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Seconda prova per il trapano di Curiosity: eseguito il mini-drill

Creato il 08 febbraio 2013 da Aliveuniverseimages @aliveuniverseim

CURIOSITY sol 180 MAHLI mini-drill

CURIOSITY sol 180 MAHLI mini-drill
"Courtesy NASA/JPL-California Institute of Tecnology" processing 2di7 & titanio44

Dopo la notte di carico e la prova di percussione "drill-on-rock checkout", ieri Curiosity ha eseguito la prova chiamata "mini-drill", il secondo test fondamentale per il prossimo vero e proprio primo utilizzo del trapano.

Avevamo anticipato le immagini elaborate attraverso i nostri canali.

Ora, bisogna vedere se il risultato sarà soddisfacente e il team di missione riterrà la roccia, "John Klein", adatta alla prima perforazione.

Con l'operazione mini-drill Curiosity ha utilizzato sia rotazione che percussione, producendo un foro di 2 centimetri, rispetto ai 6,3 effettivi che potrà raggiungere con la punta del suo trapano.

CURIOSITY sol 180 MAHLI mini-drill anaglyph

CURIOSITY sol 180 MAHLI mini-drill anaglyph
"Courtesy NASA/JPL-California Institute of Tecnology" processing 2di7 & titanio44

Se i detriti prodotti, passeranno la valutazione visiva e la roccia verrà ritenuta adatta all'operazione e sicura per i meccanismi del rover, Curiosity effettuerà il primo vero foro su Marte forse questo weekend o al più tardi, all'inizio della prossima settimana.

La grana fine in questa prima fase è importante per generare il tipo di polvere necessaria per pulire il sistema di foratura dalla potenziale contaminazione pre-lancio. Ma il fatto che la polvere prodotta non sia "appiccicosa" (umida) è ancora più importante per la salvaguardia della strumentazione.

Anche in questo caso, come era avvenuto per gli scoop, le prime 3 - 5 perforazioni saranno utilizzate per pulire lo strumento: la roccia selezionata verrà forata, la polvere sarà trasportata fino all'area di stoccaggio, verrà fatta vibrare per garantire una pulizia accurata delle pareti e poi gettata, per almeno tre volte.

I campioni successivi, invece, potranno essere utilizzati per le analisi e quindi consegnati al CHIMRA (Collection and Handling for In-Situ Martian Rock Analysis) per la setacciatura e porzionatura del materiale da ripartire tra CheMin (Chemistry and Mineralogy) e SAM (Sample Analysis at Mars).

Osservando i risultati di questo primo test, la roccia sembra effettivamente morbida.
John Klein potrebbe essere rappresentativa di un ambiente passato umido e quindi potrebbe fornire importanti dettagli sulle precedenti condizioni ambientali di Marte. Tuttavia, ora è fondamentale per gli scienziati capire se la polvere prodotta dal target può essere idonea agli strumenti di Curiosity.

CURIOSITY sol 180 MAHLI mini-drill 3D

CURIOSITY sol 180 MAHLI mini-drill 3D
"Courtesy NASA/JPL-California Institute of Tecnology" processing 2di7 & titanio44

Gli ingegneri vogliono sapere che tipo di composizione ha questa roccia prima di dare un campione in pasto al SAM, uno degli strumenti più sofisticati a bordo del rover, che riscalda il campione fino a 1000° C per cercare e caratterizzare molecole organiche e inorganiche importanti per la vita. Così, un po' della polvere prodotta, verrà prima consegnata alla CheMin che utilizza la diffrazione a raggi X per l'analisi.

"Lo scopo è vedere se la polvere si comporta come ci si aspetta. Sembra polvere secca? Questo è quello che vogliamo confermare", ha detto Daniel Limonadi, ingegnere del JPL.

Per arrivare fin qui, è stato fondamentale l'Alpha Particle X-ray Spectrometer (APXS), che insieme alla ChenCam (Chemistry and Camera) e alle definite immagini del MAHLI (Mars Hand Lens Imager), ha permesso di avere informazioni dettagliate sul target John Klein prima di procedere con i test di pre-forazione.

Roger C. Wiens, ricercatore della ChemCam al Los Alamos National Laboratory nel New Mexico, racconta che il laser di Curiosity ha fatto fuoco 12.000 volte su John Klein per analizzarne gli elementi chimici. E' da tener presente che in genere, si utilizzano 30 colpi in un punto solo per un'analisi standard e dai 4 ai 9 punti di osservazione, anche per valutare l'omogeneità del campione. Questo ci fa capire quanto il team di missione abbia valutato con cautela il target prima di procedere con il trapano.


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