Sebastian Friedrich è un ragazzone italo-tedesco. Spalle larghe e sguardo sognatore. E' un idealista avventuriero, che ama afferrare a piene mani la vita e affrontarla senza lasciarsi travolgere. Uno di quei giovani che calcavano l'onda dei loro giorni e non lasciano nulla al caso. L'abbiamo incontrato sulla collina di Torino, in uno dei suoi tanti spot fotografici scattati fra cielo e terra.
Ci racconta un po' di lui, della sua vita, dei suoi progetti, di quella miriade di esperienze che lo rendono un uomo vissuto nei suoi 26 anni. Ci ha incuriositi la sua voracità di sapere. Sebastian ha girato il mondo con la sua reflex al collo. "Ho passato la mia giovinezza a immortalare istanti" ci dice subito, senza mezze parole. E lo confessa, mentre con l'indice destro scatta una foto al Monviso. "Mi spaventerebbe pensare di stare a casa tutta la vita. Il mondo è nato per essere scoperto" e ci scherza un po' sopra.
Sebastian Friedrich è un artista poliedrico. La sua passione spazia senza urti dalla fotografia alla scultura. "Penso che in fondo abbiano in sé qualcosa di simile" esclama con serietà composta, "Entrambi immortalano un flusso. Scolpisci la bellezza in una pietra, e lo stesso puoi dirlo per quella fotografia che arresta all'improvviso la frenesia di una piazza di Delhi o Calcutta". Sebastian ha viaggiato in lungo e in largo, su e giù per il mondo. Di ogni angolo di questa Terra ha un ricordo carico di spiritualità. "Se l'avessi con me," ci fa sapere, "vi lascerei sfogliare l'album del mio ultimo viaggio in India. Capireste coi vostri stessi occhi cosa io intenda". I viaggi di Sebastian Friedrich hanno avuto inizio dopo il diploma al Primo Liceo Artistico di Torino nel 2009. "Da lì è nato tutto. Una voce mi ripeteva che avrei dovuto viaggiare e conoscere, che alla teoria di quegli anni avrei dovuto aggiungere la pratica dell'avventuriero". E' così la volta del soggiorno di un anno a Berlino, dove incontra la sensibilità artistica mitteleuropea. Getta un occhio a una città ricostruita che, a mo' di un'istantanea storica, porta ancora con sé le cicatrici dell'ultima guerra. Tornato a Torino, Sebastian Friedrich si iscriverà all'Accademia Albertina, dove nel luglio 2014 conseguirà il titolo triennale. Sarà dunque la volta dell'India, quell'India che - dice - "mi ha cambiato dentro e mi ha reso un uomo nuovo". Nel subcontinente asiatico Sebastian Friedrich ha trascorso un paio di mesi come responsabile di un progetto d'arte con bambini sordo-ciechi e con disabilità motorie. La profondità di quel periodo esotico si tradurrà ben presto in un percorso specialistico in arteterapia, dove Sebastian toccherà con mano gli effetti straordinariamente benefici dell'arte sugli uomini.
"E' da quel momento che ho compreso il significato profondo della fotografia e della scultura, e di quello che sarebbe dovuto essere il mio futuro" esclama con entusiasmo e orgoglio il ragazzone dallo sguardo sognatore.
"Alcune tribù indigene pensano che la fotografia rapisca l'anima di chi viene ritratto" prosegue, "Personalmente immagino che lo stesso faccia la scultura. Nella sua tridimensionalità custodisce l'oggetto nella sua forma mentale e corporea". In questo senso Sebastian Friedrich non ha dubbi: fotografare e scolpire hanno un'innegabile affinità, senza del resto risultare compenetranti. "La passione per i rullini - quando ancora c'erano - le reflex, gli obiettivi e i filtri me l'ha trasmessa mio padre Gerhard, che insegna Letteratura tedesca alla facoltà di Lingue a Torino". Sebastian Friedrich è un catalizzatore di fascino, che non disdegna di lasciarsi lui stesso affascinare. Lo ammette fra le righe, quando afferma: "Da bambino cercavo sempre di immortalare la luce. Era ciò che più mi stupiva e mi rendeva curioso. Non avete mai provato a giocare con la luce?" ci chiede, poi aggiunge, "Con la luce tiri fuori l'arcobaleno, e sembra per un attimo che le fotografie rivivano".
L'italo-tedesco Friedrich non è certo nuovo all'ambiente delle immagini e dei colori. Ci fa sapere di aver già esposto in passato in diversi spazi a Torino attraverso dei bandi d'arte. "Vorrei che i prodotti della mia passione artistica girassero il mondo. Non lo dico per cercare il successo. Lo dico perché vorrei che fossero conosciuti nel mondo". L'India e l'Irlanda sono i Paesi che maggiormente hanno segnato la sensibilità di Sebastian. "L'Irlanda l'ho attraversata in bicicletta. Se giri un posto in macchina, perdi il fascino di quella terra. Bisognerebbe camminare lungo tutto i sentieri del mondo". In queste parole Sebastian Friedrich lascia trapelare il suo approccio romantico alla vita, quella sua voglia matta di approfondire - mediante i sentimenti - ciò che va ben oltre la superficialità delle cose. Ed è proprio con questa vocazione che un giorno ha iniziato il percorso di arteterapia, consapevole di come quest'ultima sia generatrice di stimoli multiformi. "L'arte rallegra gli animi" conclude, "Ti fa piangere e sorridere. Ti fa arrabbiare alcune volte. Scatena la tua curiosità, imparando così a conoscerti ogni giorno di più".