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Seda una rissa, gli staccano l’orecchio!

Da Maurizio Lorenzi

La storia di Lorenzo:seda una rissa, gli staccano l’orecchio

Il poliziotto di Casoria aggredito tra l’indifferenza dei passanti

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22.07.2013. “Un po’ di vita, qualche risata e una scorpacciata di ultraviolenza”. I temi del film Arancia Meccanica sono risuonati sabato 13 luglio sulla strada provinciale 53 a Foggia. Sono le 17.30, quando Monica si accorge dell’aggressione di due uomini a due ragazzi, in auto, con le proprie fidanzate. Lorenzo, il marito di Monica, poliziotto fuori servizio, spinto dal suo senso civico e di dovere professionale, sprezzante del pericolo e incurante della presenza dei figli Ciro e Ottavia, della moglie e della suocera, scende dall’auto e tenta una mediazione, cercando verbalmente di sedare l’aggressione dei due uomini. Sembra essersi tutto calmato, tutti tornano nelle proprie auto, Lorenzo Piccolo e la sua famiglia continuano la loro marcia per consumare i loro giorni di vacanza. E invece no, 20 minuti di “sana ultraviolenza”: Leonardo Ricucci, 26enne incensurato e Leonardo D’Ercole 41 anni con precedenti penali, raggiungono l’utilitaria con a bordo la famiglia, intimandoli di fermarsi. Lorenzo scende, gli chiede di lasciar perdere, che è un poliziotto e che in quel momento ha fatto, benchè fuori servizio, il suo lavoro. Ricucci, il più grosso e giovane dei due, sferra il primo colpo, poi un altro: Lorenzo cade a terra sotto gli occhi della moglie e dei figli spaventati. L’altro, D’Ercole, colpisce il poliziotto, stordito, alla caviglia. Monica scende dall’ auto, chiede aiuto, urla ma non c’è nulla da fare, i due uomini hanno un conto in sospeso con Lorenzo che li ha disturbati provocando l’interruzione della loro “prima”, gratuita, violenza.

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Intanto, Antonio Contente, anche lui di poliziotto di Napoli, di ritorno dalle vacanze con la moglie, sprezzante del pericolo, si accorge delle urla di Monica: si ferma, corre in soccorso alla famiglia, ma non c’è nulla da fare. Antonio mostra il tesserino, dice di essere un agente, ma nulla. Mentre uno dei due lo aggredisce, l’altro, salta addosso a Lorenzo strappandogli un pezzo d’orecchio. Sembra tutto finito, di nuovo. I due agenti perdono sangue, salgono in auto, e con le loro famiglie, ancora sotto choc, si allontanano ma Ricucci e D’Ercole non hanno ancora finito con Lorenzo, forse perché è un poliziotto o forse perché hanno solo sete di “vendetta”. Lo rincorrono, ancora una volta, mentre sta tornando a casa, stanco e impaurito della violenza ricevuta: Lo tamponano, come in quelle scene dei film, ancora una volta gli intimano di fermarsi, non ne hanno abbastanza. Lorenzo tenta una ennesima mossa per salvare sé e la sua famiglia. Ma stavolta l’inspiegabile rabbia dei due è acuita. La loro violenza è più atroce: le auto si fermano, di nuovo, Lorenzo cerca di nascondere Monica e i bambini mettendoli in salvo, ma uno dei uomini è intenzionato a colpire anche loro. Mentre D’Ercole, il più vecchio, si occupa di Lorenzo, scagliandosi su di lui con una pietra, Ricucci insegue la donna con i bambini. Sono scene di paura, sembrano quasi non finire. Ma nel momento in cui a Monica sembra tutto terminato per sé, i suoi figli, suo marito, sua madre, anziana e con problemi di salute impassibile davanti a quell’orrore, l’arrivo dei carabinieri placa l’istinto quasi omicida dei due uomini. Lorenzo viene portato al pronto soccorso, per Ciro e Ottavia, 6 e 12 anni, è stato un terribile momento che dovranno superare insieme al padre e alla madre. Ma cosa resta, adesso, di quel pomeriggio? “Siamo stati vittima di una irrefrenabile voglia di violenza – spiega Monica dalla sua casa di Casoria – I miei figli sono terrorizzati, ancora non dormono. Spero che questa vicenda, anche se impossibile, non si ripercuota sulle loro vite”. In attesa dell’ analisi degli inquirenti, Lorenzo Piccolo ha sporto denuncia sull’accaduto, è a casa in convalescenza, in attesa che tutto torni alla “normalità”. per ora i segni dell’Arancia Meccanica di provincia.

Di Pietro Di Marco, www.retenews24.it

Anche questo accade nel nostro paese. Non dobbiamo scordarcelo mai.

   MaLo


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