di Ferdinando Cocciolo
La seconda settimana del Giro d’Italia 2014 si chiude nel segno di Fabio Aru, la grande speranza del ciclismo italiano: ci si chiede a questo punto, farà saltare il banco? Un Giro d’Italia che dopo due settimane vede il colombiano Rigoberto Uran in maglia rosa. Ma è una corsa rosa che “parla anche italiano“, con i nostri giovani che stanno dando garanzie e spettacolo, sia per la classifica, sia per le tappe.
Fabio Aru – da bbc.co.uk
In testa alla classifica dunque Rigoberto Uran, Cadel Evans a 1 minuto e 3 secondi, Rafal Majka a 1 minuto e 50, Fabio Aru (il primo degli italiani) a 2 e 24 secondi, Nairo Quintana a 2 minuti e 40, Domenico Pozzovivo a 2 e 42, Pierre Rolland a 4 minuti e 47, molto staccato Ivan Basso a 7 minuti e 42 secondi. Una classifica generale che comprende tutti i migliori del Giro d’ Italia edizione n.97, ad eccezione di Michele Scarponi, sfortunato e caduto (diventato luogotenente di Fabio Aru) e di Joaquin Rodriguez, costretto al ritiro.
Un Giro d’Italia che, dopo la dura cronometro di Barolo e i primi due duri arrivi in salita ad Oropa e Montecampione, proporrà il “tappone” con Gavia e Stelvio, la Ponte di Legno-Val Martello. E si riparte dopo la grande impresa, a Montecampione, su una delle salite più care all’indimenticabile Marco Pantani, di Fabio Aru, 23 anni, il leader dell’Astana, colui che l’anno scorso aiutò Vincenzo Nibali a vincere la corsa rosa e adesso si ritrova ad essere l’ uomo di classifica, soprattutto la nostra grande speranza. Tutti aspettavano che qualcuno, tra Uran, Evans e Quintana, desse il “colpaccio” per far capire agli avversari chi davvero può essere il padrone di un Giro che invece un padrone ancora non ce l’ha. Il sardo era il “sogno” che avrebbe fatto piacere a tutti gli appassionati, anche a Marco Pantani che nel 1998 “svolazzò” leggero in quelle strade, stanando le ambizioni di Pavel Tonkov. Invece, proprio lui, con uno stile e una pedalata fluida che ci hanno a tratti ricordato quella del compagno di squadra Nibali, ha staccato tutti i grandi. Rigoberto Uran (che dopo la vittoriosa e per certi versi inaspettata impresa nella cronometro di Barolo sta praticamente correndo in difesa) è stato staccato di 42 secondi; prima della maglia rosa si sono classificati, terzo e quarto (preceduti da un volitivo Fabio Duarte) a 22 secondi, Quintana e un Pierre Rolland che in queste tappe di montagna cerca sempre di inventarsi qualcosa. Nairo Quintana, alla vigilia del Giro, era considerato da quasi tutti gli addetti ai lavori il grande favorito, colui che avrebbe fatto la differenza sulle grandi montagne. Il colombiano è stato frenato anche lui dalle cadute e da qualche problema fisico, ma ora, nella terza settimana decisiva della corsa, dovrà dare delle risposte. Si attende quel “guizzo fulminante” che fece le sue fortune nell’ultimo Tour de France, sin dalla temutissima Ponte di Legno-Val Martello, con Gavia e Stelvio che, cattivo tempo permettendo, potranno risultare indigesti a molti.
E Cadel Evans? L’australiano ha vestito la maglia rosa sino alla crono di Barolo, poi ha corso più che altro in difesa, suscitando un po’di dubbi su una condizione fisica che qualcuno considera in calo. Ma lui, come confermato in diretta televisiva dopo Montecampione (nel corso del Processo alla tappa di Alessandra De Stefano), ci crede ancora, non per nulla viene chiamato “il cagnaccio“, uno che, prima di finire, da tutto il meglio di sé, sino all’ ultimo. E il ciclismo italiano, a parte Fabio Aru, e le tappe vinte da Diego Ulissi e Enrico Battaglin? Domenico Pozzovivo è sesto in classifica (secondo italiano dopo Aru); dopo aver attaccato con Quintana ad Oropa, ha un po’ deluso a Montecampione, dove si è classificato al dodicesimo posto a 1 minuto e 12 secondi da Fabio Aru. Non sembra ancora maturo per il podio finale, anche se attende pure lui le durissime tappe in salita dell’ultima settimana, Zoncolan compreso, per inventarsi qualcosa e provare a “far saltare il banco“.
E Ivan Basso? Non ha reso come si aspettava, il suo obiettivo era quello di entrare almeno nei primi cinque posti della classifica generale. Gli anni passano (37), ma Ivan tiene tanto ad una grande gara a tappe che lo ha consacrato tra i grandi del ciclismo (vincitore di due Giri d’Italia, 2006 e 2010, terzo nel 2009, quinto nel 2012). Il varesino sta probabilmente scontando una condizione fisica non ancora ottimale (è anche caduto durante la cronometro di Barolo) ma è uno che non molla mai, con una passione per il ciclismo ancora notevole. In fin dei conti, nelle tappe di Oropa e Montecampione ha limitato i danni dai favoriti per la vittoria finale. E’ dodicesimo in classifica, ma non è questo il suo valore reale; può, deve entrare almeno nei primi 10, è un “diesel” e può ancora crescere nelle ultime tappe: il suo sogno si chiama Zoncolan.
Ma godiamoci questo Fabio Aru, che vorrà darci ancora diverse soddisfazioni. Ha entusiasmo, ha in appoggio una squadra forte e un Michele Scarponi che si sta sempre più riprendendo dall’infortunio. E’ la nostra grande speranza, nell’ottica di un ricambio generazionale inevitabile, fatto di successi.
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