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Sean Carroll: «L'Universo ha bisogno di Dio?» - La creazione dal nulla

Creato il 10 giugno 2011 da Andream
Sean Carroll, astrofisico del California Institute of Technology, ha pubblicato un capitolo intitolato «Does the Universe Need God?» («L'Universo ha bisogno di Dio?») nel The Blackwell Companion to Science and Christianity. In esso spiega il motivo per il quale ritiene che l'Universo non abbia bisogno di Dio.
Il saggio è disponibile all'indirizzo preposterousuniverse.com/writings/dtung/ (anche in pdf), ovviamente in inglese. Qui di seguito riporto alcuni brani interessanti.
Sean Carroll: «L'Universo ha bisogno di Dio?» - La creazione dal nulla
Il problema della «creazione dal nulla»
Un modo provocativo di caratterizzare queste cosmologie dell'inizio [cosmologie in cui esiste un primo istante del tempo, NdT] è di dire «l'universo fu creato dal nulla». Si è molto discusso su cosa questa affermazione dovrebbe significare. Sfortunatamente si tratta di una traduzione alquanto fuorviante in linguaggio naturale di un concetto che non è ben definito neppure al livello tecnico. Tra i termini che sono definiti in maniera imprecisa ci sono «universo», «creato», «dal» e «nulla» (si può invece parlare di «fu»).
Il problema della «creazione dal nulla» è che evoca l'immagine di un «nulla» pre-esistente dal quale l'universo apparve spontaneamente – per nulla corrispondente a ciò che è implicato da questa idea. In parte ciò è dovuto al fatto che, in quanto esseri umani inseriti in un universo con una freccia del tempo, non possiamo evitare di cercare di spiegare gli eventi in termini di eventi antecedenti, anche quando l'evento che stiamo cercando di spiegare è definito esplicitamente come il più antico in assoluto. Sarebbe più corretto caratterizzare questi modelli dicendo «c'era un tempo tale che non vi fu un tempo antecedente».
Per fare luce su tutto ciò, è utile pensare allo stato presente dell'universo e procedere all'indietro, piuttosto che soccombere alla tentazione di collocare la nostra immaginazione a «prima» che l'universo venisse ad esistere. Le cosmologie dell'inizio assumono che il nostro viaggio mentale all'indietro nel tempo giungerà alla fine ad un punto del passato in cui il concetto di «tempo» non sia più applicabile. Alternativamente, immaginate un universo che sia collassato in un Big Crunch, cosicché vi sia stato un punto finale futuro per il tempo. Non siamo tentati di dire che questo universo si sia «trasformato nel nulla»; semplicemente ha un momento terminale della propria esistenza. Ciò che accade realmente in questo punto di confine dipende, naturalmente, dalla corretta teoria quantistica della gravità.
Il punto importante è che possiamo immaginare delle descrizioni auto-contenute dell'universo che abbiano un istante iniziale del tempo. Non c'è ragione logica od ostacolo metafisico al completamento della storia temporale convenzionale dell'universo includendo una condizione al contorno a-temporale all'inizio. Insieme all'efficace modello cosmologico post-Big Bang che già abbiamo, questo costituirebbe una descrizione coerente e indipendente della storia dell'universo.
Nulla nel fatto che vi sia stato un primo istante del tempo, in altre parole, implica la necessità di un qualcosa di esterno per causare l'universo in quel momento. Come disse Hawking in un brano celebre:
Fintanto che l'universo ha un inizio, potremmo supporre che abbia avuto un creatore. Ma se l'universo è realmente indipendente, senza confine o limite, non ci sarebbe né inizio né fine, semplicemente sarebbe. Che posto ci sarebbe, allora, per un creatore?

L'immagine è «Insignificance...», di Eden Brackstone (CC by-nc-nd 2.0). L'articolo è debitore di «Sean Carroll: Does the Universe Need God? [link]», Lesswrong, 23 marzo 2011.

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