Sono molto preoccupato. Moltissimo. I segnali di tensione sociale sono enormi e, purtroppo, sottovalutati. La crisi che stiamo vivendo non è soltanto economica ma anche e soprattutto morale e civile. Stanno crollando i valori e le fondamenta della nostra società. Le soluzioni che si stanno cercando di adottare sono a malapena sufficienti a compensare i problemi sul piano economico. Quelli di ordine sociale, civile e morale sono del tutto ignorati. La politica e tutta la classe dirigente sta dimostrando tutta la sua inadeguatezza. Le divaricazioni sociali si allargano ogni giorno di più e vediamo le categorie perdere completamente il senso della solidarietà sociale e dell’opportunità delle scelte. L’impoverimento delle classi più deboli corrisponde all’arricchimento di quelle più forti e arroganti, il tutto correndo il rapido declivio dell’imbarbarimento culturale e civile.
Temo un ritorno al clima degli anni di piombo. L’esasperazione è palpabile, molto più che allora. L’idea della soluzione violenta si sta facendo spazio ovunque e sembra diventare accettabile, ineluttabile, unica. Non esistono, però, più gli ideali e le ideologie e questo funge da aggravante. Qualora dovessero nascere, come temo, pulsioni violente e insurrezionali non si avrebbe il vantaggio, che invece esisteva negli anni di piombo, di conoscere il ragionamento che muove le azioni dei violenti. Non sarebbe una “guerra” contro lo Stato e viceversa come fu allora ma una “guerriglia” fatta di tanti gruppi slegati e difficili da comprendere sul piano dei principi e delle azioni che ne conseguono.
Per scongiurare questo pericolo occorre una drastica inversione di tendenza da parte dell’intera classe dirigente, non solo della politica. Da quello che vediamo, però, i segnali vanno in tutt’altra direzione.
Luca Craia