Cosí che oggi mi son armata di santa pazienza, e di occhiali da sole per coprire le occhiaie di tre notti insonni a causa prima della febbre e poi dei gas di Gabi, ho caricato pupo e Buddha in macchina, e me li son portata alla sede della Seguridad Social a Velez.
Allora, io ricordo che ai tempi che furono, quando andavo in ferie in Croazia, andavo nella bella Asl de mio paesello, incontravo la classica scema allo sportello, le dicevo che me ne andavo in ferie da tot data a tot data, lei mi dava il modulo E111, lo compilavo, e lei mi dava un foglio dove constava la copertura sanitaria all'estero. Idem per quando son venuta in Spagna la prima volta, mi sembra che al massimo ti davano sto foglio per 9 mesi.
Quattro anni fa só che agli italiani son state date le tessere sanitarie europee, cosa che avevano dato anche a me, e non una, ma ben due, ma quando sempre quelli dell'Asl si son resi conto che ero residente all'estero me l'hanno tolta dicendo che non era di loro competenza e che il problema si doveva risolvere in Spagna, in quanto io, residente all'estero ed iscritta all'Aire, avevo perso il sacrosanto diritto di ricevere la copertura sanitaria in Italia, anche se son italiana, anche se i miei continuano a pagar le tasse, perché per l'Italia io sono una turista, e in quanto tale se mi succede qualcosa son cazzi miei!
Ecco, pensando a questo mi son detta che era meglio andare alla Seguridad Social per ricevere sta copertura sanitaria all'estero.
Arriviamo, coda per il tavolo delle informazioni, perché la macchinetta che elargisce numeri fortunati non funziona. Aspettiamo. Arriva il mio turno, sempre accompagnata e spalleggiata da Buddha, che non si sa mai.
"Buon giorno, vedrá, vengo qui perché vado 10 giorni all'estero con mio figlio e vorrei sapere se posso aver la copertura sanitaria per entrambi, dato che io son residente qui e il mio paese non me la da"
"Bene" dice la tipa "allora prima di tutto tu lavori?"
"No, son in disoccupazione"
"Allora vai all'INEM (ufficio disoccupazione) e gli dici che vai 10 giorni al tuo paese, dopo di ché torni qui con il documento che ti fanno e noi ti diamo la copertura sanitaria"
"Vabbé, peró quello che piú m'interessa é per mio figlio, io mal che vada mi arrangio!"
"É iscritto con te o il padre?"
"Con il padre"
Rivolgendosi a Buddha "Lavora?"
"Attualmente no, ma..."
"Allora lo ha iscritto con il modello P1?"
"Il che???" chiedo io
"Ha il pediatra, vero?"
"Certo, siamo venuti qui quando é nato per iscriverlo e far tutto per bene!"
Ok, ci da un numero, dobbiamo aspettare. Per me non c'è speranza, son straniera, son disoccupata, dovrei andare all'INEM a dire che me ne vado 10 giorni in Italia, come se in 10 giorni all'estero io mi metta a lavorare e guadagni magari 3000€! Perché i controlli li fanno a sto scopo, e lo capisco, uno vien qui, lavora 8 mesi, prende la disoccupazione per 3 mesi, e intanto se ne va al suo paese d'origine dove lavora e cosí guadagna due volte. Ma vorrei dire all'INEM che nel mio caso é praticamente impossibile, a meno che non mi metta a far il lavoro piú vecchio del mondo...Vabbé, soprassediamo. Só solo che in valigia mi metteró qualche bel antidolorifico, per i denti, casomai serva, e qualche altra medicina, e incrocio le dita.
Tavolo 6, ci tocca. La tipa ripete le stesse domande, io do le stesse risposte, aggiungendo che "se mi succede qualcosa mi arrangio, chissá, magari mi rifaccio la residenza in Italia per 10 giorni, se mi dovesse servire, ma mio figlio é spagnolo". La tipa naturalmente non capisce e non capta l'ironia italica.
Comunque lei compilando i documenti mi chiede il NIE (numero de identificación nacional) di mio figlio.
Allora Gabriel, amore bello, ti spiego una cosetta che magari piú avanti ti sará chiara, ma ora non la puoi capire: prima di tutto, sei bianco-pallido, i capelli chiari tirando sul biondo, con occhi azzurri. Mettiti l'anima in pace, non passerai mai per uno spagnolo, anche se lo sei!
Secondo, hai il doppio cognome, bene, il primo é spagnolo puro y duro, come si suol dire qui, il secondo un miscuglio italocroata, e nessuno crederá mai che tua madre sia italiana. Ma tu giurerai e lo farai capire sacramentando per bene sia in italiano che in friulano, non sia mai che non impari le parolacce dialettali! Terzo, avendo quindi aspetto differente e madre straniera, sei praticamente segnato a vita come uno che no pinta nada aquí, ossia, non ha niente a che fare con l'ambiente che lo circonda, anche se lo ricorderai a chi ti sta davanti imprecando in castellano perfetto con accento andaluso, e magari con qualche espressione colorata mallorquina o catalana, che tuo padre sicuramente t'insegnerá.
Ma alla fine, dopo 10 minuti di domande inutili, risposte serie, storcimenti di bocca della funzionaria, dubbi esistenziali miei, ecco il documento valido per ben 3 mesi, e Gabi é pronto per partire alla volta dell'Italia coperto di tutto.
Per me, invece, l'ennesima volta in cui mi ricordano per bene che son straniera, che non ho diritti né qui né in Italia, che anzi, volendo, mi spiega la tipa, visto che non lavoro e prendo la ayuda familiar grazie al fatto che ho partorito un bimbo, potrei mettermi sotto la seguridad social di Buddha se andiamo in comune a richiedere un documento di convivenza...ma scherziamo? Voglio dire, non che lui si trovi in una situazione diversa dalla mia, anzi, é uguale. Ma agli occhi della funzionaria io valgo meno, ecco, come sempre.
Mi ha fatto sentire la bella straniera che se ne viene in Spagna per vivere dell'economia altrui, come se fossi arrivata con la valiga di cartone ed avessi trovato il ricco spagnolo che mi puó mantenere a vita. Magari! Peccato che all'inizio sia stato il contrario, ovvero io son venuta qui con lavoro, ho conosciuto lo spagnolo bello ma porello, e i primi mesi di convivenza ho dovuto pagar tutto io, ma guarda un pó!!!
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