Magazine Psicologia

Secchiaggine, micioni e panico sull'autobus

Da Simonaruffini
Senza neanche accorgermene, anche la terza settimana della nuova vita canadese è passata. Sono riuscita a completare tutta la documentazione necessaria per sottoporre il mio progetto di ricerca all’Ethical Research Committee un giorno prima della scadenza. Si, lo so sono proprio una secchia.Devo però ringraziare le persone che mi hanno aiutata e supportata in questa prima piccola impresa, ovvero:Stephane, mio tutor e superstar di fama mondiale nel campo della Cyberspychology. Lo adoro ancora di più da quando mi ha detto che vuole che io presenti la ricerca alla prossima Cyberpsychology Conference il prossimo giugno a Washington.

Secchiaggine, micioni e panico sull'autobus

Stephane


Genevieve, coordinatrice e responsabile di tutti i progetti di ricerca del laboratorio (che nel mentre ha avuto anche il tempo di trovarmi il costume per la festa di Halloween, provate ad indovinare quale sarà mai).

Secchiaggine, micioni e panico sull'autobus

Genevieve


E Claudie, la mia amica e collega canadese che mi ha aiutata a tradurre tutto dall'inglese al francese e che in più si è esposta al rischio di venire anche a cena a casa mia.
Tranquilli, stranamente non ho bruciato nulla.Le mie dita sembrano aver appena incontrato Jack lo Squartatore, ma questa è un’altra storia. Non è colpa mia, è colpa dei coltelli stile Miracle blade che sono troppo affilati.
Tra un gossip, una risata e l’altra, ad un certo punto abbiamo sentito un forte rumore proveniente dalla finestra dove di solito June si affaccia a scrutare il mondo (stile vecchio saggio monaco tibetano). Ci avviciniamo alla finestra dove June sembrava tutt’altro che in pace con il mondo: aveva rizzato il pelo e aveva la coda tra le gambe (che coniglia).Fuori era buio, quindi per alcuni secondi non abbiamo visto nulla.Poi, due grandi e gialli enormi occhioni.
Esattamente dall’altra parte del vetro rispetto a June c'era questo mega super micio che sarà stato tre volte lei. I due continuavano a fissarsi, ma alla fine il micione se ne è andato e June ha smesso di avere la tachicardia.
Come mi ha fatto notare Claudie, all’interno del mio frigo regnava il deserto più totale, dato che avevo usato le ultime cose per preparare la cena per me e la mia ospite.L’indomani mi sono armata di sacchetti e pregustando il dolore alla schiena, dopo il lavoro sono saltata sull’autobus in direzione centro e ho comprato giusto quelle quattro cose che servono per sopravvivere perché sull’unica carta che funziona non era stato ancora accreditato il tanto agognato bonifico.Carica di borse (perché alla fine scelgo di prendere sempre le cose più pesanti?)mi sono trascinata alla fermata dell’autobus.C’era il sole, ma anche un vento glaciale. Probabilmente è per questo che ho sbagliato a prendere l’autobus. Probabilmente le lenti a contatto si erano ghiacciate e mi hanno giocato un brutto tiro.Salgo sull’autobus, convinta che fosse il caro vecchio numero 39 che mi avrebbe scaricata quasi davanti alla porta di casa. Per 10 minuti tutto prosegue alla grande. Stavo già pensando a cosa preparami per cena senza rischiare di perdere un dito, quando invece di proseguire dritto, lungo Alexander taché l’autobus ha girato a destra. PANICO.Ho cercato di fare mente locale. Forse non mi ricordavo bene la strada. Ho aspettato  circa 10 minuti. Nella mia testa si combatteva sul da farsi: da un lato cercavo di autoconvicermi che prima o poi saremo tornati su Alexander taché, dall’altro lato volevo fiondarmi dall’autista (ma ero carica come un mulo quindi era infattibile) e chiedergli in ginocchio di salvarmi. Alla fine ho raccattato le mie cose stile homeless e barcollando sono giunta dall’autista. Con un certo timore ho chiesto: “sta andando verso Alexander taché vero?”.Lui è scoppiato a ridere.Grazie, molto simpatico.Ho quindi dovuto prendere altri tre autobus per tornare a casa. Lungo il tragitto ho cercato di vedere i lati positivi della vicenda: mi sono fatta una gita in una parte nuova della città che non conoscevo…Fine della visione ottimistica (e meno male che sto facendo una ricerca bibliografica sulla Psicologia Positiva). Dopo un’ora sono entrata in casa.Avevo divorato metà della spesa lungo il tragitto quindi, il mio frigo tutt'oea continua ad essere vuoto.
Un grazie speciale a madre natura, che mi ha fatta miope, e alle mie lenti a contatto, che mi hanno abbandonato nel momento del bisogno.

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :

Magazine