Ancora a distanza di anni mi trovo a usare l’espressione “uscita alla Seba Rossi” per indicare quella alta, con il ginocchio pericolosamente ad altezza faccia dell’avversario. Non so perché mi è rimasta impressa come suo marchio di fabbrica, ma a pensarci bene in quell’uscita ci sono le tre più importanti caratteristiche dell’ex portiere: l’altezza, la sicurezza – talvolta eccessiva – nei propri mezzi e il suo essere una testa calda. Me lo ricordo così, in effetti, Sebastiano Rossi da Cesena, il portiere che detiene ancora il record di imbattibilità in serie A – ben nove partite a difendere la porta del Milan senza prendere gol.
“Avrei preferito andare avanti con il record, ma ancora una volta si è messo in mezzo Kolyvanov. Dedico il primato a mia mamma, alla mia fidanzata e alla Curva”: da questa dichiarazione, se decontestualizzata, trapela una reazione serafica da parte del portiere del Milan, cosa strana per una testa calda. E infatti le cronache parlano di gesti inconsulti rivolti alla curva del Foggia dopo il raggiungimento del record; perché Seba Rossi inizialmente fa finta di non capire, ma poi Costacurta inizia ad applaudire e viene emulato dal pubblico, così il portierone alza le braccia al cielo. Nel giro di qualche secondo, però, si rivolge verso i tifosi pugliesi e le sue mani indicano l’inguine, nel tipico gesto che spesso si vede nelle curve italiane ma molto meno spesso in campo. “Come rovinare un record”, titolano i giornali, oppure “caduta di stile”, ma gli screzi tra Rossi e gli ultras foggiani risalgono proprio alla partita d’andata, quando dopo il citato gol di Kolyvanov dagli spalti vola un petardo in direzione del portiere e lui pensa bene di lanciarlo di nuovo in curva.
Nelle stagioni immediatamente successive il suo posto da titolare non è più così sicuro. Il Milan continua a ingaggiare portieri, da Pagotto a Taibi a Lehmann, che insidiano Rossi nelle scelte dell’allenatore che intanto è diventato Zaccheroni. Un episodio in particolare, poi, rappresenterà la svolta negativa della sua carriera. Nell’ultima giornata del girone di andata della stagione 1998/99, i rossoneri ospitano il Perugia a San Siro. Sul 2-0 per i padroni di casa agli umbri viene assegnato un (molto dubbio) rigore, battuto e realizzato da Nakata. Bucchi si lancia a raccogliere la palla in rete per sveltire le operazioni, ma incappa in un raptus di Rossi che lo atterra con un braccio teso stile wrestling. Espulsione, cinque giornate di squalifica e sliding door per Christian Abbiati, all’epoca giovane riserva del portierone che manterrà il posto da titolare per tutta la stagione, quella del 16° scudetto, e anche in quella successiva, fino a relegare Rossi a terza scelta anche dopo Dida. La carriera di Sebastiano Rossi volge al termine proprio a Perugia nella stagione 2002/03, dopo la quale il portiere appende i guanti al chiodo all’età di 39 anni, con 346 presenze all’attivo in serie A ma zero in nazionale, causa altri portieri che gli sbarravano la strada.
Per anni si sente poco o niente parlare di lui, finché nel 2011 viene arrestato a causa di un diverbio con un carabiniere che lo esortava a spegnere il sigaro all’interno di un bar di Cesena, finito con un pugno in faccia al militare, dopo cui patteggia 56 giorni di reclusione convertiti in pena pecuniaria di 14.000 € per resistenza e lesioni a pubblico ufficiale. In realtà però questa storia ne ha fatte affiorare altre, tra cui un processo per sequestro di persona con tentata violenza privata (Rossi era imputato insieme a Nicola Penta, ex guardia del corpo del portiere e manager di Eros Ramazzotti) e un altro per una rissa fuori da un locale. I motivi dell’alterco non sono noti, magari qualcuno ha fatto l’errore di mormorare il nome di Kolyvanov…daniele