SECOND NATURE. Un'altra Nina.

Da Nina


Mi rendo conto che ultimamente non aggiorno il blog con la costanza che avevo prima. In media riesco a scrivere un post alla settimana, l'altra è una conchiglia. Questo per me è il periodo più bello, il migliore, per tante ragioni e forse è per questo che la cosa che mi viene più naturale è viverlo, piuttosto che raccontarlo. Questo è un po' il leit motiv della mia gravidanza: non trovare le parole per descrivere e riportare nero su bianco la mia esperienza, per esprimere le mie emozioni e il vissuto che questi mesi portano con sé. Io, che non ho mai avuto difficoltà nel trasferire in parole il mio universo interiore...
Eppure è quel che mi sta accadendo ora: tanto è stato detto sulla gravidanza, ci sono milioni di blog, di forum, di siti che ne parlano, che sviscerano e io? Cos'altro potrei dire di nuovo e arguto io?  Perciò scelgo di viverla e goderla fino in fondo, a modo mio. In parte potrebbe essere una naturale conseguenza dell'aver condiviso tutto di me, fino a ieri. Mi sono esposta e messa a nudo e forse ora sento il bisogno di riappropiarmi di una certa intimità, di vivermi le cose senza doverle necessariamente spiegare. Non so, davvero, non so dire bene quale sia la ragione, è tutto così nuovo e totalizzante, so solo che questo modo di essere mi rispecchia anche nella vita reale: ne parlo poco,  sono molto riservata, come a proteggere il senso profondo che ha tutto questo per me, per noi. Un valore alto, un luogo sacro, è come certi templi o cattedrali che quando ci entri è il silenzio che ti ispirano, quello riverenziale. Perciò io entro in contatto con questa nuova me e con la vita che mi abita e quel che trovo non sono parole, ma sensazioni, visioni, immagini, viscere, emozioni, pianto, riso, gioia, paura, esaltazione, senso di potenza e onnipotenza, fragilità e insicurezza estreme. Sono come un animale: puro istinto.  Dopo tanto affanno, dopo tanto correre e cercare, ora sto conoscendo la calma, la stasi, il riposo.  Dopo la ricerca di comunicazione verbale, dopo il darmi in modo completo e assoluto, senza riserve, fino allo stremo di me, dopo la condivisione totale, la costruzione di un ponte fra me e il resto del mondo, di una rete che unisce, ora ho questo istinto che mi spinge verso la tana, il nido protetto e solitario.  Come a voler recuperare energie e risorse, come a cercare una relazione con me stessa, senza filtri o intermediari. Non c'è altro dietro questa mia apparente latitanza, se non l'assecondare un'inclinazione naturale alla passione, un gesto estremo di assoluta adorazione (come cantavano i Casino Royale). Sono in contemplazione attiva.  Mi rendo conto che rischierei di risultare anche monotona e ripetitiva, perché davvero il mio cervello è tutto abitato da un solo e unico pensiero: il Pivellino, la mia Famiglia. Sto diventando una mammoletta, ma non posso farci nulla e forse è anche giusto che sia così per me ora. Parlerei per ore di questo mio nuovo argomento preferito, senza stancarmi mai. Tutto il mio essere è proiettato verso la realtà della mia maternità. Il resto è lo sfondo, il contorno, la scenografia necessaria, ma non mi coinvolge più come prima, non è in grado di rapirmi e catturare la mia attenzione tanto quanto riesce invece a fare quell'esserino di pochi centimetri che nuota dentro di me. Vi rendete conto da sole che finirei per risultare davvero esasperante. Preferisco che mi ricordiate com'ero una volta: ironica, dissacrante, acuta, lucida, critica. Sveglia, soprattutto, non come ora, che ho la testa perennemente in black out e dentro ci trovi solo immagini sdolcinate e tenerezza. Una rincoglionita cronica. La mia seconda natura è questa ora. 
In questi ultimi giorni il Pivellino è diventato una presenza constante e concreta: si muove e i suoi movimenti sono visibili, attraverso la pelle. Passo ore estasiata a godermi lo spettacolo - my private show - e mi sento come se non avessi bisogno di altro. Ho degli appuntamenti fissi con l'amore che non perderei per nulla al mondo. Tutto perciò ruota ancora più attorno a lui e devo dire che questa sua nuova forma di comunicazione ci rende idioti, fusi, ancora di più, se mai fosse possibile. Ho preso l'abitudine di fare dei video alla Panza Abitata e quando li riguardo, quando vedo il modo in cui Pive risponde ai nostri stimoli esterni, mi rendo conto che interagisce davvero con noi, adesso. E la cosa ha del portentoso. Si crea una sorta di comunicazione unica e speciale fra noi e lui, fatta di carezze, parole, canzoni, tocchi sulla pancia e spinte da dentro.  Come a volerci dire: 'Vi sento. Ci sono'. Come a volergli dire: 'Ti sentiamo. Siamo qui per te'. Anche adesso, mentre scrivo, lui partecipa con qualche gioioso calcetto.
A Pasqua ho fatto una cosa davvero scema, perché questo l'amore fa fare. Ho fatto l'ingresso trionfale tra il parentame vario, 'mascherata' da uovo di Pasqua. Ebbene si, ho anche postato la foto su Instagram, non contenta!   E poi mi sono goduta tutte le premure, le attenzioni e le cure, tutto quel che in anni ho desiderato e che ora è realtà. Sono stata coccolata e vezzeggiata e non mi sono certo tirata indietro, anzi, mi sono presa tutto con gioia e entusiasmo, consapevole che questo è il mio momento. Finalmente. E Pive ha fatto uno splendido regalo al nonno: si è fatto sentire anche da lui. Che magari è stato un caso, ma mi piace pensare che dietro ci fosse un'intenzione (e ci è piaciuto pensarlo un po' a tutti in effetti). Ommioddio quanto mi ha fatta commuovere, amore de mamma sua.

Ho parlato per ore con le mogli dei miei cugini, già mamme da un po', di gravidanza, parto, educazione, tutto quello che prima evitavo, domenica l'ho trangugiato avidamente, a piene mani. Ho fatto indigestione. Questa è la condivisione di cui ho bisogno ora, confrontarmi con altre che hanno vissuto o vivono quel che sto vivendo io, per scoprire, conoscere. Per capire e capirmi, per sentirmi parte di quella fetta di mondo, per crederci di più, per prendere consapevolezza, per trovare un po' di me in loro e viceversa. Sono tanti i dubbi e le domande che mi vengono su in questo periodo, tante le cose che voglio sapere.
A Pasquetta finalmente il tempo è stato clemente, per una mezza giornata. Inutile dire che non ne posso più di questo grigiore, di questa umidità che ti si spalma addosso con ostinazione, togliendoti volontà e motivazione ad agire. Ho passato anche giorni difficili e apatici a causa del maltempo, ero metereopatica prima, non vi sto a dire adesso che sono un animaletto, appunto: un senso di oppressione mi ha accompagnato nelle lunghe giornate solitarie in casa. Ma sta per finire, DEVE finire. Dicevo di pasquetta, della tregua fino a poco dopo pranzo, poi di nuovo pioggia. Siamo usciti, io e Lui e abbiamo fatto una cosa che da troppo tempo non facevamo: siamo andati a vedere una mostra di fotografia. Siamo andati un po' a zonzo. Mi pare una vita che aspetto il sole, il caldo per uscire, ma ogni fine settimana si ripete identico da un mese e mezzo a questa parte: freddo, buio, pioggia.


E senza rendermene conto veramente, forse proprio perché le giornate si somigliano un po' tutte quando fuori il cielo ha sempre lo stesso aspetto, lo stesso colore smorto, siamo arrivati al 6° mese.  Ora tornerà la primavera e da queste parti sarà tutto un fermento. Dipingeremo la cameretta, inizieremo a comprare quel che serve per accogliere Simone. Riprenderemo a uscire, inizieremo a fare cose mai fatte prima. Porteremo Panza in giro, potremo raccontare al Pivellino che quando ancora era dentro di me lo abbiamo portato Qui e Lì e le foto ne saranno la testimonianza (non come ora che sono tutte dentro casa!).  Comincia una nuova fase per noi, carica di entusiasmo, di sole, di quel friccico che già pregusto, che già mi pare di sentire dentro. Mentre il mio sogno proibito è togliere il cappotto, che non mi si allaccia quasi più e indossare maniche corte e golfini. Col calore sulla pelle, che il corpo ha bisogno di asciugarsi e scaldarsi dopo un inverno davvero troppo lungo e faticoso. Non ce la faccio più, non lo sopporto più.

Postilla: e continuiamo a comprare libricini per Simone, a scaricare film, a pensare a luoghi e canzoni. Tutto per lui, tutto in funzione di lui. Adesso capite bene quanto io sia diventata rincoglionita, che questo Cecio mi ha resa pazza di lui e perciò se scrivo poco io lo faccio anche per voi. Fidatevi. Finireste per non sopportarmi piùùùùù!


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