A cura della Dottoressa Anna Chiara Venturini, psicologa psicoterapeuta a Roma
zona intima: ovvero lo spazio che circonda il proprio corpo (0-50cm), implica intimità, confidenza, fiducia reciproca poiché tale vicinanza può includere invasione e aggressione e pertanto è concessa solamente a soggetti con cui c’è un certo livello di intimità ( genitori, amici, partner); implica un alto grado di coinvolgimento perché tutte le percezioni sensoriali si acuiscono
zona personale: è la distanza che si tiene negli incontri sociali tra individui che si conoscono o si stanno conoscendo ( colleghi, amici meno stretti). Come confine è considerato quello segnato del braccio proteso, distanza entro la quale si potrebbe, volendo, allungare il braccio e afferrare l’altro. A questa distanza si può ancora discutere di argomenti personali ma la forza della voce è moderata e non si percepisce il calore del corpo dell’altro, cosa in grado di instaurare intimità o mettere a disagio gli altri. (50cm-1m)
zona sociale: riservata agli incontri formali come per esempio gli incontri di lavoro o occasionali ( 1m-3m); è la distanza più usata tra persone che lavorano assieme, entro la quale si svolgono incontri formali, oppure permette alle persone che lavorano a contatto col pubblico di svolgere le proprie mansioni senza essere obbligate alla conversazione. Infine è una distanza che permette anche a persone che vivono nella stessa casa e sono nella stessa stanza di impegnarsi in conversazioni brevi e tornare poi a dedicarsi alla propria attività preferita
zona pubblica: zona preferenziale per le occasioni di incontri formali come conferenze, meeting; non implica coinvolgimento tra i presenti ( oltre i 3m). La voce è alta e i contenuti sono formali, mentre una ‘bolla’ di oltre 7 metri è quella che si stabilisce attorno ad importanti personaggi pubblici che devono aumentare mimica, tono e volume della voce per essere apprezzati, oltre a puntare molto sulla gestualità e il linguaggio del corpo
Alla luce di ciò, se pensate per un momento, ogni giorno, senza saperlo, utilizziamo il nostro spazio personale seguendo queste regole. Immaginate se una persona che non conoscete e vi viene presentata anziché stringervi la mano vi abbraccia: avvertireste di certo un senso di invasione e fareste un passo indietro.. ebbene, questo accade perché non ha rispettato il vostro spazio personale che fa da cuscinetto e che si trasforma in un’area di conflitto tra la tendenza ad aprirsi all’altro e quella opposta di isolarsi in modo difensivo.
Lo spazio sociale è quindi una dimensione nascosta (Hall, 1966) che regola le interazioni ma che è influenzata da diverse variabili, ovvero: status sociale ( non salutereste mai il vostro capo abbracciandolo fraternamente), lo stato emotivo ( se siete arrabbiati col vostro partner difficilmente starete tra le sue braccia), i fattori socio-culturali ( i nordeuropei sono di solito meno “calorosi” di italiani e spagnoli) e di personalità.
Quanto allora possono avvicinarsi i soggetti? Esiste un limite invalicabile negli scambi interattivi, un confine tra voi e gli altri che si può immaginare come una campana di vetro che aiuta gli individui a proteggersi nelle relazioni sociali: tutti noi usiamo il nostro corpo per comunicare sentimenti, emozioni, stati cognitivi e aspetti della personalità ( anche patologici), impariamo ad osservare il nostro corpo e soprattutto lo spazio che utilizziamo in diverse situazioni perché ricordiamo che, la comunicazione non verbale, ha maggior peso di quella verbale, ed il nostro corpo potrebbe esprimere cose diverse da quelle che stiamo dicendo, non solo a livello di sguardo, gesti e postura, ma anche per come utilizza lo spazio ( se durante una conferenza tenessimo un intervento anziché dal palco dalla sedia in platea, il pubblico ci vedrebbe come “uno di loro” e molto probabilmente meno competente rispetto a chi se ne sta sul palco).
Impariamo quindi ad osservarci e ad osservare, iniziamo dalla signora seduta in metro e, se ci sono posti vuoti sediamoci vicino a lei… ascoltiamo le nostre sensazioni e osserviamo le reazioni dell’altra persona. Di certo noi rimarremo stupiti di quanto sia facile ma al contempo difficile, ci sembrerà di fare un enorme sforzo, ma anche questo significa imparare a comprendere il nostro stare al mondo
(Ultimo articolo pubblicato “Mia moglie soffre di attacchi di panico, cosa faccio?”: la famiglia e il ritorno alla “normalità” )
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