Magazine Cultura

Se una notte d'inverno un viaggiatore (Calvino)

Creato il 02 settembre 2013 da Athenae Noctua @AthenaeNoctua
Fino alla settimana scorsa Italo Calvino era associato nella mia mente di lettrice al mondo cavalleresco e ai romanzi avventurosi ma anche molto profondi della Trilogia degli Antenati. Per era l'autore de Il cavaliere inesistente, il creatore di Cosimo Piovasco di Rondò, il dimezzatore del visconte. Dopo la lettura di Se una notte d'inverno un viaggiatore, però, l'autore è scomparso, completamente inghiottito dal sistema narrativo complesso e sbalorditivo di un romanzo-non romanzo «che non rappresenta altro che la lettura e il desiderio della lettura»[1]. In fondo è questo che Calvino voleva ottenere con il romanzo metaletterario per eccellenza: far sparire l'autore e mettere al centro il lettore e la sua attività.
Se una notte d'inverno un viaggiatore (Calvino)
Il primo aspetto che colpisce di questo romanzo, pubblicato nel 1979, è l'allocuzione, da parte dell'autore, al suo lettore, secondo la tecnica poco sfruttata dello You-narrative, risalente già ad Omero, che, nell'Odissea, si rivolge al porcaro Eumeo in seconda persona. Il libro si apre con un invito a mettersi comodi, a regolare la luce e ad iniziare nel modo più piacevole la lettura del nuovo acquisto, l'ultimo romanzo di Italo Calvino, Se una notte d'inverno un viaggiatore.
Nelle pagine seguenti accade qualcosa di ancor più stupefacente: alla vicenda del tu-lettore si sostituisce l'incipit del romanzo Se una notte d'inverno un lettore che, però, risulta essere stampato in maniera errata, perché il primo capitolo si ripete all'infinito. Il tu-lettore si recherà in libreria, dove incontrerà una lettrice che solo in un brevissimo passaggio sarà oggetto dello You-narrative, e chiederà la sostituzione della copia difettosa, ricevendo però un romanzo completamente diverso e con un nuovo difetto: proseguire la lettura sarà impossibile. Procedendo, il gioco metanarrativo, il libro che parla non di un libro ma di tanti libri, si fa sempre più complesso per la comparsa di nuovi personaggi nella cornice e per il susseguirsi di dieci racconti diversi che il lettore, per motivi ogni volta diversi, non potrà terminare.
Il romanzo descrive la tumultuosa ricerca, da parte del Lettore (ebbene sì, è sempre citato con la maiuscola) del romanzo autentico e del suo autore, il tentativo di ricostruire la storia confusa, folle e internazionale del libro che si è trovato fra le mani, eppure, più il protagonista cerca di riavvolgere il gomitolo come un novello Teseo, più la figura dello scrittore si fa distante, indistinta, inafferrabile, e l'oggetto delle sue narrazioni appare sempre più estraneo all'autore stesso, tanto che il misterioso scrittore Silas Flannery, di cui si leggono alcune pagine di diario, si rende conto che ciò che scrive diventa immediatamente altro da lui, non gli appartiene, o forse non gli è mai appartenuto, come se si trattasse di qualcosa di già scritto, qualcosa di esistente che si serve delle sue parole per manifestarsi.
Se una notte d'inverno un viaggiatore, insomma, è un processo verso la morte dell'autore, la struttura più tradizionale e tradizionalista della narrativa occidentale: l'eclissi dello scrittore, la scomparsa del narratore onnisciente sono, insieme, un ardito esperimento letterario e un atto di ribellione sociale, si va verso una idilliaca e vivace comunità di lettori che parlano di letteratura, di libri, del senso della lettura, quindi della loro stessa ontologia.
Se una notte d'inverno un viaggiatore (Calvino) Italo Calvino (1923-1985)
«Anch'io sento il bisogno di rileggere i libri che ho già letto, ma ad ogni rilettura mi sembra di leggere per la prima volta un libro nuovo. Sarò io che continuo a cambiare e vedo cose di cui prima non m'ero accorto? Oppure la lettura è una costruzione che prende forma mettendo insieme un gran numero di variabili e non può ripetersi due volte secondo lo stesso disegno? Ogni volta che cerco di rivivere l'emozione di una lettura precedente, ricavo impressioni diverse e inattese, e non ritrovo quelle di prima. [...] La conclusione a cui sono arrivato è che la lettura è un'operazione senza oggetto; o che il suo vero oggetto è se stessa. Il libro è un supporto accessorio o addirittura un pretesto.»[2]
C.M.
NOTE:
[1] Così lo definisce Calvino negli appunti preparatori del 1975.
[2] Cit. p. 255.
[3] Letture critiche suggerite: Sambit Panigrahi, Author, reader and text in Calvino’s "If on a Winter Night a Traveller" (Notes on Contemporary Literature 41.4 2011) e Paolo Giovannetti, "Faccio delle cose coi libri". Calvino vs anni Settanta (Enthymema, VII 2012).

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :