Secondarie e retroscena elettorale

Creato il 02 aprile 2012 da Casarrubea

Qualche giorno fa Claudio Riolo, docente di Scienze politiche e relazioni internazionali, all’Università di Palermo, s’è presa la briga, per uno scrupolo squisitamente etico e, indirettamente, nell’interesse di questa città senza vento in poppa che imbarca acqua da molte parti, di chiedere al capogruppo del Pd all’Ars, Antonello Cracolici, se per caso non ritenesse opportuno togliere ogni appoggio al governo Lombardo dopo l’imputazione coatta del gip di Catania nei confronti del governatore della Sicilia.

Interessati alla cosa, tutt’altro che secondaria,  abbiamo voluto verificare nel blog di questo dirigente politico, la risposta che ci saremmo aspettato. Ma sono passati già ben quattro giorni e non si intravede traccia di un simile sforzo.

E perché l’onorevole Pd dovrebbe fare lo sforzo di chiarire?  Non perché si possano nutrire dubbi sul suo atteggiamento, ma perché un chiarimento rassicurerebbe gli animi e metterebbe a posto la coscienza di molti che stanno in questo partito ad aspettare, non dico una parola di sinistra, ma un semplice cenno di buon senso.

Allo studioso è purtroppo sfuggito un particolare nel formulare la sua domanda. Cioè non si è posto il problema di sapere se quella faccia di bronzo che si trovava a interpellare fosse disposta a profferire parola o no. E il risultato non poteva non essere diverso.

 Del resto enigmatico era già quello che l’onorevole scriveva: “Il Pd sarà coerente con quello che abbiamo sempre detto: di fronte ad un rinvio a giudizio per fatti di mafia, interromperemo il sostegno al governo”. Il discorso sembra inequivocabile. E invece? Non lo è per niente. Infatti il nostro deputato, come un sofista del V secolo avanti Cristo, scrive: “Ma, ripeto, ci toccherà vedere ancora altre puntate prima che la telenovela finisca”. Io non so cosa voi avete capito. Posso dire cosa  ho capito io. E cioè che il necessario chiarimento, se mai arriverà, lo avremo chissà fra quanto tempo. E non è detto che sarà racchiuso tutto in una delle solite formule che il politichese ci ha ormai insegnato. Il silenzio, infatti, è ancora peggiore delle ipocrisie di certa politica. Altro che valutazione del caso.


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