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Chi in battaglia cadeva esanime per colpo mortale sulla schiena, periva con disonore perchè periva fuggendo, dando le spalle al combattimento e forse, pertanto, di morire se lo meritava pure, non essendo più degno di vivere dopo l'abbandono del coraggio dell'esistenza per la facilità della sopravvivenza.
E Fanny lo sapeva bene che nella vita bisognava procedere frontali se si volevano conquistare virtù ed onori e se si desiderava consegnare ai posteri un'impavida memoria.
Lo sapeva sempre, ogni mattina che si accingeva a sfidare a duello la sua quotidianità e a volte, tra sè e sè, si domandava se quei concetti di valore e di audacia, tanto radicati in lei, non le fossero stati tramandati in giovane età proprio dall'eccessivo studio delle epiche gesta.
"Anche nelle poche e di certo non importanti occasioni in cui sceglierò di andar di spalle" sempre pensava "il mio sarà comunque un eroico indietreggiare di stile e non un pusillanime fuggir di contro".
E così, quando i tacchi li doveva per forza girare, non lasciava ai restanti la vigliaccheria di scapole di lana mascherate, ma l'ardimento di un dorsale appena imbellettato, del trapezio per nulla velato e talvolta di un lombare da un esile laccio accompagnato.
In tal modo anche per quel verso procedeva soddisfatta, certa di aver raggirato con classe l'annosa questione dell'etica comportamentale e di aver inoltre tramortito l'avversario senza neppure rischiarne il posteriore agguato.
Ma si sa, la cieca credenza cela a volte solo mera apparenza...
...così ingenuamente ragionando, non si accorgeva infatti che un dardo andava comunque rischiando:
Cupido il suo duellante si chiamava e non alla schiena ma al suo petto mirava.
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