Questo mese Giovane Holden Edizioni ha portato in libreria “La settima figlia”, un romanzo storico con cui l’autrice Angela Garrè ci accompagna nella terra d’Egitto alla scoperta di una storia d’amore rimasta sepolta nel tempo. Vi lascio con la scheda del libro e, di seguito, la mia recensione.
Angela Garrè
La settima figlia
Casa editrice: Giovane Holden Edizioni Pag. 104 - 15,00 euro isbn: 978-88-6396-264-2
L’antico Egitto rivive nel mistero della figlia di Akhenaten.
Durante una campagna di scavo nella Valle dei Re, il professor Moore e l’affascinante dottoressa Hassan si imbattono in una sepoltura davvero insolita: all’interno di una camera funeraria del tutto priva di decorazioni, un sarcofago senza mummia rivela un gruppo di antichi papiri. Violenti colpi di scalpello hanno cancellato millenni fa il nome del defunto che avrebbe dovuto trovarsi lì dentro e se davvero i pochi reperti rinvenuti riconducono alla famiglia reale di Akhenaten, ecco che inizia a svelarsi agli occhi dei ricercatori uno dei più grandi misteri dell’egittologia. Angela Garrè ricostruisce attraverso una vicenda di fantasia una delle pagine più affascinanti della storia dell’antico Egitto: il momento di massimo splendore della dinastia atoniana e l’inizio della crisi che condannerà il faraone eretico alla sconfitta del proprio sogno politico e religioso. Incastonata come un gioiello dentro la vicenda attuale che condurrà alla straordinaria scoperta archeologica, la storia d’amore tra due ragazzi di quel tempo antico ci riporta sulle rive del Nilo presso la grandiosa Amarna, nuova capitale del regno. Lei è la principessa, bella e sensuale come la madre Nefertiti; lui è un giovane sacerdote del faraone. Il loro amore impossibile ma eterno troverà compimento soltanto oggi, tra le teche di un museo.
Angela Garrè è nata il 26/2/1964 a Viareggio, dove risiede tutt’oggi. È docente di lettere presso la scuola media “Pellegrini” a Massarosa e dottoranda in egittologia del Dipartimento di Orientalistica all’Università degli Studi di Pisa. Le sue passioni sono l’Egitto, la lettura e lo shopping. Nel 2011 ha esordito con il romanzo Gocce di colonia, edito da Giovane Holden Edizioni.
La Valle dei Re
Quando ho letto la trama di “La settima figlia” mi è subito tornata in mente “La figlia del mattino” di Pauline Gedge, l’appassionante romanzo storico su Hatshepsut - l’unica donna diventata Faraone - con la sua suggestiva ambientazione, così, presa da un moto di nostalgia per la calda e affascinante terra dei Faraoni, mi sono avvicinata molto volentieri alla lettura di questa nuova figlia d’Egitto frutto della fantasia di Angela Garrè.Ci troviamo nella Valle dei Re, a ovest dell’antica Tebe, dove il motivato e fiducioso archeologo Daniel Moore, presto affiancato dalla scettica e bellissima ricercatrice universitaria Halima Hassan, sta guidando gli scavi per riportare alla luce una tomba che sembrerebbe appartenere alla dinastia di Akhenaten, il Faraone eretico che regnò nel 1300 a.C. Le ricerche portano al ritrovamento di antichi documenti che testimoniano l’esistenza di una settima figlia di Akhenaten e della sua sposa Nefertiti, una giovane di nome Mereret, cancellata dalla storia egizia a causa del suo contrastato amore per Tanis, il sacerdote lettore di corte. Insieme a Daniel e Halima facciamo un tuffo nel passato per scoprire le vicende dei due innamorati osteggiati da tutti tranne che da Nofret, l’amorevole e fidata nutrice della ragazza. Tanis e Mereret non sono gli unici a soffrire per i rigidi divieti del Faraone, presto anche il popolo egizio dà segni di malcontento per l’imposizione del monoteismo, che con il culto di Aten (disco solare) soverchia tutte le antiche tradizioni religiose. Gli antichi papiri, pur svelando l’esistenza e il destino della giovane coppia, fanno emergere un nuovo mistero che porterà i nostri archeologi a imbarcarsi con entusiasmo in una nuova ricerca.
A differenza della protagonista del romanzo della Gedge, la principessa Mereret è un personaggio inventato. Angela Garrè imbastisce una storia accattivante in cui personaggi veri e fittizi si muovono sullo sfondo di un regno realmente esistito. Con le sue minuziose ma scorrevoli descrizioni l’autrice ci svela il simbolismo che si cela dietro forme, colori, usanze e riti egiziani; così assistiamo alle fasi di allestimento delle tombe reali, ai riti per la preparazione dei corpi dei defunti e per la protezione delle loro anime, all’attaccamento del popolo per i tradizionali culti religiosi. La caratterizzazione dei personaggi avrebbe potuto essere più approfondita, ottenendo così un maggior coinvolgimento emotivo da parte del lettore, tuttavia essi suscitano una certa empatia e l’interesse per lo sviluppo e l’esito delle loro vicende rimane sempre alto. Una lettura consigliata per riscoprire il fascino dell’Egitto e arricchire la nostra conoscenza su usi e costumi senza rinunciare a un pizzico di sano romanticismo.
Voto: 3 mele e un torsolo.