Seafood, un pesce fuor d'acqua
Bruto - Alla ricerca di Nemo
Eppure, da qualche film a questa parte la musica sembra cambiata per questo formidabile predatore marino. Complici una manciata di film d'animazione pronti a sdoganare l'immagine del povero pesciolone, ci sono ottime probabilità che le generazioni future non associno a questo animale un repertorio splatter di morti raccapriccianti. Dopo i simpatici gangster acquatici di Shark Tales e il Bruto vegetariano di Alla ricerca di Nemo, ecco arrivare sugli schermi un nuovo obiettore di coscienza, deciso a mettere in pensione la sua tripla fila di denti: Julius, uno squalo pinna bianca un po' tocco, preferisce trangugiare pneumatici piuttosto che mangiare gli altri abitanti del mare, che considera suoi amici, spezzando così una catena alimentare crudele, che lo rende schiavo del proprio appetito.
Seafood-Un pesce fuor d'acqua è il primo lungometraggio animato prodotto dalla malese Silver Ant, ultimo capitolo di un progetto nato ormai una decina d'anni fa, ma rimasto a far polvere in un cassetto a causa del solito copione accidentato fatto di investimenti che non arrivano ed enormi sacrifici da parte del regista Aun Hoe Goh. I pregi del sudato prodotto finale sono pochi, ma ben evidenti: un messaggio ecologista gridato forte e chiaro, in cui a far la parte del lupo cattivo troviamo ancora una volta l'uomo, che non uccide per bisogno, come Julius, ma per avidità (“mangiano solo le pinne?...e del resto cosa ne fanno?”). Resta un quesito: l'idea alla base dell'architettura narrativa – un grosso squalo che, protetto da un'armatura, approda sulla terra ferma per aiutare il suo amico anfibio a recuperare un pugno di uova che mani umane senza scrupoli hanno strappato dalla barriera corallina – sarà abbastanza originale da salvare un intreccio in partenza fiacco e sconclusionato, che acquista mordente solo nel pregevole inseguimento finale? Qualora questo Seafood venisse trasmesso un giorno in tv, non mi stupirei se persino tra il pubblico elettivo di piccoli e piccolissimi qualche ditino annoiato decidesse di cambiare canale. Il problema principale sta tutto in un inizio claudicante e troppo lungo. Un incipit che un tipo di scrittura tipicamente asiatica ha infarcito di tempi morti e non-detti. Intendiamoci, una soluzione molto interessante se usata per le pellicole “da grandi”, ma sconsigliatissima in un film d'animazione, che implora anzitutto divertimento e il ritmo scoppiettante dell'avventura. E qui l'avventura decolla decisamente troppo tardi.