Seconda stella a destra
Creato il 01 giugno 2012 da Povna
@povna
Approfittando della compiacenza di Woodstock (perché ci sono volte in cui tutto ha un senso, e non ci si può negare nulla), la ‘povna lascia il rotolo con il suo messaggio al centro della cattedra dell’Onda, poi chiama Calvin, glielo affida in custodia con poche parole dense (“Eccolo, allora: leggetelo quando siete tutti”) e poi corre in classe, dove si appresta a trascorrere due ore di scritti di autocoscienza, varie e musica coi suoi bravi Merry Men.
Il ritmo della loro canzone subito la prende, e quando, alle 8.30, inizia a sentire un rumore che cresce da lontano, roboando, non ci fa nemmeno caso. Poi, di sorpresa, un toc toc leggero alla porta.
“Avanti”. E se li ritrova tutti in classe. Alti. Grandi. Sorridenti. E, soprattutto, muti. La guardano. Li guarda. Le parole non escono. Calvin fissa un punto altrove, con gli occhi lucidi. Corto le scintilla davanti, con quell’aria da: “Ma guarda te se dovevi farmi prendere da collettiva commozione”. Persino Nana resta zitta. E così Peter, Lupin, Nino-non-aver-paura, il Carabiniere, Giglio Tigrato e gli altri. Alla fine, a stento, la voce del Coccodrillo: “Noi, volevamo ringraziarla…”.
Non dice altro, che se no scoppiano tutti in lacrime, ridenti, davanti ai Merry Men. Così, come era arrivata, l’Onda si ritira, armonica, ché tanto “Poi ci vediamo con calma, alla sesta ora”.
La ‘povna ritorna sulla terra, i Merry Men la guardano.
“Noi saremo come loro…” – azzarda Soldino dal fondo.
“Noi siamo meglio”, rincara puntiglioso Weber.
“Non sarete come loro, sarete diversi” – attacca subito, consapevole, la ‘povna (alla quale sembra che anche il fatto che l’Onda sia venuta a salutarla proprio mentre era in questa classe abbia un suo bel perché) – “però siete l’unica classe per la quale vedo segnali per costruire un mondo nostro, come loro”.
Poi ciascuno torna alle proprie occupazioni con impegno. La ‘povna termina la giornata in una bolla, e poi la sesta ora. E infine, per chi ha voglia di farsi male fino in fondo, un intero pomeriggio di tesine.
“Carina la lettera, scritta benino” – le fa Corto a un certo punto, mentre la ‘povna si è avvicinata a dirgli che cosa scrivere sugli scritti-di-autocoscienza-Merry-Men (che Corto si è offerto di correggere). La ‘povna gli stritola la mano sotto un pugno, e intanto se la ride.
“E a te è piaciuta, Calvin?”.
“L’ho letta io” – risponde quello, come a dire tutto.
E, in fondo, non c’è davvero altro da dire.Tre anni fa, la ‘povna e l’Onda – in nome di un’antica promessa – passarono gli ultimi due mesi del biennio giocando a Peter Pan, a Neverland – vivendo un’esperienza un po’ (parecchio) folle, che avrebbe segnato loro tutti per la vita. Oggi, in ricordo di quel giorno (e di molti, molti altri) la ‘povna parla appunto dei testi di Peter Pan per il venerdì del libro.Uscito dalla penna magica di James Matthew Barrie, Peter Pan può essere considerato, a buon diritto, uno dei pochi esempi di mito contemporaneo. Quando infatti l’autore lo tira fuori dal cilindro (1902, nelle pagine a lui dedicate dell’Uccellino bianco, il primo romanzo in cui Peter fa la sua comparsa, l’unica opera scritta su di lui a non essere specificamente per ragazzi), lo rifornisce di una storia che narra la sua origine; e poi, a partire da quella, immagina per Peter, altre avventure Non a caso una parte del suo nome, “Pan”, rimanda a una divinità antica, il dio dei boschi (e infatti Peter vive all’inizio, come un uccellino, nei Giardini di Kensington). Proprio per questo Peter può, per statuto, incontrare ogni bambino che creda in lui e abbia voglia di identificazione romanzesca, perché quelle vissute con Wendy, John e Michael sono solo un esempio delle avventure che qualunque ragazzo può vivere a Neverland, in sua compagnia.
Dopo l’Uccellino bianco, Barrie decide di sviluppare la figura di Peter in una pièce teatrale destinata a divenire celebre, Peter Pan, appunto, che vede nel 1904 la sua prima rappresentazione. Nel 1906, si risolve – visto il successo clamoroso del suo nuovo personaggio – a pubblicare in volume separato (con il titolo Peter Pan nei giardini di Kensington) i capitoli 13-18 dell’Uccellino bianco. Il 1911 è la volta del romanzo (basato sulla pièce), Peter e Wendy. Nel 1928 viene pubblicato per la prima volta il testo teatrale.
A tutte queste cose, dunque, si fa riferimento quando si pronuncia il nome di Peter Pan alla leggera, un poco impunemente. E anche ad altre: per esempio i musicals, i cartoni animati della Disney (basati sostanzialmente su Peter e Wendy, le canzoni di Bennato, Ruggeri, e ancora tante, Hook di Spielberg e Finding Neverland: perché la capacità di vita autonoma rispetto ai testi che le ospitano è ciò che caratterizza, appunto, le figure del mito.
Di tutto questo, e molto altro, parlarono la ‘povna e l’Onda ai tempi di quella folle corsa. Quando Neverland divenne il loro punto di riferimento nei fatti e pure in codice: una porta chiusa, soprannomi che hanno scavallato il tempo, riferimenti, immenso amore.
Tutto questo, e molto altro, la ‘povna si porta dietro al termine di questa cavalcata folle. Che varrebbe, da sola, ora e per sempre, il senso del suo fare scuola.
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