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[Segnalazione] Il piano del gatto di Sergio Cova

Creato il 24 febbraio 2015 da Lafenicebook @LaFeniceBook
Anche se lontano, si vede bene l’interno del portavalori. Si vede il pianale lucido di metallo, le pareti blindate e lisce, le piccole aperture protette dalle grate. Si vede ogni cosa. Tranne il denaro. Quello non c’è.

[Segnalazione] Il piano del gatto di Sergio Cova

[Segnalazione] Il piano del gatto di Sergio Cova

Autore: Sergio Cova
Genere: Narrativa romanzo giallo
Pagine: 256 + 4 Prezzo: € 12,80
Uscita: Febbraio 2015

1977. Amerigo Mombelli,per tutti il Gatto, ha un desiderio: abbandonare per sempre i furti negli appartamenti, le rapine ai negozi di pegni e le truffe ai danni degli anziani. Vuole mettere a segno il colpo perfetto, quello che fa cambiare vita una volta per tutte. Sogna una rapina come quella di via Osoppo del 1958 a Milano. Ma senza farsi beccare. Non può fare tutto da solo, però. Ha bisogno di complici fidati che gli diano retta, che lo riconoscano come capo. Valentino Cutuli e Veronica Oliva, per esempio; lui calabrese con una fama che lo precede, lei giovane, bella e un vero fenomeno nel rubare auto.
E poi ci sarebbero i tre ragazzi che frequentano il suo bar. Passano i giorni e le notti a immaginare di arricchirsi senza fatica, senza lavorare. Non sono davvero criminali, ma il Gatto sa che potrà contare su di loro. Mazzola, Ciotti e Motta. Ovvero il Principe, il Rosso e il Monaco. È facile reclutare i primi due. Un po’ meno il terzo. Il Motta è diffidente, con silenzi che parlano più delle parole. Non considera il Gatto all’altezza e sa che non ne verrà fuori niente di buono. Ma non può tirarsi indietro. Forse è la presenza di Veronica, così strana, dura e dolce allo stesso tempo a convincerlo; o forse perché sa di non avere alternative, se vuole lasciarsi alle spalle il passato. Il piano del Gatto è semplice. Bloccare il portavalori prima che inizi la consegna del denaro alle filiali cittadine. Bloccare le vie di fuga con due auto, impossessarsi del bottino, dividersi e scappare in fretta. Sarà un colpo veloce, nessuno si farà male. Diventeranno ricchi, finalmente. Ma basta un niente per cambiare le carte in tavola; bastano due guardie armate, anziché una sola come previsto, a mandare tutto a rotoli. Cutuli muore e gli altri scappano; con i soldi, certo, ma non è la stessa cosa. E la colpa è del Gatto, lui si è eletto capo, lui avrebbe dovuto sapere. Nel capannone abbandonato nel quale si sono dati appuntamento, Veronica lo accusa, vorrebbe vendicarsi; il Monaco è silenzioso e cupo; il Rosso invece vorrebbe la sua parte e dimenticare ogni cosa. Ma il Gatto non ha con sé i soldi. Sono in un posto sicuro, dice. E poi manca anche il Principe che dovrebbe arrivare da lì a poco. E invece arriva la polizia. Li hanno seguiti. Oppure è una soffiata, chi può dirlo. Inutile scappare; devono arrendersi.

1997. Dopo anni, il Monaco rientra a Varese da Parigi, città nella quale si era nascosto. L’avvocato del Principe l’ha rintracciato sulla collina di Montmartre dove vive con i suoi fantasmi: la rapina, il carcere, l’evasione, la latitanza. L’avvocato gli mostra un video; l’ex amico; in punto di morte, confida di non aver chiamato la polizia quel giorno. E giura di non aver preso i dodici miliardi di lire. Sente di doversi aprire per farsi perdonare, dice. Il Monaco vorrebbe lasciarsi tutto alle spalle. Dimenticare. Ma quel denaro lo attira di nuovo. Deve indagare. E inizia dal Principe, perché, comunque, lui non si fida di nessuno. Il Principe è diventato famoso; la ricchezza se l’è creata con operazioni immobiliari poco chiare, espropri e intrighi con la politica. Ora le cose però non vanno bene e la morte gli ha impedito di vedere l’impero crollare sotto i debiti. Il Gatto, l’altro che avrebbe potuto conoscere la verità sul bottino, non ha fatto una fine migliore. Ucciso. Pugnalato nelle docce del carcere. Anche se il tumore al cervello non gli avrebbe comunque allungato la vita. Lui che sognava di diventare ricco, è morto solo. Ha lasciato il bar così com’era nel 1977 e alcuni quadri dipinti in prigione. Il Monaco ritrova anche il Rosso. Lui sì che riuscito a rifarsi una vita. Anche se gli è costato il matrimonio. Si accontenta di poco; fa il panettiere ed è felice di rendersi utile. Non vuole più saperne della rapina o del denaro. Al contrario della figlia. Adele si unisce al Monaco. Crede che i miliardi che hanno allontanato i genitori possano riunirli. Ci spera almeno. È giovane, irrequieta, impaziente. E anche gelosa e diffidente quando Veronica riappare nella vita dell'ex rapinatore.  Veronica. Anche lei vuole i soldi della rapina. Li ha sempre cercati, dal giorno in cui è uscita di prigione. È diventata persino l’amante del Principe. Ma quando ha capito che lui non sapeva niente, ha passato ogni attimo del suo tempo dal Gatto, nel parlatorio del carcere. Inutilmente. Il Monaco non la riconosce; è così diversa dal ricordo che si è portato dentro negli anni. Ma non le dice di no. La soluzione, forse, è proprio nei quadri dipinti in prigione dal Gatto. Il Monaco lo dice a Veronica. Ci sono gli incroci delle strade, le auto rubate, un blindato che sembra quello della Banca d’Italia. E poi ville liberty e giardini nei quali possono essere nascosti i soldi. Ma esiste anche un altro dipinto: il ritratto di un flipper, quello del bar del Gatto e sul quale il Rosso ci passava le ore. Ci sono numeri e lettere assenti nell’originale. Il Monaco intuisce che è lì il messaggio cifrato per arrivare ai soldi. Ma lui non si fida di nessuno, neanche di Veronica. Di Adele sì, però. E insieme seguono il messaggio del quadro e vanno verso i dodici miliardi. Il Monaco però non può fuggire senza mettere in allerta Veronica. Così accompagna anche lei al nascondiglio, il loculo di un cimitero, e le spiega la sua intuizione. È solo un’ipotesi, dice. Ma Veronica sa che ha visto giusto. E lo sa anche il Principe che appare dal nulla, all’improvviso. Non era in fin di vita, confessa. Voleva il bottino per scappare mentre tutti lo credono morto. Sapeva che l'amico ce l’avrebbe fatta. Per questo l’ha contattato e l’ha fatto tornare. Ma ancora una volta basta un niente per cambiare le carte in tavola. Veronica collabora con la polizia, ora; i suoi colleghi arrivano in tempo per la disperazione del Principe. Lo arrestano per tentato omicidio e per una lunga serie di reati. E i soldi? Nel loculo non ci sono e tutti credono che il Monaco si sia sbagliato. D'altronde non era facile ritrovarli dopo vent’anni.
Epilogo.2003, Bacalar, laguna orientale del Messico. Il Monaco ha saldato il suo debito con la giustizia italiana per l'evasione dal carcere nel 1979 e si è trasferito in una zona sperduta di fronte ai Caraibi. Ha raggiunto Adele, il Rosso e sua moglie Marta, fuggiti di nascosto la notte in cui la polizia è intervenuta al cimitero arrestando il Monaco e il Principe. La notte in cui tutti si sono convinti che il bottino della rapina del secolo, così come è stata definita, è perso per sempre. Non immaginano nemmeno che il Monaco e Adele, quel bottino, l'avevano già fatto sparire la sera precedente e che la ragazza, seguendo gli ordini del compagno, aveva preso il primo volo assieme ai genitori per il Messico. Il Monaco ha sacrificato sei anni ma non ha rimpianti. I soldi, per una volta, hanno unito due persone, anziché dividerle. E lui ha scoperto di non essere solo come credeva. Ha una nuova famiglia e la sua parte di denaro.
[Segnalazione] Il piano del gatto di Sergio CovaSergio Cova è nato a Varese nel 1978. Ha pubblicato due romanzi gialli, Tutti colpevoli (2011) e Una via d'uscita (2013). Il suo racconto Ventitré, vincitore del premio NebbiaGialla 2013, è stato pubblicato sul n. 3100 del Giallo Mondadori.


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