Descrizione: Evelyn Spencer, brillante studentessa dell'università di Dartmouth, ha un problema di concentrazione a letto.
Con il suo ragazzo Jake la passione non manca, ma per quanto impegno ci metta, Evelyn non riesce mai a raggiungere il culmine del piacere.
Persino da sola ha delle difficoltà, ma la sua vita raggiungerà una svolta quando si deciderà a comprare un sex toy con il quale riuscirà a trovare la pace dei sensi.
A un certo punto, però, anche quello non basta più. Perché a Evelyn manca il contatto umano, il calore di un ragazzo che si sdrai al suo fianco dopo una notte d'amore. E l'unico che sembra sapere cosa lei voglia è Lester McHall. Lo stesso Lester McHall che le ha fatto passare anni d'inferno al liceo prendendosi gioco dei suoi sentimenti e diventando il suo bullo personale. Per quanto la curiosità di Evelyn sia forte, non ha alcuna intenzione di finire in fondo alla lista delle sue conquiste di una notte, perché lei non è quel genere di ragazza. Eppure, quando una sera decide di cogliere l'attimo, non riesce a pentirsene.
Perché Lester sa esattamente cosa le piace...
"So cosa ti piace" è un romanzo new adult, che spera di far sorridere con la sua ironia ed emozionare con la passione e il romanticismo che lo caratterizzano. Non vi resta che leggerlo! L'autrice:
Susanna Scandella è nata a Como nel 1990, ha ventiquattro anni ed è mamma di una splendida bambina. Ha studiato Ragioneria e ha lavorato per tre anni in uno studio professionale. Ha sempre avuto la passione per la lettura e quando ha deciso di provare a scrivere ha trovato finalmente la strada dei suoi sogni, potendo fare ciò che ama di più rimanendo accanto a sua figlia.
Un estratto: Ero quasi arrivata alla mia aula, quando Lester mi raggiunse. Non sapevo che anche lui fosse nella mia stessa classe. Mi camminava accanto, senza dire niente. Sembrava stesse ragionando su qualcosa e la curiosità di conoscere i suoi pensieri era davvero alta. Con quel ragazzo rischiavo di impazzire. Prima di entrare in aula si fermò e mi sentii quasi costretta a bloccarmi anche io. «Non vieni?», domandai ingenuamente. Lui osservò la porta di legno, come se si fosse reso conto solo in quel momento dove si trovasse. «Non ho lezione adesso». Ah. «E cosa ci fai qui?». Mi scrutò con un’espressione assorta. Sembrava su un altro pianeta. «Non capisco. Esci con Danny Rowitz? Sai quanto è scemo quella sottospecie di ragazzo?». Ero sorpresa e allibita. E anche un po’ oltraggiata, sì. Chi si credeva di essere per dirmi con chi potessi uscire? «Sottospecie di ragazzo? Adesso ti eleggi a giudice? A me è sembrato molto simpatico», deglutii sperando che non si accorgesse del mio tentennamento. La storia della riga sulla macchina me l’aveva fatto inquadrare esattamente come lo aveva dipinto Lester. Ma non c’era alcun bisogno che lui venisse a saperlo. «Ah, ti piace quel tipo di ragazzo quindi?», mi si parò davanti e me lo ritrovai a pochi centimetri dal mio corpo. Il cuore iniziò a battermi più veloce, contro ogni mio sforzo per mantenerlo tranquillo. Più rimanevo nelle sue vicinanze e respiravo il suo profumo, più rischiavo di avere un infarto. «Sei davvero così presuntuoso da credere di sapere ciò che mi piace e ciò di cui ho bisogno?». A quel punto anche io mi stavo inconsciamente avvicinando al suo viso e mentre i nostri sguardi erano legati, il mio respiro si fece più concitato. Mi stavo arrabbiando. Ed eccitando. Da morire. Il che per me sarebbe stato un problema se non fossi riuscita a sfogare le mie emozioni, come al solito. «Non è presunzione, la mia è semplice obiettività. Io so cosa ti piace». La sua bocca era a pochi centimetri dalla mia. «Come puoi saperlo?» «Perché sono bravo Evelyn. Lo sono davvero». A quel punto i nostri corpi si stavano quasi per toccare e io ero propensa a dare una botta in testa alla mia vocina, che urlava di scappare da Lester McHall, lo sciupafemmine, e lasciarmi trasportare dalle sue parole. Ero talmente su di giri che gli avrei permesso di dimostrarmi mille volte le sue teorie. «Quando vorrai uscire con qualcuno che ti capisca sul serio, vieni da me». Si allontanò spezzando l’incantesimo e interrompendo bruscamente tutti i pensieri sconvenienti degli ultimi due minuti. Lo guardai attraversare il corridoio con ancora le sue parole nella testa. Ma la mia mente era di nuovo sotto controllo, perciò entrai in classe sedendomi al mio solito posto con tranquillità. Peccato non fossi ancora riuscita a tenere a bada il mio corpo perché i fremiti di aspettativa furono dolorosi da mettere a tacere nell’ora successiva. Lester McHall mi stava entrando dentro. E non nel senso letterale del termine. La faccenda più preoccupante era che non sapevo se ne fossi contenta o disperata.