre schifezze atte a generare dipendenza nei suoi consumatori. Sappiamo tutti infatti cosa significhi soffrire di una qualche dipendenza e quanto poco possa fare la volontà per liberarsene. Questo spiegherebbe perchè è così difficile correggere certe abitudini che tutti sanno essere  deleterie e perchè i tanti appelli al buonsenso cadano sistematicamente nel vuoto.
E  non voglio parlare di come le carenze di nutrienti dei cibi raffinati e l' ipoglicemia da essi indotta influenzino negativamente i meccanismi di controllo dell' appetito per non mettere troppa carne al fuoco.
Tuttavia per avere una comprensione completa delle dinamiche del sovrappeso, per capire il perchè di certe preferenze alimentari, è necessario conoscere i presupposti che fanno sì che ci si senta attratti per certi cibi e non per altri. E a questo riguardo la macrobiotica ha molto da dire perchè riesce a sintetizzare tutti questi aspetti (per i quali la scienza non ha sempre una risposta) in un' unica visione completa e coerente, e per questo anche semplice e pratica. Sì, perchè sono proprio le indicazioni pratiche che ne scaturiscono quelle che alla fin fine ci interessano.


Ed è quanto mi riprometto di fare la prossima volta, quando mi soffermerò proprio ad illustrare questa affascinante prospettiva, dando al contempo  qualche piccolo consiglio utile anche a chi non fa strettamente macrobiotica.
Michele Nardella 

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