Segnalazione

Da Valeriano
Ciao a tutte e a tutti.
Nella nostra casella di posta elettornica è arrivata la seguente segnalazione:
"Buongiorno, scrivo a voi perchè non so come muovermi rispetto a quello che mi è accaduto la settimana scorsa quì a Piacenza. Premetto che sono circa 4 anni che non vivo quì e che non frequento i locali di questa città.
Sabato scorso alcuni miei amici mi consigliano di provare il Circolo Boeri.Dopo aver cenato insieme, io e un mio amico (che di solito esce a Milano) decidiamo quindi di andare al Boeri e ci mettiamo in fila. Arrivati davanti all'entrata la sicurezza ci intima a compilare un documento con i nostri dati per la consegna della tessera.Finito di compilare, ci rechiamo nuovamente davanti all'entrata e a questo punto ci dicono che non è possibile entrare senza aver prima compilato l'iscrizione on-line. Alle 2.30 di notte siamo stati letteralmente mandati a casa sotto gli sguardi attoniti della gente in fila.
Ho aspettato una settimana a scrivervi unicamente perchè solo ieri, dopo essermi lamentata di questa città, aver chiesto in giro e essermi informata su internet (non esiste nessuna iscrizione on-line), ho capito cos'era successo.
Il mio amico è gay sì, e non lo nasconde, quel giorno si era anche messo un po' di matita intorno agli occhi. 
Continuo a sperare in un fraintendimento, ma vorrei un parere su quello che è successo.
Non voglio lasciare che questa storia cada nel dimenticatoio!
Grazie per l'attenzione,

Azzurra Chirico" Se il circolo in questione vorrà ribattere, ed eventualmente dichiarare che non ha alcun problema ad accogliere persone gay visibili e con un po' di matita attorno agli occhi (cosa che ci auguriamo), noi siamo qui pronti a pubblicare la sua risposta.
Detto questo la missiva che ci è arrivata offre molti spunti interessanti.Il primo è che, pur essendo noi a conoscenza di vari casi di discriminazione in questa città, questa è la prima e-mail che abbiamo avuto l'autorizzazione di pubblicare e non arriva dal diretto interessato, ma da una sua amica.E questo sembra confermare che, generalmente, chi rimane vittima di omofobia dalle nostre parti preferisce ancora ingoiare il rospo, lasciar perdere o reagire chiudendosi a riccio. E questo non va affatto bene.Quest'anno la nostra associazione festeggia i suoi primi dieci anni sul territorio, e con un certo rammarico dobbiamo ammettere che la tendenza generale delle persone gay e lesbiche di questa città è ancora molto simile a quella di dieci anni fa: ognuno per sè e dio per tutti. E se ci sono episodi di omofobia e discriminazione, se si vive ancora nella paura di essere scoperti e nei ricatti morali di famiglie intransigenti, la tendenza è comunque quella di non affrontare il problema, preferendo affogare i dispiaceri confidandosi con qualche amico, lasciando perdere Piacenza e concentrando la propria vita sociale in altre città, magari sperando di potersene andare definitivamente il più in fretta possibile.Magari confinando la propria vita gay al solo ambito privato e separandola dalla sua vita di tutti i giorni.Ognuno nella sua vita è libero di fare come meglio crede, ovviamente, ma ci sentiamo di dire che finchè la gente che subisce atti di omofobia continuerà a pensare che "lasciar perdere" o fare finta di niente sia la cosa migliore, magari per paura di peggiorare la sua situazione, le cose non cambieranno.E probabilmente la qualità della sua vita non migliorerà, anche se si illude del contrario ogni volta che "stacca" temporaneamente, vedendosi con la sua comitiva gay o con il suo partner, magari sfogandosi a Milano o altrove (dove peraltro il rischio di subire atti di omofobia c'è comunque). In questa città ci siamo noi (con psicologa e consulto legale, con iniziative culturali il martedì e con un circolo ricreativo il venerdì... Senza contare i progetti che stiamo portando avanti con la rete RE.A.DY.), l'AGEDO, Famiglie Arcobaleno e uno sportello anti discriminazione alla CGIL... Eppure vediamo che da queste parti impera ancora la peggio mentalità provinciale, e tante persone nemmeno provano ad avvicinarsi a noi. E ancora non abbiamo capito in che misura è per la paura di compromettersi e in che misura è per il fatto che la nostra presenza gli ricorda che c'è un mondo reale, al di fuori della bolla più o meno felice in cui si autoconfinano...In ogni caso il risultato che poi un locale si sente libero di allontanare una persona omosessuale senza alcun problema, perchè tanto sa che in questa città gli omosessuali se ne stanno zitti, e soprattutto non reagiscono facendo gruppo.Vorremmo ricordare a chi ha un po' di sale in zucca che lavorare insieme per cambiare le cose è possibile, e che le cose da sole non cambiano. Noi siamo qui, nel caso.

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