Magazine Editoria e Stampa

Se un prodotto è “intelligente”…

Creato il 11 maggio 2010 da Massmedili

SurfingL’album è uscito da due anni (aprile 2008) ma mica siamo qui per rincorrere le novità. E’ solo ieri infatti che lo ho trovato in offerta a prezzo medio basso (più o meno come comprarlo su I-tunes).

Due fricchettoni barbuti nudi che si accoltellano sullo sfondo del nome el gruppo, Megapuss, che sostanzialmente è una parolaccia o quantomeno una locuzione un po’ forte con cui definire una ragazza avvenente (bella gnocca, gran figone, fate voi…). Le premesse non sono incoraggianti.

E infatti la casa discografica, nel ristampare in economica questo peraltro notevole album stavolta ha fatto lo sforzo di segnalare con apposito sticker sulla copertina il nome magico (forse) in grado di far acquistare il pregevole articolo (per me è stato così), Devendra Banhart (che poi non è altro che uno dei due fricchettoni della copertina), piccolo profeta della musica folk/non folk (nu folk secondo le definizioni di qualche solone di oltreoceano, ma si potrebbero aggiungere almeno un’altra mezza dozzina di definizioni)  armato di chiatarra acustica suonata con grande maestria e di voce particolarissima con effetto vibrato come prima di lui solo il dimenticatissimo David Surkamp dei Pavlov’s Dog, fondamentale gruppo folk prog americano anni 70 che probabilmente non vi ricorderete. Ma se sentite il loro vecchio hit Julia li riconoscete subito: le radio non fanno che passarlo. La voce sembra giusto quella di Devendra.

Devendra che invece è un’improbabile popstar intellettuale, uno dei pochi trentenni che ancora può fregiarsi del titolo di avanguardia anche se in realta i suoi dischi vendono benone. Lui sembra tanto alternativo. Ma lo è veramente? O è solo un gran furbone? E perché se i suoi dischi, dove infondo fa un po’ quello che gli pare, vendono tanto bene, ha sentito la necessità di dedicarsi a questo “side project” dai toni leggermente più poppeggianti almeno nei due hit Adam & Steve (anche video) e Theme for Hollywood? Perché quel titolo e l’implicito omaggio alla musica e allo stile dei Beach Boys per esempio in Lavender Blimp , A Gun on his Hip… che ricorda anche un po’ il rock n’roll delle origini (il ritornello è di Bo Diddley)  o Chicken Titz che è la parodia di un lento anni 50?

E se gli intenti stavolta erano un po’più commerciali, perché una copertina così volutamente poco accattivante?

Misteri delle raffinatissime strategie discografiche di Devendra, che sembra un homeless ma in realtà è un milionario eccentrico, con in più qualche elemento che serve ad arricchire il suo mito personale : il nome del supergruppo gli sarebbe stato suggerito dal pensiero della fidanzata che lo aveva appena lasciato, nientepopodimeno che Natalie Portman, iscritta d’ufficio alla categoria delle megapuss. 

A parte i brani già citati, dove si sente un po’di più anche l’influenza dei condomini dell’occasionale supergruppo,  la musica è quella degli altri dischi di Devendra, emozione condita da vocalizzi molto evocativi, un uso intelligente e insolito della chitarra ispirandosi a uno dei suoi miti, John Fahey, monumentale e purtroppo defunto maestro della chitarra folk acustica americana dagli anni 60 al 2000 (e infatti è proprio in un tributo a Fahey che i cinquantenni come me hanno scoperto Devendra). Per il resto qualche influenza indiana, un ostentato eclettismo alla Frank Zappa ma più acustico e minimalista, inserti vocali che ricordano quelli di un altro maestro semidimenticato della chitarra folk californiana anni 60, Robbie Basho, “un irlandese che si credeva giapponese ma cantava come un bulgaro o un ungherese” e adorava farsi fotografare mentre cantava a cavallo: bizzarro almeno quanto Devendra ma a differenza di lui mai arrivato al successo, morto semidimenticato agli inizi degli anni Ottanta.

Insomma, è un disco di Devendra. E paradossalmente uno dei più interessanti perché la presenza dei tre “condomini” lo costringe a non indurre in alcuni vezzi che lo contraddistinguono ma che non contribuiscono certo a farcelo amare di più. Per esempio in questo disco non esibisce il suo pessimo spagnolo ed evita brani che eccedano i cinque minuti di lunghezza…


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :