Italia, 1972
11 minuti
Abbagliante e metamorfico cortometraggio partorito "dall'alieno" Brocani, ambientato in un futuro distopico che descrive un mutamento in atto. Una voce radio, diffonde apocalittici segnali, appunto, annunciando la progressiva decadenza (fisica e morale) del pianeta Terra e dei suoi abitanti, destinati a perdere la loro individuale conformazione per divenire altro che ombre inconsistenti sul suolo di un paesaggio smarrito e infecondo, composto di sole reliquie (come i resti di un vecchio passeggino arenato sugli scogli), a simbolo di una vita oramai estinta.
Concettualmente simile al capolavoro "cinefotografico" di Chris Marker, La Jetée (1962), il corto di Brocani è costituito da materiale già utilizzato in lavori precedenti, alternato alle suggestive e ravvolte fotografie di Michelangelo Giuliani. Scatti surreali e destabilizzanti, attraverso i quali (specialmente nella seconda parte) la forma si deforma; i corpi si scompongono della loro sostanza, del loro essere corpi, avvalorando così il testo espresso dalla voce narrante fuori campo: "Quando si avvicina la fine, non restano più immagini del ricordo; restano solo parole".
Lo si può vedere qui
Ieri, la radio ha parlato per l'ultima volta del diagramma, della sua indecifrabilità. Il pianeta, anche stamane, ha aumentato senza preavviso la sua gravità.
I miei piedi si staccano a fatica dal suolo. Resterò in attesa; non mi importa più di capire, di conoscere la causa. Mi accorgo che c'è in me una sensazione di grande estraneità, che cresce vertiginosamente, istante dopo istante.
Niente più luna se la Terra sparisce. Le stelle, mai più nessuno potrà guardarle.
Il cielo ora, è rosso; rosso come un sudario di fuoco, e di sangue. Ora mi è impossibile guardare in alto, il sole ruota in un tremore lattescente; pare voglia esplodere.
C'è troppa luce. C'è un lieve fumo nell'aria, a testimonianza dell'evento. Le brezze lo disperdono, ma la luce eccessiva, rimane ancora.
Distopie figurative. Trasfigurazioni del corpo.
Quando si avvicina la fine, non restano più immagini del ricordo; restano solo parole.
Non è da stupire, che il tempo abbia confuso quelle che un giorno mi rappresentarono, con quelle che furono simboli della sorte che mi accompagnò per tanti secoli.
Esiste un fiume le cui acque danno l'immortalità, e in qualche regione vi sarà un altro fiume, le cui acque la tolgono. Il numero dei fiumi non è infinito, un viaggiatore che percorre la terra finirà, un giorno, con l'aver bevuto da tutti.