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Massimo Rebecchi porta avanti il suo vincente piano retail giocando sul valore intrinseco di un prodotto dalla forte riconoscibilità.
“La nostra clientela sa cosa troverà in negozio, il prodotto non ha mai perso la sua identità, è riconoscibile, con un tasso di innovazione sostenuto, ma non tale da stravolgere le collezioni di volta in volta. In più, ha un prezzo corretto”. Ecco quanto sostiene il creativo toscano.
Le due boutique milanesi (quella per la donna è stata inaugurata da pochi mesi, in Corso Como 4) rappresentano, quindi, una tappa del piano retail concepito da Rebecchi sulla base di standard chiarissimi: negozi da 50 a 70 metri, idonei a esaltare l’offerta merceologica.
Il concept esemplificato a Viareggio e proseguito poi negli anni con le aperture di Roma (Piazza di Spagna), Firenze, Forte dei Marmi, Bologna, Bergamo, Arezzo (in tutto 14 negozi), continua a essere implementato: spazi caratterizzati da un arredo non invasivo, anzi minimale. Proiezioni verticali, con vetrine big size che danno la sensazione di volumetrie ampie. Spazio, da un lato. Prodotto, dall’altro. Messo in risalto da colori ovattati, quali il grigio tortora e il color grafite, illuminati da toni lievi.
Queste aperture sono un ulteriore passo verso lo sviluppo internazionale, che Massimo Rebecchi persegue puntando proprio sul canale monomarca diretto. In azienda, ha appena preso corpo una divisione la cui mission è estendere la rete dei negozi a livello mondiale.
Sul prodotto, il “codice Rebecchi” è di riconoscibilità immediata: fluidità e sovrapposizioni materiche per la donna, dove la palette cromatica è permeata di toni sabbiosi e la tentazione glamour non cede mai il passo a eccessi che la stagione dopo risultano “fuori moda”. Nel contesto maschile, che condivide pariteticamente il fatturato con la donna, imperano i capispalla: di grande successo i piumini invernali e l’interpretazione by Rebecchi del formalwear.